La nomina del manager Vittorio Colao a ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale nel Governo Draghi richiama alla memoria tutti quei Governi della Repubblica Italiana che hanno avuto nella loro compagine un ministro con attributi simili.
In alcuni casi il tema della digitalizzazione è stato anche affidato a ministri con deleghe miste assegnate dal Presidente del Consiglio. Il caso di Diego Piacentini nominato da Matteo Renzi Commissario straordinario per l’attuazione dell’agenda digitale costituisce un ulteriore elemento di varietà su questo tema.
In questo articolo non si ha l’obiettivo di contribuire alle già numerose proposte attuative per l’utilizzo dei fondi del cosiddetto Recovery Plan ma di ricordare gli avvenimenti principali relativi a quanto è successo nel passato, dove chi scrive è stato nella maggior parte dei casi testimone oculare, al fine di evidenziare cosa è successo e cosa non ha funzionato. La posizione dell’Italia nell’indice DESI (Digital Economy and Society Index) è una conferma di questa visione sul tema.
Si vedrà che molte questioni sono cicliche e quindi ai giorni nostri qualcosa dovrebbe essere attuata in modo diverso rispetto al passato.
Lucio Stanca, il primo ministro per l’innovazione e le tecnologie
Iniziamo questa sintetica carrellata con il primo ministro per l’innovazione e le tecnologie, il manager IBM Lucio Stanca.
Stanca viene nominato su forte volontà politica da Silvio Berlusconi nel giugno del 2001 che lo annunciò prima della tornata elettorale che riteneva (e che fu) di ampio successo.
Il fatto che Berlusconi fosse un convinto assertore della necessità di forti iniezioni tecnologiche al fine di migliorare la competitività del Paese ha garantito a Stanca un adeguato supporto politico.
Lo stesso Berlusconi costituisce e presiede il Comitato dei Ministri per la Società dell’Informazione dove il Ministro Stanca ha ovviamente un ruolo propositivo che gli fa avviare un numero estremamente rilevante di iniziative. Quando non si riesce a legiferare Stanca emette delle direttive anche congiuntamente con altri ministri.
Stanca dispone dei fondi indirettamente ereditati dal suo predecessore Franco Bassanini che aveva gettato le basi della digitalizzazione senza avere il tempo di renderle pienamente attive. Comunque, Stanca ritrova la Rete Unitaria della Pubblica Amministrazione, il testo unico della documentazione amministrativa (TUPA DPR 445/200) e le norme sulla firma digitale.
Ci sono 800 miliardi di lire dei fondi derivati dallo Stato per la vendita delle licenze UMTS. Un’apposita norma di legge garantiva al Ministro anche il recupero di risorse aggiuntive che si recuperavano ogni anno dalle economie di bilancio dei Ministeri. Un apposito fondo fu costituito con l’articolo 27, commi 1 e 2, primo periodo, della legge 16 gennaio 2003, n. 3.
Insomma, le risorse finanziarie non mancavano e fu dato avvio ad un complesso ed articolato piano di investimenti e cofinanziamenti, che comprendeva progetti destinati a tutti i settori pubblici e privati. In una dichiarazione alla stampa, il ministro annunciava tra l’altro che “…oggi abbiamo approvato iniziative concrete che riguardano cinque aree specifiche: la competitività del Paese, la cultura nazionale, l’educazione e l’alfabetizzazione digitale, la telemedicina e l’e-Government attraverso l’utilizzo più massiccio e proficuo delle tecnologie in rete.”
Cie, CAD e tessera sanitaria vedono la luce
I progetti costituirono i “cantieri digitali” e molte cose furono fatte. Il Portale nazionale del cittadino (oggi l’APP IO ne rappresenta l’istanza attualizzata), la Carta d’Identità Elettronica (in una seconda fase della sperimentazione trascinatasi oltre 12 anni), l’estensione della rete all’estero anche in supporto dell’ICE e tante iniziative per il privato come i distretti digitali e il portale dei servizi all’imprese. Si prosegue su tantissime iniziative che in altra forma sono presenti ancora oggi come la razionalizzazione dei sistemi elaborativi centrali e la Carta Nazionale dei Servizi poi accorpata alla Tessera Sanitaria.
