Il 30 giugno 2020, ultima scadenza prevista per l’adesione al sistema pagoPA, si avvicina e come di consueto i vari portatori di interesse hanno iniziato a muovere le acque.
A metà aprile il Ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, Paola Pisano e l’Amministratore Unico di pagoPA SpA, Giuseppe Virgone, hanno inviato a tutti gli Enti interessati una lettera di sollecito, sottolineando che il processo di digitalizzazione del Paese è ineludibile e ancor più impellente in questo drammatico momento, e richiamando i vantaggi conseguibili grazie all’adesione al sistema, in termini economici e di qualità del servizio reso all’utenza.
Presto è arrivata la risposta di ANCI, per la quale l’emergenza epidemiologica in atto richiede invece un differimento dei termini per l’adozione della piattaforma, differimento che per altro era già stato chiesto negli incontri intercorsi tra le parti nei mesi scorsi (ante pandemia) e argomentato in un documento che offriva altresì una serie di possibili proposte di intervento per sostenere i Comuni in difficoltà, con un piano di dispiegamento al 30 giugno 2021.
Ebbene, è legittimo chiedere un nuovo rinvio dei termini, quando l’obbligo di avvalersi del Nodo dei pagamenti per le attività di pagamento è stato sancito sin dal Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD) del 2012 e nel tempo ribadito in modo via via più restrittivo, fino a diventare l’unico canale di pagamento consentito ex lege per le Pubbliche Amministrazioni? Già a gennaio 2018 il correttivo al nuovo CAD preannunciava che, dal 1° gennaio 2019, i PSP non avrebbero potuto in alcun modo eseguire servizi di pagamento fuori dal sistema pagoPA (ciò comporta, per gli Enti, attivare tutti i propri servizi di pagamento su pagoPA ed effettuare il completo switch off). Quella data è stata spostata dapprima al 31 dicembre 2019 e, con l’ultimo Decreto Milleproroghe, al 30 giugno 2020, introducendo per la prima volta la possibilità di sanzioni ai Dirigenti inadempienti.
Di proroga in proroga
Osservando la storia dal suo inizio, pare innanzitutto opportuno porsi due domande:
- cosa ha giustificato tale sequela di proroghe ovvero perché, al sopraggiungere di ogni scadenza, buona parte delle Pubbliche Amministrazioni non erano ancora attive sul sistema?
- cosa è cambiato oggi rispetto al passato, e cosa è stato fatto nel tempo intercorso dalla precedente scadenza?
La risposta alla prima domanda è ampiamente documentata dalle ricerche dell’Osservatorio eGovernment del Politecnico di Milano, che indaga il fenomeno pagoPA sin dal 2013, monitorando annualmente i trend di attuazione da parte degli Enti Locali, le difficoltà di implementazione, i casi di successo, i risparmi conseguibili, il grado di utilizzo da parte dei cittadini, etc.
Ebbene, tutte le edizioni della Ricerca hanno evidenziato che le principali difficoltà dei Comuni sono di carattere organizzativo-gestionale (nel 2019 al 49%) e che dietro ai casi di successo si trovano sempre una o più persone che hanno preso in carico il progetto, portandolo avanti con continuità all’interno della propria organizzazione e superando, una alla volta, le difficoltà tecniche legate all’integrazione tecnologica dei sistemi informativi coinvolti (criticità che nel 2019 coprivano il 20% dei casi). Dunque, pagoPA non è un semplice adempimento, è un progetto complesso che investe trasversalmente tutti i Settori, che richiede una revisione dei processi e delle modalità di interazione con l’utenza e che, pertanto, richiede tempo, risorse umane e competenze multidisciplinari da dedicare al progetto stesso. Il capitale umano, purtroppo, è una risorsa scarsa, soprattutto nei piccoli Comuni, che infatti chiedono supporto organizzativo in ogni forma: consulenza tecnica specialistica, formazione e una guida operativa che chiarisca le attività da svolgere e i passi operativi necessari per la gestione del progetto.
Una situazione di straordinaria emergenza
Da questo punto di vista, è comprensibile che nella situazione di straordinaria emergenza che stiamo vivendo, diventi ancora più improbabile riuscire a dedicare risorse umane ad un progetto di innovazione di pagamenti che, chiaramente, scende di priorità rispetto, ad esempio, alla erogazione dei servizi essenziali con il personale in modalità smart working, oppure alla gestione delle sedute degli organi deliberativi da remoto. Nel rispetto della situazione, lo stesso Osservatorio eGovernment ha scelto di rimandare l’avvio dell’edizione 2020 della ricerca su pagoPA.
Richiamando la seconda domanda su esposta, possiamo dunque affermare che oggi la situazione in cui si trovano i Comuni è ben più critica rispetto al passato e sottolineare che, nel tempo intercorso dalla precedente scadenza, né le richieste di supporto emerse dalle ricerche né le proposte di intervento avanzate da ANCI sono, per quanto conosciuto, state accolte in qualche modo.
D’altra parte, questo ci riporta al più ampio tema della governance dell’innovazione digitale in ambito pubblico, che ancora oggi appare fortemente influenzato dalla frammentazione di risorse, competenze e processi decisionali. Tema che è oggetto di attenzione anche da parte del Governo, che lo ha inserito tra le azioni della “Strategia per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione del Paese 2025”.
Rimane il fatto che se i Comuni non erano nelle condizioni di adempiere prima, con maggior difficoltà potranno esserlo oggi. Troppi Enti non sono ancora pronti e quindi è difficile pensare che potranno essere bloccati i pagamenti a loro favore, con il rischio di comprometterne il regolare funzionamento.