Abbiamo scoperto che in Italia non è possibile sapere – con precisione e in modo indipendente – quanto e come i politici occupano la tv. Ossia quale politico abbia avuto spazio di parola in quale trasmissione, su quale rete, in quale data e ora, per quanto tempo. Sarebbero dati che Agcom raccoglie, in teoria. Ma li pubblica solo in modo aggregato, ossia in modo poco trasparente, non permettendo di sapere quanto sopra. E non dà queste informazioni nemmeno a chi fa un Foia (Freedom of information act).
L’associazione Copernicani ci ha tentato infatti a fare un Foia per avere i dati grezzi di monitoraggio, con i quali poter ottenere le risposte cercate. Il Foia però ha mostrato – anche in questo caso – tutta la sua debolezza. Agcom non ha fornito i dati richiesti.
Viene persino il sospetto: Agcom è titolare davvero dei dati grezzi di monitoraggio dell’audience o tali dati appartengono a un terzo, pagato per accumulare una preziosissima banca dati?
Ricostruiamo l’iter dell’intera vicenda. Noi comunque non ci arrendiamo: abbiamo fatto ricorso al Tar.
Trasparenza e dati aggregati
Il tema della trasparenza è da tempo al centro dell’attenzione dell’associazione Copernicani che risponde a questa esigenza della cittadinanza, tra gli altri modi, anche attraverso piattaforme che rappresentano i dati in formato di grafico a bolle. Associando una immagine si elabora meglio l’entità di una spesa, e si comprende quanto questa incida sul totale.
E’ stato fatto con il bilancio dello stato (abbiamo aggiornato la piattaforma budget.g0v.it col bilancio 2020 nel giro di poche ore dalla sua pubblicazione), con il bilancio consultivo di INPS, e, per come è stato consentito, con i dati di rilevazione audience per Agcom.
Ma proprio su quest’ultimo argomento si sono rilevati i maggiori problemi. Agcom infatti fornisce i dati soltanto in formato aggregato (non consentendo quindi di personalizzare l’aggregazione dei dati o di vederli filtrati per politico secondo i diversi ruoli che ricopre).
La prima richiesta di accesso generalizzato
Abbiamo allora formulato una richiesta di accesso generalizzato (detto anche FOIA, all’inglese) chiedendo di poter accedere in formato elettronico ai dati grezzi di monitoraggio: chi abbia avuto spazio di parola in quale trasmissione, su quale rete, in quale data e ora, per quanto tempo, ovvero i dati che Agcom raccoglie.
Attualmente Agcom diffonde solamente dati aggregati e la sensazione è che l’aggregazione sia effettuata con scelte a volte in parte arbitrarie (cosa lecita, forse necessaria, ma le scelte dovrebbero esplicitate).
L’unica maniera per verificare l’accuratezza delle elaborazioni in modo indipendente è quella di avere i dati non aggregati. Inoltre, è anche una questione di efficacia: avendo i dati, è sempre possibile produrre ulteriori analisi rispetto a quelle fatte da Agcom, oppure associare quella base dati ad altre informazioni, per effettuare elaborazioni più interessanti.
La risposta di Agcom
Ad una nostra prima richiesta (aprile 2019) ci hanno risposto dandoci esattamente gli stessi dati resi pubblici, quelli aggregati. Abbiamo specificato cosa ci servisse, indicando in modo preciso i dati “grezzi”, prendendoli dal contratto di servizio con l’operatore esterno, a ciò incaricato. Non ci hanno risposto.
Frustrati, abbiamo fatto ricorso interno, al fine di far rivalutare la nostra richiesta (giugno 2019). Purtroppo il Responsabile per della prevenzione delle corruzione e della trasparenza di Agcom ci ha risposto in maniera non soddisfacente, sostenendo che il nostro intento fosse quello di creare un sito e di “riutilizzare” i dati (si noti che le cause di diniego sono e possono essere solo quelle indicate dalla legge), che avrebbero dovuto effettuare elaborazioni non previste (ma noi chiediamo appunto i dati non elaborati), che l’attività sarebbe stata eccessivamente gravosa (ma si tratta probabilmente al più di qualche megabyte di dati al mese, estraibile con una semplice query da qualsiasi database).
Il ricorso al TAR
A questo punto l’unica opzione rimasta è stata il ricorso al TAR del Lazio, competente in materia.
Si è costituita l’Avvocatura di Stato, ribadendo in modo piuttosto acritico le argomentazioni usate da Agcom, aggiungendo per la prima volta un’informazione che avrebbe dell’incredibile, se fosse vera: Agcom non è titolare dei dati, ma solo delle elaborazioni. Ovviamente, a nostro parere, questo non corrisponde al vero (né era stato un motivo esplicitato nel diniego). Se fosse vero, vi sarebbe un potenziale grave danno erariale: a fronte di milioni per tale monitoraggio il risultato non apparterrebbe pienamente al titolare della funzione amministrativa, ma a un terzo, per di più pagato per accumulare una preziosissima banca dati.
Il nodo della trasparenza
Il sito agcom.g0v.it al momento viene alimentato con i dati aggregati ed è fermo al 19 maggio stante l’impossibilità di effettuare analisi automatiche. L’udienza è fissata al 4 dicembre prossimo.
In nome della trasparenza ci siamo sentiti in dovere di provare ogni strada, anche per testare l’efficacia dello strumento FOIA.
Avere dati aggregati di partenza è l’opposto della filosofia che sta alla base degli open data, anzi si potrebbe dire che è l’opposto alla trasparenza stessa. Avere dati grezzi permette infatti un più accurato controllo della qualità degli stessi da parte della comunità.
L’epoca della fiducia in bianco è andata, fateci controllare.