SI fa tanto ma cosa rimane ex-post non è ancora una peculiarità operativa del Paese. Si inizia a rilevare casi di finanziamenti non produttivi o scarsamente remunerativi e quindi non sostenibili.
In alcuni casi il rimane inattivo dopo il “taglio del nastro”.
Per la prima volta si assiste a una evoluzione digitale che deve essere gestita in più legislature. Questo, ad oggi, è uno dei problemi irrisolti.
Terminiamo la descrizione molto sintetica del periodo del Piano Stanca con il ricordo della nascita del Codice dell’Amministrazione Digitale. Tra molte difficoltà di natura politica arriva in Gazzetta Ufficiale il Decreto Legislativo 7 marzo 2005, n.82.
Riforme e Innovazione nella PA: Luigi Nicolais
L’alternanza democratica porta a cambiamenti elettivi dello scenario di Governo e si passa al Governo Prodi II (maggio 2006) durato circa due anni, unico per l’intera XV legislatura. I temi dell’innovazione passano al Professor Luigi Nicolais con un’impronta decisamente pubblicistica, infatti, il titolo del Ministro è per le riforme e l’innovazione nella pubblica amministrazione.
Non entrando in merito alle questioni politiche la debolezza del Governo con numeri di maggioranza minimi non rende possibile particolare attività per il digitale e l’innovazione. Anche perché si percepisce la difficoltà di interagire tra ministeri.
Renato Brunetta, ministro della PA
Con il nuovo Governo con a capo ancora una volta Silvio Berlusconi non viene più nominato un ministro specifico per il digitale. Nelle deleghe del Presidente del Consiglio troviamo il Professor Renato Brunetta nominato Ministro per la pubblica amministrazione.
Brunetta concentra la sua attenzione alla pubblica amministrazione che vede come volano tecnologico anche per il settore privato. In tal senso promuove e sviluppa una nuova versione del CAD che si pone in parallelo alla riforma della PA. La parte digitale è asservita al mondo della pubblica amministrazione e alcune riforme sono per lo sviluppo della PEC ai cittadini con la CEC-PAC (Comunicazione Elettronica Certificata tra Pubblica Amministrazione e Cittadino). Il progetto viene ampiamente pubblicizzato, finanziato con un bando di gara gestito dal CNIPA ma non avrà mai un adeguato successo perché non coordinato con la PEC di base e per questo motivo poco supportato dai servizi delle PA.
Filippo Patroni Griffi e Francesco Profumo
Il subentro del Professor Mario Monti a partire dal novembre 2011 cambia ancora lo scenario e lo complica. Le deleghe sul digitale vengono suddivise tra Filippo Patroni Griffi e Francesco Profumo. Il primo ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione e il secondo Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca con delega all’innovazione tecnologica. Anche in questo caso il periodo di vita del Governo è breve (aprile 2013) e poco si vede sulla digitalizzazione. Comunque, i due Ministri appena citati firmano il DPCM 22 febbraio 2013 che è ancora in vigore per le regole tecniche della firma digitale.
Arriva Francesco Caio
Si passa rapidamente al Governo di Enrico Letta, a quello di Matteo Renzi e poi di Gentiloni. Letta si pone il problema del digitale in modo forte e nomina Francesco Caio, manager, a capo di una unità operativa che ha l’obiettivo di sviluppare il digitale con una forte attenzione alla risalita dell’Italia nella famigerata classifica dell’indice DESI che ci vede sempre negli ultimi posti. Caio viene anche nominato Digital Champion, carica istituita in UE dal Commissario all’Agenda Digitale Neelie Kroes.
Nonostante la brevissima durata del Governo Letta l’unità operativa coordinata da Caio getta le basi per lo sviluppo di SPID, della fatturazione elettronica e del servizio PagoPA.
Il Commissario straordinario Diego Piacentini
Una svolta cruciale sui temi del digitale arriva con la nomina di Diego Piacentini a Commissario straordinario per l’attuazione dell’agenda digitale. È un mandato triennale che comunque è stato di circa due anni (settembre 2016 – ottobre 2018).
Piacentini attiva un gruppo di alte professionalità che agiscono con un profilo estremamente moderno ma poco allineato alle metodologie della PA. Vengono usate le metodologie internazionali per lo sviluppo del software e il cosiddetto Team digitale tenta di incidere anche sul ruolo di AgID ma creando conflitti di competenze più che risultati.
