E’ appena terminata la consultazione dell’AGID sulle tipologie di dati da inserire nella nuova Agenda per la valorizzazione del patrimonio pubblico, in cui è stato chiesto agli stakeholder di far presenti quali dati potevano essere utili per la pubblicazione in formato aperto.
E’ vero che secondo le disposizione del Codice dell’Amministrazione Digitale tutti i dati delle Pubbliche Amministrazioni dovrebbero essere pubblicati come Open Data, ma è anche vero che alcuni dati possono essere più utili e richiesti di altri, e quindi è necessario definire delle priorità.
Ad esempio, come risulta da un’indagine pubblicata da McKinsey nel 2013, i dati relativi all’energia sono considerati molto rilevanti, anche ai fini economici.
Entrando nel merito, di quali dati stiamo parlando?
Per esempio:
i dati relativi alle certificazioni energetiche degli edifici, di cui sono titolari le Regioni: questa certificazione è obbligatoria in occasione di determinate circostanze (vendita o locazione di un immobile, nuova costruzione, interventi di efficientamento energetico); un esempio virtuoso in tal senso è la Regione Lombardia, che ha già pubblicato da tempo questa banca dati in formato aperto;
i dati relativi agli interventi di efficientamento energetico realizzati, posseduti da ENEA, e la cui pubblicazione in Open Data era peraltro già prevista nell’Agenda per la valorizzazione del patrimonio pubblico del 2014, ma non ancora effettuata;
i dati relativi alla localizzazione degli impianti di produzione alternativa dell’energia, che comprendono anche le quantità di energia prodotte ed eventualmente vendute, la cui titolarità è di GSE;
e “last but not least”, i dati sui consumi energetici relativi alle proprie utenze, ovviamente posseduti dai soggetti che erogano il servizio al consumatore finale, quindi i venditori di energia elettrica e gas.
Perché i dati sull’energia sono così importanti?
Perché solo partendo dai dati si può fare una politica corretta sul risparmio energetico: è necessario che i decisori – le Pubbliche Amministrazioni per il proprio territorio e i cittatini/imprese per i propri immobili – sappiano quali sono i consumi degli edifici per avere innanzitutto consapevolezza di una situazione di fatto ad un certo periodo, e in secondo luogo per monitorare l’effetto di determinate azioni: quanta energia si risparmia dopo la costruzione di un impianto fotovoltaico? E dopo la ristrutturazione dell’immobile?
Le Amministrazioni pubbliche – in particolare i Comuni – hanno anche un forte interesse su questo tema per poter programmare politiche di risparmio energetico sul proprio territorio: per esempio, tutti quei Comuni che hanno aderito al patto dei Sindaci e hanno approvato il PAES, cioè il Piano per l’Energia Sostenibile.
Dopo l’adozione del Pacchetto europeo su clima ed energia nel 2008, la Commissione europea ha lanciato il Patto dei Sindaci per avallare e sostenere gli sforzi compiuti dagli enti locali nell’attuazione delle politiche nel campo dell’energia sostenibile. I governi locali, infatti, svolgono un ruolo decisivo nella mitigazione degli effetti conseguenti al cambiamento climatico, soprattutto se si considera che l’80% dei consumi energetici e delle emissioni di CO2 è associato alle attività urbane.
Per le sue singolari caratteristiche – essendo l’unico movimento di questo genere a mobilizzare gli attori locali e regionali ai fini del perseguimento degli obiettivi europei – il Patto dei Sindaci è considerato dalle istituzioni europee come un eccezionale modello di governance multilivello.
Ad oggi, sono quasi 3.000 i Comuni italiani che hanno aderito al PAES, che rappresentano più di un terzo del totale e quindi coprono una parte rilevante del territorio nazionale.
In secondo luogo i dati relativi all’energia sono importanti anche per le aziende che offrono prodotti e soluzioni rivolte all’efficientamento energetico, perchè avendo conoscenza dello stato di fatto possono costruire politiche commerciali più mirate e aderenti ai bisogni dei propri clienti.
Anche a livello normativo si registrano delle novità su questo fronte.
Con un decreto legislativo abbastanza recente, in data 4 luglio 2014, n. 102, che contiene norme di attuazione della direttiva 2012/27/UE sull’efficienza energetica, si pone un obiettivo nazionale di risparmio energetico nazionale, che consiste nella riduzione, entro l’anno 2020, di 20 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio dei consumi di energia primaria, pari a 15,5 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio di energia finale, conteggiati a partire dal 2010, in coerenza con la Strategia energetica nazionale.
A tal fine, si dà mandato alle Regioni di coinvolgere gli enti locali al fine di concorrere all’obiettivo nazionale; per arrivare a questo risultato, all’art. 5 comma 17 del Decreto appena citato si legge che “Le imprese che effettuano la fornitura di energia per utenze intestate a una pubblica amministrazione locale, su specifica richiesta della Regione o Provincia autonoma interessata, comunicano alla stessa, i consumi annuali, suddivisi per vettore energetico, delle utenze oggetto della richiesta. La suddetta richiesta contiene i riferimenti delle utenze e i relativi codici di fornitura. Le Regioni e le Province Autonome, rendono disponibili le informazioni di cui al presente comma sui propri siti istituzionali.”
