Il PNRR e le riforme che lo accompagneranno rappresentano sicuramente un’importante opportunità di sviluppo economico per il Paese, un primo passo per recuperare gap di competitività soprattutto sui temi della digitalizzazione e dell’innovazione tecnologica.
Il Piano non deve però essere visto come soluzione unica ai nostri problemi, specie se strutturali. Considerarlo tale sarebbe un grave rischio, potenzialmente in grado di bloccare ulteriori importanti iniziative. Serve, perché sia davvero efficace, una visione lungimirante e ambiziosa che accompagni tutte le misure in esso previste.
Infrastrutture digitali e digitalizzazione della PA
IL PNRR può e deve essere lo strumento utile a sostenere l’inversione di marcia, partendo dai fattori abilitanti per la transizione digitale del Paese.
Il Piano per la Banda Ultralarga ha visto un’accelerazione negli ultimi anni, anche grazie a semplificazioni normative e a una forte spinta politica. Il Ministro Vittorio Colao ha fissato un obiettivo ambizioso: superare i target del Digital Compass Europeo e coprire tutto il territorio Italiano entro il 2026.
Un percorso in salita che può essere velocizzato da maggiori risorse economiche a disposizione, nuove semplificazioni amministrative – le più recenti introdotte dell’Art. 40 del decreto-legge “Governance e Semplificazioni” – e il definitivo superamento della questione “Rete Unica” che, sino ad oggi, ha portato a un notevole grado di incertezza tra gli operatori e sul mercato in generale.
Il nuovo decreto-legge “Governance e Semplificazioni” all’esame della Camera dei Deputati ha inoltre introdotto misure sul fronte della digitalizzazione della Pubblica Amministrazione. In particolare, gli articoli 38 e 39 si occupano di semplificare le comunicazioni tra PA e cittadino e di favorire l’integrazione dell’Anagrafe Nazionale Popolazione Residente (ANPR) con le altre banche dati pubbliche all’insegna dell’interoperabilità dei dati.
Resta fermo l’impegno del Governo a procedere con l’attuazione della strategia cloud della Pubblica Amministrazione, anche grazie all’accelerazione del PNRR. Entro il 2022 sarà operativo il Polo Strategico Nazionale (PSN). In queste ore corre voce di un’imminente pubblicazione del bando di aggiudicazione del nuovo soggetto gestore. Stando alle notizie stampa si profilano joint venture tra grandi operatori italiani e big tech Usa. Se questa dovesse essere la strada – ben diversa da quella intrapresa dai francesi che hanno previsto l’ingaggio esclusivo di operatori europei per il trattamento dei dati della PA – sarà necessario garantire massimi livelli di sicurezza e il pieno controllo dell’infrastruttura da parte dello Stato, con particolare attenzione ai dati strategici.
Sul fronte cloud è importante segnalare gli ultimi sviluppi di Gaia-X. Da qualche giorno è infatti attivo l’hub italiano, punto di raccordo tra gli operatori nazionali e contatto con la federazione europea.
eL’Italia può e deve giocare un ruolo fondamentale in questo ambito e la politica deve sostenere questa transizione, anche attraverso opportune misure incentivanti.
Recovery Plan e PNRR
Il “Recovery Plan” fa parte di una serie di iniziative nate nel 2020 con una finalità ben precisa: superare la crisi Covid e rilanciare l’economia europea.
L’Italia, principale beneficiaria delle risorse “Next Generation EU”, ha recepito il Recovery attraverso il “Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza” (PNRR). Il Piano è strutturato in sei missioni. La prima, relativa a digitalizzazione e innovazione, cuba quasi 50 miliardi di Euro.
Nonostante i sensibili miglioramenti degli ultimi anni, l’Italia registra ancora diversi gap di competitività rispetto ai principali Paesi Europei: dalla lenta diffusione della banda ultralarga alla poco capillare digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, da un mercato troppo piccolo e poco concorrenziale dei capitali di rischio e delle startup alla scarsa adozione di nuove tecnologie da parte del sistema produttivo tradizionale.
Progettualità del PNRR
Il punto di forza del PNRR è la sua articolazione in progetti. Gli investimenti saranno infatti dirottati su verticali ad alto moltiplicatore in ambiti economici strategici per il Paese, all’insegna dell’innovazione tecnologica.
Per stimare le risorse totali destinate a digitalizzazione e innovazione non è quindi sufficiente considerare i 50 miliardi di euro della “Missione I” o il miliardo destinato esplicitamente alle startup (che rappresenta comunque una cifra irrisoria). L’innovazione è infatti il filo conduttore che collegherà tutte le progettualità del PNRR.
Fondamentale sarà sviluppare i singoli progetti stimolando sinergie tra le istituzioni, il sistema produttivo, l’ecosistema delle startup e il mondo dell’università e della ricerca.
La grande ambizione è quella di creare nuove opportunità per il Paese e di essere inoltre in grado di attrarre capitali, imprese e talenti dall’estero.
Governance del PNRR
Gli elementi di governance del PNRR sono stati recentemente introdotti con il decreto legge “Governance e semplificazioni” e rappresentano la chiave per un’efficace realizzazione del piano.
La “cabina di regia” a Palazzo Chigi coordinerà il lavoro dei singoli ministeri e degli enti locali, supportata dalla “segreteria tecnica”. Il “tavolo permanente” garantirà il confronto costante tra esecutivo e parti sociali.
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze avrà funzione di rendicontazione e monitoraggio dello sviluppo del Piano.
Nonostante la notevole organizzazione prevista, i rischi continuano a essere molti e dipendono dalla vastità delle risorse messe in campo e dalla complessità della macchina statale considerando Governo centrale, istituzioni locali e le più disparate articolazioni pubbliche.
Da parte del Parlamento ci sarà massimo sforzo per vigilare sul corretto sviluppo del PNRR attraverso gli strumenti di sindacato ispettivo a disposizione dei Parlamentari.
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Oltre il PNRR
Governo e Parlamento hanno il dovere di continuare a lavorare ogni giorno per veicolare nuove energie sugli elementi di rilancio del Paese, sulle tecnologie utili ad affrontare la transizione digitale nella pubblica amministrazione e nelle imprese, sulla creazione di nuove opportunità per i nostri talenti.
Bene, quindi, che il PNRR abbia palesato la necessità di maggiori investimenti su innovazione e digitalizzazione ma servirà a poco senza una politica lungimirante e ambiziosa.