I Comuni stanno lavorando all’implementazione di PagoPA, ma moltissimi devono ancora scegliere la tecnologia da adottare. Il sistema, da un punto di vista normativo e di piattaforma tecnologica nazionale, è pronto e maturo e il livello di consapevolezza dei Comuni nei confronti di PagoPA è cresciuto molto, anche se i Comuni, pur interessati alle funzionalità più avanzate trascurano l’importanza di azioni di comunicazione al cittadino. Quanto alle criticità, sono le stesse dell’anno passato, essenzialmente di tipo organizzativo-gestionale, mentre i costi non sono così rilevanti. Resta, insomma, da completare l’implementazione ma il progetto Paese è invariabilmente avviato.
La ricerca dell’Osservatorio eGovernment
L’Osservatorio eGovernment si occupa da 7 anni di monitorare i trend relativi ai pagamenti digitali alla PA e, dal 2013, di PagoPA. Quest’anno la ricerca è stata strutturata in sinergia con il Team per la trasformazione digitale, per monitorare i trend di adozione e le modalità attuazione del progetto nazionale del Nodo dei Pagamenti.
La survey è stata inviata a tutti i Comuni italiani l’8 gennaio ed è stata aperta fino al 7 marzo, raccogliendo le risposte di quasi 500 Enti. Questo non è un campione statisticamente rappresentativo, ma l’indagine ha uno scopo conoscitivo e infatti ci ha restituito un quadro ricco di spunti di riflessione. Il campione d’indagine è costituito per la gran parte da rispondenti dal nord Italia (70%) e di piccola dimensione (82% ha meno di 15.000 abitanti).
In breve, ecco il confronto rispetto alla ricerca del 2017:
- la conoscenza di pagoPA è finalmente completa: il 100% dei rispondenti è consapevole dell’esistenza di pagoPA; dal 2015 ad oggi, nel giro di 3 anni, siamo passati dal 33% di enti a conoscenza di pagoPA, al 100%.
- con un incremento del 20% in un anno, è stato raggiunto il 78% di aderenti;
- sono raddoppiati gli Enti che hanno identificato almeno un servizio da attivare (a quota 63%);
- quasi la metà, il 46%, ha già adottato una soluzione tecnologica.
Il numero degli enti non ancora aderenti (il 22%) è ancora rilevante, ma ricordiamo che l’anno scorso era il doppio (59% di adesioni) e nel 2015 non c’era nessun aderente.
Tra quelli che hanno aderito, solo il 5% lo ha fatto in autonomia (tipicamente Comuni di grande dimensione), il resto ha scelto equamente un soggetto pubblico – cioè un intermediario tecnologico – oppure privato – cioè un partner tecnologico – per connettersi al Nodo.
Quali sono state le criticità percepite dagli Enti che non hanno ancora aderito? Al primo posto troviamo la riorganizzazione degli uffici o dei processi (58%), poi la formazione al personale della ragioneria (41%), i costi di adeguamento del software e la formazione agli altri settori (entrambi 38%). Clusterizzando le criticità espresse, spiccano quelle di carattere organizzativo-gestionali (57%), molto più indietro quelle tecniche-tecnologiche (24%) e finanziarie (19%).
Le criticità riscontrate dagli enti
Ponendo la stessa domanda agli enti che hanno già aderito, che quindi stanno affrontando l’operatività del progetto pagoPA, ritroviamo ai primi 4 posti le stesse criticità, ma il podio è tutto di carattere organizzativo-gestionale: formazione al personale e riorganizzazione; i costi scendono di importanza (15% nel complesso) pur rimarcando la voce di adeguamento software; aumentano le difficoltà tecniche-tecnologiche (dal 24 al 34%). Tra queste ultime, salgono molto di posizione le criticità legate alla coesistenza di canali tradizionali accanto a pagoPA e la mancanza di un sistema di riconciliazione automatica dei pagamenti.
Venendo all’attivazione, l’81% degli enti aderenti dichiara di aver identificato i servizi di pagamento da attivare, con un incremento del 29% rispetto al 2017. La scelta dei servizi è il primo passaggio fondamentale che un Comune deve affrontare nel progetto di dispiegamento di pagoPA, e la ricerca mostra che la maggior parte degli Enti lo ha fatto ed è pronto per l’implementazione.
