Il 2018 è partito con due importanti novità per il mondo dei pagamenti digitali verso la Pubblica Amministrazione e si preannuncia carico di novità per i cittadini e per i Comuni aderenti al sistema PagoPA. Il nuovo Cad e la PSD2. Vediamo come impatteranno sui pagamenti verso la PA.
I quattro principali diritti digitali del cittadino e dell’azienda verso la PA
CAD
Il 12 gennaio è stato pubblicato in GU il D.Lgs. 13 dicembre 2017, n. 217, ossia il correttivo al Codice dell’amministrazione digitale, che entrerà in vigore il prossimo 27 gennaio. Le implicazioni per il mondo dei pagamenti sono, in sintesi:
- Si estende l’obbligo di adesione a pagoPA anche ai gestori di servizi di pubblico interesse, che fino ad oggi potevano aderire in via facoltativa;
- E’ sancito il diritto per chiunque di accedere ai servizi onlineofferti da PA (quindi anche quelli di pagamento) e da gestori di pubblici servizi tramite la propria identità digitale, ovvero attraverso SPID
- L’art.5 del CAD, cuore della norma in riferimento ai pagamenti, ha subito due importantissime modifiche: primo, anche i pagamenti tramite carta devono transitare dal Nodo dei Pagamenti, il che prospetta la necessità di integrare i dispositivi POS presenti agli sportelli nel sistema pagoPA, nel rispetto del regolamento UE n. 751/2015 relativo alle commissioni interbancarie (vedi sotto). Diversamente, a meno che sia possibile il pagamento in contante, l’utente andrebbe indirizzato sul sito istituzionale o ai PSP aderenti al sistema, eventualmente con un Avviso di pagamento fornito dall’operatore dell’Ente. In secondo luogo il correttivo aggiunge i commi 2-ter e 2-quater: il primo stabilisce che PA e gestori di pubblici servizi consentano al cittadino di effettuare, tramite pagoPA, anche i pagamenti spontanei relativi alle entrate tributarie dei Comuni e degli altri enti locali, IMU e TASI; con il comma 2-quater tuttavia si precisa che resta fermo il sistema di versamento unitario di crediti e debiti relativi a imposte, contributi INPS e altre somme a favore dello Stato, delle regioni e degli enti previdenziali (F24) fino all’adozione di un DPCM che fisserà, anche in maniera progressiva, le modalità tecniche per l’effettuazione dei pagamenti tramite piattaforma anche in campo tributario e contributivo.
In conclusione, per quanto riguarda il CAD, è chiara la volontà del legislatore di far confluire in modo progressivo tutti i pagamenti a favore della PA sul Nodo nazionale dei pagamenti, abbandonando ogni altro sistema, ancorché elettronico (POS, F24). L’obiettivo non è più quindi solo quello di favorire la diffusione dei pagamenti digitali, ma anche quello di avere un unico punto di monitoraggio e controllo delle entrate della PA.
PSD2
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La seconda importante novità in campo normativo è del 13 gennaio, data dell’entrata in vigore del D.Lgs. 15 dicembre 2017, n. 218, recepimento della direttiva europea 2015/2366, ben nota come PSD2. Si tratta di un ampio quadro regolatorio in tema di pagamenti digitali innovativi, qui ci concentriamo sulle novità che hanno implicazioni immediate in ambito di pagamenti alla PA.
In merito alle deroghe sull’impiego del credito telefonico come modalità di pagamento, la norma include le donazioni, l’acquisto di contenuti digitali e servizi a tecnologia vocale e i biglietti relativi esclusivamente alla prestazione di servizi, definendo un limite massimo agli importi che possono essere gestiti: 50 euro per singola transazione e 300 euro mensili. Tali operazioni di pagamento sono messe a disposizione dal fornitore di servizi di telecomunicazione, in aggiunta ai servizi di comunicazione usuali. Ricordiamo che il CAD, già nella versione 2016, aveva incluso l’obbligo per la PA di accettare i micropagamenti tramite credito telefonico, ma mancavano le regole tecniche di cui all’art. 71 del CAD. La PSD2 offre un primo quadro: sul piano prettamente tecnologico ed operativo, nel sistema pagoPA l’operatore di rete potrà assumere il ruolo di PSP, probabilmente adottando le stesse soluzioni o piattaforme usate oggi, previa integrazione con il Nodo dei Pagamenti; per quanto riguarda la tipologia di servizi di pagamento abilitabili con questo canale, tuttavia, le possibilità sono molto limitate dalla Direttiva: sicuramente biglietti del trasporto pubblico locale, parcheggi e poco altro.
Il Decreto attua il regolamento sulle interchange fee dei pagamenti con carte, fissando i limiti massimi: 0,2% e 0,3% del valore dell’operazione, rispettivamente per carte di debito e di credito. Non solo, per le “operazioni nazionali” dovranno essere applicate commissioni ulteriormente ridotte per pagamenti fino a 5 euro, incentivando così l’utilizzo della carta anche per micropagamenti (pensiamo, ad esempio, ai vari diritti di segreteria necessari per la presentazione di istanze o per i servizi demografici). Anche il problema del surcharging (divieto di ribaltare i costi dell’operazione sul pagatore cittadino), su cui l’arena politica discuteva temendo un problema di finanza pubblica, è stato superato: ora il divieto di applicare un sovrapprezzo a chi usa uno strumento di pagamento elettronico è legge.
Oltre il quadro normativo, da un punto di vista pratico le Pubbliche Amministrazioni già beneficiano del sistema PagoPA, che ha rivoluzionato il mondo dei pagamenti alla PA e che nei prossimi mesi porterà ulteriori interessanti evoluzioni quali il modello 4 (pagamento presso il PSP senza Avviso di pagamento) e dell’avvisatura digitale (invio al cittadino degli avvisi di pagamento in formato digitale da parte dell’Ente o dei PSP). Nondimeno, AgID già nel 2017 ha emesso le specifiche tecniche per integrare i POS fisici nel sistema e alcuni operatori del settore sono aderenti a pagoPA, quindi per i Comuni è possibile sin da subito installare POS integrati a pagoPA e rispettare il correttivo del CAD.
Lo scenario
L’Osservatorio eGovernment del Politecnico di Milano da 7 anni monitora i trend relativi ai pagamenti digitali alla PA e, dal 2013, di PagoPA. La situazione in Italia si sta evolvendo velocemente: se nel 2015 nessun Comune del campione di ricerca dichiarava la già avvenuta adesione a pagoPA, oggi il 76% dei Comuni è aderente, di cui circa il 50% ha attivato uno o più servizi. In totale risultano 2920 quelli attivi.
Per comprendere al meglio il fenomeno in atto, nell’edizione 2017-18, la survey sui pagamenti digitali dell’Osservatorio eGovernment intende indagare quali sono le criticità che un Comune deve affrontare durante il processo di adesione, sulla base di quali criteri sono stati scelti i servizi attivi e quali azioni compiere per far conoscere o stimolare i cittadini all’uso di pagoPA.
La ricerca, strutturata in sinergia con il Team per la Trasformazione Digitale, continua il monitoraggio dei trend e, per riuscire a comprendere ancora meglio la situazione interna agli Enti Locali, approfondisce l’analisi riguardante 3 servizi specifici: TARI, refezione scolastica e sanzioni amministrative per violazione al codice della strada.
L’indagine è stata inviata al protocollo dei Comuni italiani durante la seconda settimana di gennaio e rimarrà attiva per tutto il mese di febbraio. Ci auguriamo una forte partecipazione da parte degli Enti Locali.