Oggi per la prima volta è stato chiarito in che modo sarà attuato il piano triennale ict dell’Agenzia Italia digitale sul territorio con le Regioni nel ruolo di intermediari (“soggetti aggregatori”). Questo grazie a un accordo odierno approvato in Commissione Speciale Agenda Digitale, dopo oltre un anno e mezzo di lavoro tra le Regioni e tra le Regioni, AgID ed il Team Digitale. L’accordo è quindi del 14 febbraio, con ratifica il 15 in Conferenza Stato Regioni.
Accordo quadro Stato-Regioni per la crescita e la cittadinanza digitale verso gli obiettivi EU2020
Nell’ultimo anno e mezzo sono successe molte cose, in molti casi forzature significative del sistema e delle relazioni finalizzate a creare una discontinuità non reversibile. Qualcuno direbbe un approccio “disruptive” che come tutti immaginiamo poco si concilia con la Pubblica Amministrazione italiana. Questo cambiamento ha prodotto un effetto di accelerazione su alcuni ambiti ma ha lasciato per strada la definizione di un governo comprensibile e condiviso della strategia e dell’attuazione degli oggetti della strategia nazionale di crescita digitale.
Un esempio tra tutti è la ricorrente idee espressa da AgID e Team Digitale di avere “soggetti aggregatori” territoriali di cui però non si è mai delineato il profilo in termini di responsabilità, rappresentatività, sussidiarietà, riconoscibilità eccetera.
Questo aspetto come altri sono affrontati nell’accordo quadro che prevede, come quello sul Piano Banda ultra larga stretto tra Regioni e Mise, accordi/convenzioni regionali che definiranno nel dettaglio il livello di coinvolgimento e impegno delle singole regioni armonizzando gli obiettivi dei piani nazionali a quelli delle strategie regionali in essere.
Si tratta quindi di una operazione formale che produrrà grandi effetti di sostanza calando veramente il Piano Crescita Digitale, e il Piano Triennale per l’informatica nella PA, a livello territoriale. Questo significa passare dal modello dei “pilota” e dei “volontari” ad un approccio di sistema che vede le Regioni protagoniste e snodi fondamentali secondo impegni reciproci che verranno perfezionati con AgID.
La volontà per le Regioni è anche quella di fare chiarezza sulle risorse economiche ed umane disponibili. L’accordo servirà anche a questo (finora, per accompagnare il territorio con gli sforzi delle Regioni, sono stati citati i 90 milioni del Pon Governance e che Agid mettere a disposizione almeno alcuni dei 70 nuovi assunti dell’Agenzia; ma i dati sono da confermare, Ndr).
Certo è che l’attuazione degli obiettivi nazionali deve per forza passare da un intervento “straordinario” di supporto ed accompagnamento dei territori che solo in parte può essere sostenuto dalle Regioni. Servono “uomini e mezzi” per trasformare digitalmente il Paese e la PA italiana. Ora esiste il quadro in cui collocare tali risorse avendo garanzia di monitoraggio di obiettivi e risultati.
L’importanza della governance per l’Agenda digitale
In alcune occasioni si è descritto l’ambito strategico e attuativo dell’agenda digitale nazionale e di quelle regionali come un contesto iper-complesso, popolato di gruppi, comitati, cabine, tavoli, strategie, piani e programmi tanto numerosi come inutili.
Questa lettura, seppur semplificata, corrisponde al vero se si considera che a livello nazionale la Presidenza del Consiglio dei Ministri e i Ministeri singoli che si occupano del tema sono tanti (MISE, MIUR, MIPAAF, MEF, MIBACT, ecc…) e che in molti casi le strategie e soprattutto le azioni di attuazione per il digitale sono nate e cresciute all’interno di quei perimetri ministeriali, se consideriamo che esistono numerose agenzie che a vario titolo hanno competenze dirette e competenze specifiche (AgID, Agenzia delle Entrate, ecc… per non parlare delle in-house che attuano le strategie come Infratel, Sogei, ecc…) ed infine se teniamo conto del Team Digitale di Piacentini.
Se quindi il contesto nazionale è “articolato” quello territoriale non è da meno con Regioni, Comuni e Città Metropolitane che negli anni hanno sopperito all’assenza di concretezza e indirizzo nazionale prevedendo modelli di sussidiarietà in materia di “digitale” più o meno avanzati che fanno per nulla o in toto perno sull’esistenza di soggetti in-house.
Dal 2015 però le Regioni hanno avviato una esperienza di coordinamento politico-strategico che ha tenuto il passo con quelle che sono stati gli orientamenti del momento a livello nazionale, riuscendo a dialogare con estrema unitarietà di posizione ed intenti con tutte le strutture e rappresentanti nazionali. La Commissione Speciale Agenda Digitale della Conferenza delle Regioni ha costituito una interfaccia unica nei confronti delle Regioni e Province Autonome, permettendo negli anni di raccogliere con estrema rapidità posizioni e pareri in merito a strumenti normativi come il Codice dell’Amministrazione Digitale, decreti attuativi, piani di intervento e Accordi Quadro in materie importanti come il Piano Nazionale Banda Ultra Larga ed il Piano Nazionale Crescita Digitale.
La Commissione aiuta le Regioni a confrontarsi su temi che fino a qualche anno fa erano emarginati in spazi ridotti di attenzione e discussione politica, questo è possibile grazie ad un articolato ed impegnativo sistema di collaborazione e confronto che vede in prima linea i referenti delle Regioni e Province Autonome che sulla base delle competenze disponibili si assumono i compiti di presidiare specifici ambiti oltre che di coordinare gruppi di lavoro e costruire i primi elementi utili alle attività di istruttoria.
Il primo passaggio rilevante per la Commissione Speciale Agenda Digitale ha riguardato l’accordo banda ultra larga con il Governo.
Il tripolo per i datacenter pubblici
Nello stesso accordo odierno è partito il progetto di interconnettere le reti e i data center tra le società Ict house di Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia e Provincia Autonoma di Trento. E’ questo l’obiettivo del “Progetto Tripolo” che vede impegnate le tre Regioni e che rappresenta un caso concreto della capacità di lavorare in una logica inclusiva ed interregionale.
Il bilancio
Oggi raccogliamo i frutti di un lungo percorso che ha visto le Regioni e Province Autonome investire in “governance” (quando nessuno lo vuol più fare) credendo convintamente nella forza della collaborazione interregionale e della condivisione e concertazione di obiettivi e posizioni.
La Commissione Speciale Agenda Digitale della Conferenza delle Regioni in questi tre anni ha senza dubbio esercitato una funzione, che mancava, di interfaccia politica e tecnico-operativa favorendo nuove forme di collaborazione Governo-Regioni.
L’Italia 100% Digitale è ancora lontana ma un poco più vicina di quanto lo fosse ieri.
Ogni atto di creazione è, prima di tutto, un atto di distruzione.
(Pablo Picasso)