Ridurre l’utilizzo delle banconote e avvicinare la popolazione al mondo dei pagamenti digitali è uno dei principali obiettivi anche dell’attuale esecutivo che a più riprese ha sottolineato di voler puntare fortemente sulla lotta all’evasione fiscale. A tal fine è stato predisposto il cosiddetto “Piano Italia Cashless” che prevede una serie di misure che dovrebbero spingere sia i cittadini che i commercianti a preferire i pagamenti elettronici.
È utile analizzare come tutti questi strumenti si incastrino tra loro, per valutarne i possibili effetti sull’ecosistema.
Il “Piano Italia Cashless”
Il Piano Italia Cashless contiene infatti azioni di varia natura che si muovono in una duplice direzione: da un lato prevede misure di incoraggiamento nei confronti dei consumatori all’utilizzo delle carte e di qualsiasi altro strumento di pagamento digitale, mentre dall’altro delinea interventi per gli operatori del commercio, dei servizi e dei trasporti e per il mondo delle professioni così da provare a favorire e incentivare l’adozione di pagamenti digitali. Tra le misure attualmente in vigore e quelle che dovrebbero subentrare nei prossimi mesi, oltre alla graduale limitazione all’utilizzo del contante a 2000 euro (che diventeranno 1000 da gennaio 2022), ci sono: la lotteria degli scontrini, il credito di imposta sulle commissioni addebitate (per esercenti e professionisti), la possibilità di detrarre dalle tasse il 19% delle spese effettuate con strumenti tracciabili, il cashback e il supercashback.
Arriva il cashback
Lo strumento che forse più di tutti ha le potenzialità per far cambiare le abitudini degli italiani è il cosiddetto cashback (letteralmente “soldi indietro”). Questa pratica, già utilizzata da alcuni operatori privati del fintech, prevede che l’utilizzatore dello strumento elettronico riceva per ogni transazione effettuata un rimborso equivalente a una piccola percentuale di quanto speso. Secondo quanto annunciato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, la misura entrerà in vigore dal 1° dicembre e prevederà, per chi rispetta gli obiettivi, un recupero del 10% delle spese fino a 1.500 euro per semestre. Il bonus ottenuto sarà quindi di 300 euro l’anno, ovvero 150 euro ogni 6 mesi. Anche se i dettagli non sono ancora ufficiali le caratteristiche per accedere al beneficio dovrebbero essere due: il raggiungimento dei 1.500 euro spesi tramite mezzi elettronici (le spese online sono escluse) nel semestre e un minimo di 50 operazioni effettuate. Particolarmente interessante è il fatto che le operazioni avranno un tetto di valore massimo di 150 euro, quindi gli acquisti di valore superiore parteciperanno al cumulo finale dei 1.500 euro solo per quella quota.
Oltre a questa misura dal 1° gennaio prenderà il via anche l’operazione supercashback che prevede un premio di 3.000 euro per i primi 100.000 cittadini che effettueranno il maggior numero di transazioni tramite strumenti elettronici in un anno. L’intenzione in questo caso è quella di spingere gli individui a utilizzare i pagamenti elettronici nel maggior numero possibile di transazioni anche, se non soprattutto, nelle operazioni di scarso valore economico.
Il calcolo delle spese valide a ricevere il cashback e il super cashback non sarà automatico ma saranno i cittadini che su base volontaria dovranno decidere se partecipare all’operazione. Per partecipare sarà necessario, utilizzando l’app “IO”, associare al proprio codice fiscale uno o più strumenti di pagamento elettronici e indicare l’Iban su cui si vuole ricevere il rimborso.
Gli strumenti di pagamento elettronico in circolazione
Gli strumenti attualmente in uso possono essere ricondotti a due categorie generali, ovvero i “Sistemi di pagamento elettronici tradizionali” e i “New Digital Payments”. Dei sistemi tradizionali fanno parte le carte di credito e di debito con pagamento tramite POS, i bonifici bancari effettuati presso le filiali e i trasferimenti di valuta operati presso negozi fisici. I New Digital Payments racchiudono invece tutti i nuovi strumenti di pagamento che si sono sviluppati soprattutto grazie alla crescita dell’e-commerce e alla diffusione capillare degli smartphone e si dividono a loro volta in tre categorie: Mobile Payments, Electronic Payments e Contactless Payments.
Nei Mobile Payments rientrano tutte le tipologie di pagamento che utilizzano dispositivi mobili, come smartphone, tablet e smartwatch, per poter acquistare o vendere beni e servizi, abilitando trasferimenti di moneta elettronica tramite una rete di telecomunicazione mobile. Fanno parte di questa categoria sia gli acquisti a distanza (Mobile remote payment), sia il pagamento di prossimità (Mobile proximity payment). Questi ultimi si basano principalmente sul NFC (Near Field Communication), una tecnologia che permette una comunicazione bidirezionale tra Initiator e Target (ovvero chi esegue la connessione e chi la riceve) quando questi vengono accostati in un raggio di 4 centimetri.
Per Electronic Payments intendiamo tutti i sistemi che permettono di effettuare pagamenti da remoto sui portali di e-commerce. In questo tipo di operazioni possiamo inviare le nostre informazioni di pagamento (ad esempio il numero di carta di credito) direttamente al venditore oppure utilizzare i cosiddetti e-wallet (o portafogli elettronici). Questi sistemi si pongono da intermediario tra il cliente e il venditore permettendo a chi acquista di effettuare la transazione più velocemente senza dover inserire le proprie informazioni ad ogni operazione. Di questa categoria fanno parte sia portali specializzati come PayPal o Satispay, sia servizi offerti da giganti della tecnologia come Apple Pay e Google Pay.