Da un lato è apprezzabile l’intento di strutturare un meccanismo di comunicazione di dati tra imprese gestori di servizio e PA, ma dall’altro non si capisce perchè richiedere l’intermediazione della Regione nella richiesta; molto positiva, invece, la previsione della pubblicazione dei dati, anche se non è stato inserito uno specifico riferimento al formato aperto.
In secondo luogo, non è previsto alcuna modalità di comunicazione all’Amministrazione comunale dei dati relativi ai consumi di tutti gli immobili presenti su tutto il territorio comunale, non riferiti all’utenza individuale ma aggregati per songolo immobile (in modo da rispettare la privacy), necessari per monitorare l’efficiacia delle politiche energetiche realizzate nel breve e lungo periodo, per dare attuazione alle misure previste nel PAES.
Per permettere un reale monitoraggio del PAES, ad esempio la Regione Emilia-Romagna ha pubblicato il totale dei consumi delle utenze elettriche per ogni Comune della Regione: certo, un primo passo avanti, ma è evidente che servirebbero i dati riferiti ad ogni singolo immobile, oltre al totale dei consumi, per fare una valutazione corretta e più approfondita delle politiche di risparmio energetico.
Riguardo alla comunicazione dei dati dei consumi agli utenti finali, l’Autorità per l’energia elettrica, il gas ed il sistema idrico definisce i criteri concernenti la fattibilità tecnica ed economica, anche in relazione ai risparmi energetici potenziali, e individua le modalità con cui gli esercenti l’attività di misura forniscono ai clienti finali di energia elettrica e gas naturale, teleriscaldamento, teleraffreddamento ed acqua calda per uso domestico contatori individuali che riflettono con precisione il consumo effettivo e forniscono informazioni sul tempo effettivo di utilizzo dell’energia.
Rispetto a questo, sarebbe necessario sfruttare le potenzialità dei dati contenuti nel Sistema Informativo gestito dall’Acquirente Unico, che contiene i flussi informativi relativi ai mercati dell’energia elettrica e del gas ed è basato su una banca dati dei punti di prelievo e dei dati identificativi dei clienti finali (Registro Centrale Ufficiale).
Per quanto riguarda la Pubblica Amministrazione centrale, a partire dall’anno 2014 e fino al 2020, e nell’ambito della cabina di regia appena istituita, verranno realizzati degli interventi sugli immobili di pertinenza, inclusi gli immobili periferici, in grado di conseguire la riqualificazione energetica almeno pari al 3 per cento annuo della superficie coperta utile climatizzata.
Sempre a questo riguardo, è stato attivato anche un portale dell’Agenzia del Demanio, in cui le Pubbliche Amministrazioni centrali debbono inserire i dati relativi alle caratteristiche degli immobili posseduti e dei consumi energetici, ai fini di individuare azioni di riduzione della spesa. Su questi dati l’Agenzia del Demanio elaborerà, per ciascuna Amministrazione, i livelli di prestazione degli immobili, espressi in termini di costi d’uso per addetto. Questi indici di performance saranno così confrontabili con quelli di altre Amministrazioni dello Stato con analoghi parametri di occupazione sotto il profilo tecnico-amministrativo (macrotipologia, zona climatica, superfici, tipologia impianti, ecc).
Da questa veloce panoramica diventa sempre più evidente che il tema del risparmio energetico interessa più soggetti a livello trasversale – sia istituzionali e sia cittadini e imprese – e richiede un corretto e soprattutto efficace modello di gestione dei dati, che può essere reso possibile solo con una politica incisiva che favorisce la pubblicazione e l’utilizzo degli Open Data.
Proprio a questo proposito, è in discussione al Senato un disegno di legge in tema ambientale che prevede espressamente la pubblicazione in formato aperto dei dati relatvi all’ambiente – tra cui rientrerebbe anche l’energia, in base a quanto previsto dal D. Lgs. 195/2005 (che contiene le disposizioni sull’accesso del pubblico all’informazione ambientale): al’art. 7 si legge che “i dati ambientali raccolti ed elaborati dagli enti e dalle agenzie pubblici e dalle imprese private sono rilasciati agli enti locali, su loro richiesta, in formato aperto per il loro riuso finalizzato a iniziative per l’impiego efficiente delle risorse ambientali o ad applicazioni digitali a supporto della green economy.”
Così come sta avvenendo sul tema delle spese delle Amministrazioni Pubbliche, in cui sono state avviate recenti e importanti iniziative di condivisione dei dati (Open Expo, Open Siope e Soldipubblici.it), credo che anche il tema del risparmio energetico richieda una condivisione di dati, utile non solo per la definizione e misurazione delle politiche di efficientemento energetico, ma anche e soprattutto per dare consapevolezza e creare cultura tra cittadini e imprese, perché la migliore gestione dell’energia riguarda tutti indistintamente, e comporta sia benefici economici e sia una migliore vivibilità dell’ambiente.