Politecnico di Milano

PagoPA migliora, ma i piccoli enti sono frenati

Il trend è positivo: aumentano i canali di pagamento e le Regioni attive, grazie anche alla logica del ‘riuso’. Gli enti più piccoli hanno però bisogno di essere ancora accompagnati in questo processo di crescita e non (solo) per una questione di costi, ma di competenze e organizzazione interna

Pubblicato il 09 Mar 2017

Michele Benedetti

Direttore Osservatorio Digitale Politecnico di Milano

new digital payment

La piattaforma pagoPA, il nodo di pagamenti realizzato dall’Agenzia per l’Italia Digitale, ha ormai definitivamente avviato il suo percorso per affermarsi come principale strumento per i pagamenti nella pubblica amministrazione. Oltre ai dati dell’Agenzia, che a fine gennaio 2017 rileva 10.758 PA attive tra cui 2.075 Comuni, a confermare il trend positivo anche il fatto che solamente il 9% dei Comuni dichiara di non essere a conoscenza del sistema pagoPA, percentuale questa in netta diminuzione rispetto al 67% del 2015. È questa una delle prime evidenze che emerge dalla sesta edizione dell’indagine sulla diffusione dei pagamenti multicanale alla PA elaborata nel corso del 2016 dall’Osservatorio eGovernment della School of Management del Politecnico di Milano che ha coinvolto 590 enti distribuiti sul territorio nazionale. Il 12% del campione, prima di aderire a pagoPA, non offriva ai propri cittadini alcuna modalità digitale di pagamento.

In generale, aumentano a quattro i canali mediamente offerti dai Comuni ai propri cittadini per effettuare pagamenti conto, rispetto ai due canali disponibili nel 2013. Questo testimonia lo sforzo che stanno compiendo gli Enti Locali per rendere i propri servizi più rispondenti alle esigenze di multicanalità dei cittadini. In crescita anche la richiesta di autenticazione per effettuare il pagamento: si passa dal 5% del 2015 all’11% del 2016. Elemento quest’ultimo che abilita la possibilità di fornire ai cittadini il fascicolo delle proprie posizioni debitorie, posseduto già dal 25% degli Enti del campione, contro la percentuale rilevata nel 2015 del 7%.

Ulteriore dato che si rileva è che tutte le Regioni hanno aderito al nodo. A gennaio 2017 sono 14 le Regioni attive, 9 in più rispetto a circa un anno prima. Si assiste nel corso del 2016 al prevalere e diffondersi, grazie alla pratica del riuso, di alcune piattaforme regionali: nello specifico, possiamo citare MyPay di Regione Veneto (presa in riuso dalle Regioni Puglia, Campania e Provincia Autonoma di Trento), Payer della Regione Emilia Romagna (presa a riuso da Marche e Provincia Autonoma di Bolzano) e Iris di Regione Toscana (presa a riuso da Calabria, Sardegna, Umbria e Lazio). In questo scenario, le Regioni e le Province Autonome stanno assumendo un ruolo sempre più centrale nel processo di diffusione di pagoPA. 18 Regioni su 20 si sono proposte come intermediarie tecnologiche a supporto degli Enti del proprio territorio di riferimento e il 21% dei comuni coinvolti nell’indagine afferma che il supporto regionale è stato anche su temi di carattere organizzativo e gestionale. In questo ambito, la Regione che sembra eccellere è la Sardegna. Questo è un dato estremamente positivo perchè diversi sono i passi da compiere per attivare l’adesione al nodo, primo fra tutti determinare l’elenco e quindi la priorità dei servizi. Solamente un Comune su due, tra quelli che hanno aderito a pagoPA, ha già compiuto questa scelta. Il principale criterio di selezione è la facilità di implementazione, il secondo è determinato dai costi necessari per l’adeguamento dei propri sistemi. Un ulteriore passo è rappresentato da come gestire e generare lo IUV, l’identificativo Unico di Versamento, anche intervenendo sui propri applicativi gestionali per renderli interoperabili con la piattaforma dell’AgID. Tra le più importanti innovazioni introdotte da pagoPA, lo IUV è indispensabile per abilitare la riconciliazione automatica dei pagamenti e quindi consentire notevoli risparmi in termini di tempi e costi. Il 72% dei rispondenti però non ha ancora compiuto questa scelta.

Si può concludere affermando che passi importanti si sono compiuti per la diffusione di pagoPA. Gli Enti, soprattutto di più piccole dimensioni, hanno però bisogno di essere ancora accompagnati in questo processo di crescita. Le principali criticità segnalate sono riferite alle difficoltà nel riorganizzare gli uffici e i processi di lavoro (51%) e alla necessità di formare adeguatamente il personale (43%). Solo al terzo posto sono indicati i costi per coprire gli investimenti informatici necessari per allacciarsi al nodo (32%). PagoPA impone infatti all’Ente di superare la logica settoriale, nella quale ogni area organizzativa dell’Ente è responsabile della modalità di gestione delle proprie entrate di riferimento (Polizia municipale, scuole, edilizia, urbanistica, attività produttive, ecc.), per adottare un approccio olistico finalizzato a uniformare modelli e strumenti di gestione.

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