Come sono stati scelti i servizi
Secondo quali criteri sono stati scelti i servizi? Il primo driver di scelta, come l’anno scorso, è la semplicità di implementazione (31%). Al secondo posto, con il 21% abbiamo la numerosità delle transazioni annue, un driver che quest’anno ha acquisito l’importanza che merita, rispetto al 2017 in cui era solo il 10%. Seguono, con percentuali tra il 13 e il 10%, la preesistenza di servizi di pagamento on line, le offerte ricevute dagli operatori e i costi necessari all’attivazione. Pochissimi (6-7%) hanno scelto in base ai servizi che presentano maggiori problematiche di gestione o in base ai risparmi conseguibili sui costi di gestione. Questo potrebbe essere indicativo del fatto che i Comuni non percepiscono, in prospettiva, quali sono i benefici conseguibili grazie a pagoPA.
Quali servizi hanno scelto di attivare i Comuni? Più o meno, le aree elette sono le stesse dell’anno scorso e ai primi posti troviamo ancora i servizi scolastici, scelti da ben metà dei Comuni oggetto di indagine, poi le multe e l’edilizia. I tributi hanno avuto un incremento maggiore rispetto agli altri e sono saliti di posizione. Sono scelti da circa 1 Comune su 3 anche i servizi cimiteriali (in genere luci votive), COSAP e utilizzo locali comunali. Il dato di insieme più importante è che su tutti i servizi si è avuto un incremento, in media del 22%, segno che aumenta il numero di aree nelle quali il cittadino può utilizzare pagoPA.
Abbiamo chiesto ai Comuni se la soluzione tecnologica adottata offrisse funzionalità avanzate al di là della gestione del singolo pagamento. Innanzitutto, è emerso che il 34% degli Enti non ha ancora adottato una soluzione, come anticipato nei dati di sintesi. Tra le soluzioni adottate, il 45% si limita a suddividere i flussi di rendicontazione cumulati che arrivano dal Nodo in singoli IUV e solo il 22% esegue la riconciliazione automatica dei pagamenti. Il 18% consente di fare estrazioni e analisi su dati aggregati; l’11% consente di integrare i pagamenti extra nodo, solo il 4% ha funzionalità avanzate per la quadratura contabile. Questi dati ci dicono che le soluzioni attualmente in uso hanno ampi margini di miglioramento, margini coerenti con le criticità evidenziate dagli Enti aderenti (coesistenza di canali tradizionali accanto a pagoPA e mancanza di un sistema di riconciliazione automatica dei pagamenti).
I modelli da pagamento attivati
Veniamo ai modelli di pagamento attivati. In generale, il modello 3 è stato già attivato dal 43% dei Comuni, il modello 2 dal 19%, il modello 1 dal 67%. La preponderanza del modello 1 può essere spiegata da una maggiore facilità di implementazione rispetto al 3, che comunque è largamente già presente. Il modello 2 è ancora poco diffuso, anche perché è stato reso tecnicamente disponibile dai PSP in un tempo successivo.
Abbiamo chiesto ai Comuni già attivi se avessero compiuto azioni di comunicazione per promuovere pagoPA. Il dato preoccupante è che il 53% ha risposto di non aver compiuto alcuna azione di comunicazione. Il 28% si è limitato ad azioni per far conoscere pagoPA (creare awareness) e solo il 19% ha cercato di stimolare i cittadini a usare i canali pagoPA (azioni di conversion quali, ad esempio, agevolazioni o sconti utilizzando pagoPA). Nessun Comune ha fatto lo switch off, cioè nessuno ha dismesso i canali tradizionali, che quindi coesistono accanto a pagoPA.
Un ultimo sguardo alle prospettive future, domanda che abbiamo posto a tutti gli aderenti: il 63% prevede di integrare i servizi di pagamento con SPID; il 35% di offrire il servizio di pagamento della marca da bollo digitale, altrettanti il servizio di avvisatura digitale; il 30% prevede di attivare il modello 4; solo l’11% prevede di offrire micro-pagamenti tramite credito telefonico, ma su questo aspetto il mercato ancora non si è mosso.