Con l’uscita Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione 2024-2026, emergono punti focali rilevanti per il prossimo futuro del digitale nel settore pubblico.
Il nuovo piano – pubblicato come sempre dall’Agenzia per l’Italia Digitale, ma il primo del Governo Meloni, del dipartimento innovazione del sottosegretario Alessio Butti – è il più completo che si sia visto dalla nascita di questo strumento di programmazione, ma prima di cadere in spoiler meglio andare per passi.
Il seguente articolo vuole essere una breve chiave di lettura di un documento corposo e ricco, per un primo approccio di focalizzazione dei punti importanti.
Il piano è formato da
- 7 capitoli
- 26 obiettivi
- 122 linee guida
che coprono il periodo 2024-2026 e che integrano i piani precedenti, gli obiettivi PNRR e gli sviluppi futuri della PA.
Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione 2024-2026: il punto centrale
Il Piano triennale 2024-26 è il risultato di un’attività di scambio e concertazione tra amministrazioni e soggetti istituzionali che hanno contribuito anche alla redazione delle precedenti edizioni.
Nel mese di settembre 2023 è stato istituito un Tavolo di concertazione, con l’obiettivo di costituire una struttura permanente per un’azione concertata di definizione dei contenuti e delle strategie indicate dal Piano stesso. Hanno partecipato ai lavori del Tavolo coordinato dall’Agenzia per l’Italia Digitale tra gli altri ACN, INAIL, IPZS, ISTAT , DFP, DTD, MEF, PagoPA s.p.a. UPI, Citd e Anci. Inoltre il Piano triennale è stato sottoposto anche ad un percorso di confronto allargato con università, mondo della ricerca e mondo delle imprese e sono stati accolti e integrati nel Piano i loro suggerimenti, con la prospettiva di rendere sempre più stretta questa collaborazione.
Il Piano quindi nasce da un tavolo di concertazione tra enti pubblici centrali e territoriali, oltre che del confronto con stakeholders del mondo dell’università/ricerca e del privato, e questo probabilmente è il segreto di un piano che raccoglie davvero tutto quanto è presente nel panorama di digitalizzazione della PA, partendo dal procurement, includendo i principi guida, fino ad arrivare all’attuazione, agli strumenti e ai fondi per attuarli, seguendo tutta la catena del valore digitale pubblico.
La strategia del piano triennale PA
La strategia alla base del Piano triennale 2024-2026 nasce dalla necessità di ripensare alla programmazione della digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni basata su nuove leve strategiche, tenendo conto di tutti gli attori coinvolti nella trasformazione digitale del Paese e degli obiettivi fissati per il 2030 dal percorso tracciato dalla Commissione europea per il Decennio Digitale.
La strategia di fondo include:
- Fornire strumenti alla Pubblica Amministrazione per erogare servizi esclusivamente in modalità digitale
- favorire lo sviluppo di una società digitale
- promuovere lo sviluppo sostenibile, etico ed inclusivo, attraverso l’innovazione e la digitalizzazione al servizio delle persone, delle comunità e dei territori, nel rispetto della sostenibilità ambientale;
- contribuire alla diffusione delle nuove tecnologie digitali nel tessuto produttivo italiano
L’architettura e il modello
Il piano presenta un’architettura aggiornata delle tre macro-aree (processi, applicativi, tecnologie).
“Tale modello ha l’obiettivo di indirizzare le sfide legate sia al funzionamento del sistema informativo di un singolo organismo pubblico, sia al funzionamento del sistema informativo pubblico complessivo dell’intero Paese, nell’ottica del principio cloud-first e di una architettura policentrica e federata”
I principi guida del Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione 2024-2026
Il piano aggiorna i principi guida collegandoli al relativo quadro normativo. Questi sono da considerare sia a livello decisionale che nelle fasi di implementazione per ogni ente pubblico. Vengono spiegati solo quelli non auto esplicativi.