I Contactless Payment sono tutti quei sistemi di pagamento che utilizzano particolari strumenti elettronici forniti di una particolare tecnologia chiamata RFID (Radio Frequency Identification) in grado di effettuare il pagamento senza utilizzare contatto diretto o inserimento. Pur se ricondotti per classificazione a tre categorie differenti molto spesso i New Digital Payments risultano ibridi, ovvero sono dotati di caratteristiche appartenenti a tutte le categorie elencate.
Gli effetti dell’operazione cashback
Secondo le ultime stime effettuate dalla Community Cashless Society, se l’Italia si allineasse alla media europea del numero di pagamenti digitali pro capite (secondo l’Osservatorio Innovative Payments è al 24esimo posto), si potrebbe recuperare IVA per 12,5 miliardi di euro. Il nostro Paese, infatti, con circa 33,5 miliardi di IVA evasa, è maglia nera in Europa per VAT Gap.
Un maggiore utilizzo dei sistemi di pagamento elettronico potrebbe inoltre favorire la nascita nel nostro Paese di una filiera industriale dei pagamenti tecnologici utile ad attrarre investimenti e start-up fintech. A tal proposito bisogna ricordare che grazie alla fusione di Nexi e SIA l’Italia ospiterà uno dei campioni europei dei pagamenti elettronici. Il mercato del fintech ha raccolto lo scorso anno 34,5 miliardi di dollari di investimenti a livello globale ed è cresciuto del 19,5% nell’ultimo quinquennio.
Il ruolo pagamenti elettronici nella lotta all’evasione fiscale
Le misure contenute nel Piano Italia Cashless sono quindi l’arma principale scelta dal Governo nella lotta all’evasione fiscale. La tracciabilità delle transazioni monetarie garantita dai sistemi elettronici di pagamento infatti, oltre che rappresentare un importante deterrente, garantisce alle autorità una maggiore facilità nella fase di controllo.
Un esempio di successo di lotta all’evasione fiscale condotta tramite la digitalizzazione dei pagamenti è quello della Svezia. Per stimolare i cittadini a utilizzare sistemi di pagamento elettronico, il governo ha permesso alle imprese di rifiutare pagamenti in contanti. La Banca di Svezia ha inoltre sviluppato un’applicazione per permettere ai privati di scambiarsi somme di denaro ed effettuare pagamenti in modo semplice e veloce. Per effetto di queste misure i pagamenti pro-capite dei cittadini svedesi sono aumentati del 9% rispetto al 2015, arrivando a 317 euro l’anno. Questo ha portato nel 2019 il Paese scandinavo a passare dall’avere un gap IVA del 3% nel 2015 a incassare nel 2018 l’1% di IVA in più rispetto a quella potenziale, nonostante un’aliquota al 25%.
Lo stato dei pagamenti digitali in Italia
Secondo l’ultima rilevazione dell’Osservatorio Innovative Payments, lo scorso anno i pagamenti digitali in Italia hanno continuato la loro crescita esponenziale arrivando a toccare quota 270 miliardi di euro, l’11% in più rispetto al 2018. A crescere è anche il numero di transazioni effettuate, che raggiungono quota 5 miliardi (+17%), mentre cala leggermente lo scontrino medio, che si attesta nell’anno sui 54 euro, questo principalmente per effetto di un maggior numero di transazioni di valore contenuto che tradizionalmente venivano effettuate utilizzando il contante (ad esempio l’acquisto di un caffè). Nonostante l’importante tasso di crescita, l’Italia resta ancora molto indietro rispetto ai best performer europei come Danimarca, Svezia e Finlandia che viaggiano a oltre 300 transazioni digitali pro capite all’anno.
Gli strumenti di pagamento elettronico più utilizzati dagli italiani
Tra gli strumenti di pagamento digitale utilizzati dagli italiani quelli che hanno fatto registrare la crescita più importante ci sono i sistemi contactless che nel corso del 2019 hanno transato circa 63 miliardi di euro, il 56% in più rispetto all’anno precedente. I POS abilitati ai pagamenti senza contatto nel nostro Paese hanno raggiunto quota 1,9 milioni (il 90% del totale) mentre le carte dotate di questa tecnologia sono circa 80 milioni (il 70% di quelle in circolazione).
Cresce anche l’utilizzo dei sistemi di digital payments sui portali di e-commerce: lo scorso anno i pagamenti effettuati nei negozi digitali hanno raggiunto quota 30,3 miliardi, in crescita del 15% rispetto al 2018.
In forte crescita risulta anche la quota di utenti che acquista utilizzando gli Innovative Payments (pagamenti tramite smartphone, wearable, smart objects e free to device): il transato tramite questi strumenti ha raggiunto nel 2019 quota 3,1 miliardi. Particolarmente apprezzata dagli utenti è stata la possibilità di pagare tramite smartphone nei negozi fisici grazie alla tecnologia NFC. Il valore delle transazioni di questo tipo è infatti cresciuto del 244% rispetto all’anno precedente arrivando a toccare quota 1,83 miliardi di euro transati e coinvolgendo circa 58 milioni di transazioni. Interessante è anche il dato sui dispositivi wearable che, seppur lentamente, stanno prendendo piede nel nostro Paese. Le transazioni tramite smartwatch e affini nel 2019 sono state infatti 2,2 milioni, per un giro di affari di circa 70 milioni di euro.