Comunque, la visione pragmatica e privatistica di Piacentini porta a uno sblocco decisivo nel progetto dell’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente – ANPR e alla piena attivazione di PagoPA. Non trascurabile anche il ruolo di supporto alle PPAA sui servizi SPID. Piacentini e il Team contribuiscono a una nuova versione del CAD che con il tradizionale correttivo porta alla versione numero sei dello stesso.
Giulia Bongiorno e Paola Pisano nei due governi Conte
I due Governi Conte sono caratterizzati dall’avvocato Giulia Bongiorno, ministro della Pubblica Amministrazione che riesce a produrre (in 15 mesi circa) per la PA solo la cosiddetta Legge di Concretezza affidando i temi del digitale all’AGID molto attiva in sede comunitaria, su SPID e sulla razionalizzazione dei CED e il passaggio al paradigma cloud. Al Ministro Bongiorno subentra Paola Pisano che ritorna a ricoprire un ruolo specifico per il digitale essendo nominata nel Conte II ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione. Quest’ultima è in carica per oltre 17 mesi fino all’insediamento del Governo Draghi il 13 febbraio 2021.
Anche in questo caso il breve periodo non ha favorito risultati particolari anche per la pandemia.
Poi il cambio del Direttore di AgID ad ogni cambio di Governo è un altro elemento di rallentamento di iniziative sul digitale.
Nel periodo Pisano si stabilisce l’imminente scadenza del 28 febbraio 2021 per la fruizione dei servizi online della PA esclusivamente tramite CIE, SPID e CNS. Ci sono anche altre innovazioni al CAD fortemente modificato dalla Legge di semplificazione 2020.
Il documento di riferimento per la digitalizzazione è denominato “2025 – Strategia per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione del Paese”. Il riferimento a una data esterna alla fine della legislatura nel 2023 è certamente lungimirante.
L’arrivo di Vittorio Colao
Arriviamo a Vittorio Colao che viene nominato Ministro per l’innovazione tecnologia e la transizione digitale da Mario Draghi e giura alcuni giorni fa, il 13 febbraio 2021.
Colao somiglia molto come base operativa a Stanca e Piacentini. Più al primo che al secondo perché l’esperienza di Piacentini è “meno” ICT di quelle IBM e Vodafone di Stanca e Colao.
Quest’ultimo ha anche una base economica importante per operare nell’ambito del suo mandato, comunque fino alla fine fisiologica della legislatura nel 2023.
Le risorse economiche sui temi dell’innovazione tecnologica e la transizione digitale sono di decine di miliardi di euro e provengono dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il tema della digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura dispone alla data della previsione di 48,7 miliardi di euro; circa 10 miliardi sono per la digitalizzazione, innovazione e sicurezza nella PA.
Numeri enormi e di grande responsabilità anche per un manager esperto come Colao.
Quest’ultimo si è “allenato” con il Rapporto per il Presidente del Consiglio dei Ministri prodotto dal Comitato di esperti in materia economica e sociale.
Il titolo del Rapporto è “Iniziative per il rilancio – Italia 2020-2022”. All’interno sono presentate 102 idee per il rilancio dell’Italia.
Conclusioni
Il ciclo aperto con il Piano Stanca si richiude con il Piano Colao e con la presumibile visione e azione coordinata e coerente da ministro.
Gli ostacoli che ci sono sempre stati sono la differente visione politica e manageriale in un Governo che è tecnico/politico.
Il coinvolgimento di tre visioni diverse alla base tra i Ministri Giorgetti (Sviluppo Economico), Brunetta (PA) e Colao.
Le dichiarazioni sulla necessità del cambio di passo sono scontate e ripetute da decenni. Il fatto che ogni soggetto di Governo ricomincia quasi da capo ci ha portato alla situazione attuale.
Next Generation Italia (noto anche come Recovery Plan) ha poco tempo a disposizione per partire, la transizione digitale è sempre più urgente. L’unità e l’accordo tra tecnici e politica è indispensabile. La valutazione della sostenibilità dei progetti è elemento altresì indispensabile. Abbiamo fatto molto negli anni e poco ci è rimasto.
La frase finale, quindi, non può che essere innovare, realizzare, sostenere, potenziare, innovare nuovamente in un ciclo continuo.
Auguri e buon lavoro al nuovo Governo.