- digitale e mobile come prima opzione (digital & mobile first):” le pubbliche amministrazioni devono erogare i propri servizi pubblici in digitale e fruibili su dispositivi mobili, considerando alternative solo in via residuale e motivata, attraverso la “riorganizzazione strutturale e gestionale” dell’ente ed anche con una “costante semplificazione e reingegnerizzazione dei processi”
- cloud come prima opzione (cloud first): il cloud come piattaforma abilitante
- interoperabilità by design e by default (API-first): pdnd e gli e-service al centro dello scambio di dati della PA
- accesso esclusivo mediante identità digitale (digital identity only): spid e cie unici strumenti di accesso ai servizi pubblici
- servizi inclusivi, accessibili e centrati sull’utente (user-centric)
- dati pubblici un bene comune (open data by design e by default)
- concepito per la sicurezza e la protezione dei dati personali (data protection by design e by default)
- once only e concepito come transfrontaliero
- apertura come prima opzione (openness): le pubbliche amministrazioni devono tenere conto della necessità di prevenire il rischio di lock-in nei propri servizi, prediligere l’utilizzo di software con codice aperto o di e-service
- sostenibilità digitale: le pubbliche amministrazioni devono considerare l’intero ciclo di vita dei propri servizi e la relativa sostenibilità economica, territoriale, ambientale e sociale, anche ricorrendo a forme di aggregazione
- sussidiarietà, proporzionalità e appropriatezza della digitalizzazione: I processi di digitalizzazione dell’azione amministrativa coordinati e condivisi sono portati avanti secondo i principi di sussidiarietà, proporzionalità e appropriatezza della digitalizzazione
Parti del piano
Il Piano è strutturato in tre parti:
Parte prima – Componenti strategiche per la trasformazione digitale: è articolata in 2 capitoli che descrivono le leve strategiche su cui investire per accelerare il processo di trasformazione digitale delle PA e tutti gli aspetti legati a organizzazione, processi, regole, dati e tecnologie.
Parte seconda – Componenti tecnologiche: le componenti tecnologiche del modello strategico sono riportate nei capitoli (numerati da 3 a 7) su Servizi, Piattaforme, Dati e intelligenza artificiale, Infrastrutture, Sicurezza. Il tema dell’interoperabilità diventa trasversale a tutti i capitoli
Parte terza – Strumenti. La novità di questo Piano è quella di riportare una sezione verticale dedicata agli strumenti che le amministrazioni possono prendere a riferimento come modelli di supporto, esempi di buone pratiche, check-list per pianificare i propri interventi.
E’ poi presente una sezione glossario per aiutare la comprensione dei termini tecnici necessari alla corretta comprensione del piano.
L’approccio pratico
Tra le novità, si evidenzia l’introduzione in ogni capitolo di due sezioni
- Strumenti per l’attuazione del Piano: sono elencati gli strumenti collegati ai contenuti del capitolo specifico, con i link relativi. Si tratta di piattaforme web, tools, linee guida, documentazione di riferimento.
- Risorse e fonti di finanziamento: sono inseriti gli eventuali riferimenti alle risorse e fonti di finanziamento disponibili per supportare gli interventi da parte delle amministrazioni. Ad esempio, vengono segnalate le opportunità di ricorrere a gare strategiche ICT, di rispondere ad avvisi e bandi pubblici e di intercettare misure PNRR di interesse.
Government as Platform
Viene presentato un nuovo modello di pubblica amministrazione orientata al funzionamento complessivo e non al funzionamento del singolo ente, dove lo scambio di dati mediante API ed e-service (grazie a PDND) è centrale per un potenziamento della PA stessa.
Il concetto di base è quello del Government as a Platform. Ogni ente deve diventare un “Ecosistema Amministrativo Digitale” e non un silos digitale, integrando i propri dati ad altri sistemi e integrando le basi dati di interesse nazionale ai propri sistemi, per servizi migliori sia dal punto di vista della semplificazione che dal punto di vista digitale.
In questo giocano un ruolo centrale le basi di dati di interesse nazionale (ANIS e in prospettiva ANIST) oltre ad ANPR. Si introduce il concetto di spazio di interoperabilità e cooperazione applicativa per un concreto coordinamento di interscambio dati che faccia leva su PDND come snodo di comunicazione.
Questo permette la realizzazione del principio once-only e, al tempo stesso, consente agli attori pubblici e privati di generare valore all’interno dell’ecosistema con al centro la singola Pubblica Amministrazione, che lo regola garantendo correttezza amministrativa, trasparenza, apertura, sicurezza informatica e protezione dei dati personali.
Il tutto come indicato nella Comunicazione EU (2021)118 sulla Bussola Digitale 2030, secondo cui l’ecosistema digitale pubblico non è un elemento esterno all’ente, ma è qualcosa sostenuto dall’ente pubblico per abilitare servizi migliori.
Procurement e contratti ICT
A questi aspetti sono dedicati:
- Capitolo 2 – Il procurement per la trasformazione digitale
- 1. Strumento 1 – Approvvigionamento ICT
La concreta attuazione del processo di trasformazione digitale richiede la disponibilità di risorse professionali e strumentali, disponibili in parte all’interno dell’amministrazione pubblica e in parte e all’esterno. Ne consegue che grande attenzione va prestata affinché l’acquisizione di risorse dal mercato (procurement) sia realizzata con efficacia ed efficienza.
La trattazione permette tra le altre cose un raccordo tra contenuti del piano e gare Strategiche ICT Consip, che possono aiutare molto la digitalizzazione degli enti sia in ambito PNRR che per il futuro. Inoltre chiarisce elementi importanti in merito al procurement di innovazione ed sull’applicazione del codice contratti per i progetti ICT.
RTD e UTD
In questo piano viene dato risalto al ruolo della collaborazione istituzionale e al ruolo del Responsabile per la transizione al digitale e dell’Ufficio transizione digitale (di seguito RTD e UTD), come funzioni e agenti cruciali del cambiamento, sia di processo che tecnologico. L’UTD deve diventare snodo di raccordo tra organizzazione e processi dell’ente e relativa digitalizzazione e reingegnerizzazione organizzativa.
La collaborazione tra amministrazioni è infatti una delle leve a disposizione degli Enti per mettere a fattor comune risorse e competenze per raggiungere gli obiettivi di trasformazione digitale, attraverso la nomina del RTD e dell’UTD in forma associata, che permette di individuare un unico ufficio dirigenziale generale a cui affidare la transizione alla modalità operativa digitale e i conseguenti processi di digitalizzazione.
In particolare viene fatto un focus nello Strumento 2 – Gestione associata dell’ICT.
PIAO
Il piano prevede che obiettivi di digitalizzazione raccordati a quelli del Piano triennale siano inseriti nel PIAOe diventino obiettivi di pianificazione dell’intero ente.
“Seguendo tale impostazione, i singoli enti pubblici individuano i propri specifici obiettivi di digitalizzazione, semplificazione e reingegnerizzazione all’interno del PIAO, come previsto dal DM 24 giugno 2022, che ormai integra la maggior parte delle forme di pianificazione delle PA su prospettiva triennale.“
Intelligenza Artificiale
Il tema viene introdotto per la prima volta e analizzato in due sezioni:
- Capitolo 5 – Dati e Intelligenza Artificiale
- Strumento 5 – Intelligenza Artificiale nella Pubblica Amministrazione
Nel capitolo 5 viene spiegato come l’intelligenza artificiale ha il potenziale per essere una tecnologia estremamente utile per la modernizzazione del settore pubblico. L’IA sembra essere la risposta alla crescente necessità di migliorare l’efficienza e l’efficacia nella gestione e nell’erogazione dei servizi pubblici, nonché la riduzione di personale soprattutto negli enti locali.
Tra le potenzialità delle tecnologie di intelligenza artificiale si possono citare le capacità di:
- automatizzare attività di ricerca e analisi delle informazioni semplici e ripetitive, liberando tempo di lavoro per attività a maggior valore;
- aumentare le capacità predittive, migliorando il processo decisionale basato sui dati; • supportare la personalizzazione dei servizi incentrata sull’utente, aumentando l’efficacia dell’erogazione dei servizi pubblici anche attraverso meccanismi di proattività.
In particolare viene spiegato come per una corretta gestione dell’AI la PA dovrà tenere conto dell’AI Act appena deliberato e dei seguenti aspetti su cui focalizzarsi:
- Miglioramento dei servizi e riduzione dei costi.
- Analisi del rischio
- Trasparenza, responsabilità e informazione.
- Inclusività e accessibilità
- Privacy e sicurezza.
- Formazione e sviluppo delle competenze.
- Standardizzazione
- Sostenibilità
Un attenzione speciale è inoltre dedicata ai foundation models e ai dati utilizzati per il loro training.
“Le pubbliche amministrazioni, prima di adottare foundation models “ad alto impatto”, si assicurano che essi adottino adeguate misure di trasparenza che chiariscono l’attribuzione delle responsabilità e dei ruoli, in particolare dei fornitori e degli utenti del sistema di IA”.
“Le pubbliche amministrazioni, che acquistano servizi di intelligenza artificiale tramite API, valutano con attenzione le modalità e le condizioni con le quali il fornitore del servizio gestisce di dati forniti dall’amministrazione con particolare riferimento alla proprietà dei dati e alla conformità con la normativa vigente in materia di protezione dei dati e privacy”.
“Ricadono in questi perimetro alcune linee di azione come: Dicembre 2024 – Redazione Linee guida per promuovere l’adozione dell’IA nella Pubblica Amministrazione – (AGID) – CAP5.14 e Dicembre 2024 – Identificazione delle basi di dati nazionali strategiche – (AGID) – CAP5.19 , fondamentali per un corretto utilizzo dell’AI”.
L’argomento viene inoltre trattato con interessanti esempi di implementazione realizzati da INAIL, INPS, ISTAT e alcuni approfondimenti e consigli su come lavorare al meglio con i modelli open source. In particolare gli esempi di INPS – come anticipato da Inps stessa a settembre su questo giornale- spaziano dallo smistamento delle pec, alla gestione del customer care, agli assistenti virtuali divisi in un primo livello generalista e un secondo specializzato, fino a delle progettualità future per l’analisi dei documenti.
Interessanti anche le “lesson learned” che si basano su un consiglio pratico su come utilizzare modelli predittivi non linguistici (e.g. Machine learning supervised o unsupervised); modelli linguistici per la comprensione ed il confronto di contenuti e modelli linguistici per la generazione di contenuti.
“Le pubbliche amministrazioni dovrebbero prediligere modelli predittivi non linguistici quando i dati sono strutturati ed i predittori della risposta sono un numero molto elevato e di tipologia eterogenea (e.g., controlli antifrode); dovrebbe invece prediligere modelli linguistici per la comprensione ed il confronto di contenuti in scenari di disambiguazione (e.g., instradamento di un problema, classificazione di un testo, estrazione di testo da un documento); infine, i modelli linguistici per la generazione di contenuti in scenari di conversazione con l’utenza (e.g., assistenti virtuali) e nel supporto decisionale (e.g., raccomandazione). Alcuni algoritmi potrebbero essere più indicati di altri in base al ruolo nella soluzione, di conseguenza è opportuno valutare il livello di personalizzazione e di flessibilità fin dall’inizio”.
Cloud Federato
Viene introdotto il concetto di cloud federato come alternativa percorribile al PSN come da definizione tecnica coerentemente con la ISO/IEC 22123-1:2023 ovvero : “modello di erogazione di servizi cloud forniti da 2 o più cloud service provider che si uniscono mediante un accordo che preveda un insieme concordato di procedure, processi e regole comuni finalizzato all’erogazione di servizi cloud”. Le amministrazioni con infrastrutture classificate “A” che hanno deciso di investire sui propri data center per valorizzare i propri asset ai fini della razionalizzazione dei centri elaborazione dati, hanno la facoltà di valutare la possibilità di stringere accordi in tal senso. Le amministrazioni che dovessero stipulare tali accordi realizzerebbero così le infrastrutture cloud federate della PA che si affiancano all’infrastruttura Polo Strategico Nazionale.
Strumento 3 e 4
Degli strumenti 1,2,5 si è già parlato (procurement ict, gestione aggregata dell’ufficio rtd e intelligenza artificiale). Due parole vanno spese sugli strumenti 3 e 4 essendo nuova la sezione.
Strumento 3 – Servizi prioritari secondo l’eGovernment benchmark fornisce i principi di base per l’individuazione e l’implementazione dei servizi digitali “prioritari” secondo l’eGovernment Action Plan Benchmark. In particolare passando dal DESI e dai servizi del Single Digital Gateway.
4. Strumento 4 – Smart Area: servizi digitali territoriali avanzati fornisce alcuni principi generali alle amministrazioni pubbliche che intendono dotare il proprio territorio di una infrastruttura digitale avanzata definita “Smart Area” con l’obiettivo di erogare, a cittadini e imprese servizi digitali negli ambiti: trasporti, sicurezza, risparmio energetico ed in generale per il miglioramento della qualità della vita del territorio. Il tutto partendo dall’esperienza maturata nel progetto MASA – Modena Automotive Smart Area del Comune di Modena e dell’Università di Modena e Reggio Emilia.
Conclusioni
L’analisi effettuata mira a segnalare la struttura, una prima chiave di lettura e le novità principali del piano.
Il piano triennale 2024-2026 risulta fare tesoro di quanto fatto nei piani precedenti e al PNRR in corso considerando gli obiettivi associati fino al 2026. Questo viene fatto pur guardando al futuro e creando una struttura di ragionamento anche per il dopo PNRR con attenzione al pragmatismo e all’attuazione effettiva mediante focus su strumenti (tecnici e di procurement) e fondi per la digitalizzazione.