pubblica amministrazione

Concorsi dei dipendenti pubblici, così non va: una proposta per cambiare

Il “metodo a crocette” per reclutare i dipendenti pubblici è stata una buona scelta o rischia di creare inefficienze e incapacità di risolvere problemi o erogare servizi essenziali per i cittadini? Ai posteri l’ardua sentenza

Pubblicato il 28 Ott 2021

Mara Mucci

già vicepresidente della commissione d’inchiesta sullo stato della digitalizzazione della PA nella XVII leg, informatica, resp. PA di Azione

concorsi pubblici

Cosa sta succedendo nel mondo del reclutamento dei funzionari della Pubblica Amministrazione? Il metodo attualmente utilizzato – complice l’emergenza Covid – è davvero in grado di garantire alla PA le competenze necessarie?

Partiamo dall’inizio.

Decreto sul reclutamento PA, rischi e opportunità di una riforma tanto attesa

Dal blocco delle assunzioni al “metodo Brunetta”

Vent’anni di blocco totale delle assunzioni nella PA, dovuto prevalentemente a un’ondata propagandistica di discredito nei confronti di tutti i dipendenti, bravi o fannulloni indistintamente, hanno impoverito oltremodo i numeri e le competenze necessarie all’erogazione dei servizi essenziali per la comunità ai quali, bene o male, ci piaccia o meno, i dipendenti pubblici assolvono ogni giorno.

A un certo punto, ci si è resi conto che sì, ci sono i fannulloni, ma ci sono pure quelli che di lavoro ne fanno molto e che, andati in pensione, avrebbero lasciato nella PA voragini incolmabili di attività assolutamente necessarie, senza avere alcuno a cui assegnarle.

E allora, il genio della lampada, complice l’era Covid, ha ben pensato di “inventare” un metodo “nuovo” di selezione del personale, certamente veloce e poco costoso: la selezione basata esclusivamente su una prova a quiz integrata dalla valutazione del curriculum, ovvero l’ormai noto “metodo a crocette”.

Cosa prevede l’attuale metodo di selezione del personale PA

Cosa prevede? Molto semplice. Tutti i concorrenti, che, come numero, navigano dai 170.000 ai 200.000 per 3.000 posti circa, vengono sottoposti in sede concorsuale a un questionario di 40 quesiti con 3 sole risposte di cui una corretta (ovvero il 33,3% di possibilità di prenderci tirandoci a caso). Chi ottiene il punteggio minimo di 21 punti entra in un mega super calderone dal quale si individueranno i famosi 3.000 funzionari vincitori, tenendo conto anche dei titoli formativi già posseduti. Gli altri resteranno in attesa di chiamata.

In sostanza, si crea un grande contenitore di possibili funzionari, dal quale, nei prossimi anni, si preleveranno le persone di cui la PA ha bisogno. Selezionati come? Con le “crocette” su un questionario di 40 quesiti, che non prevede né una prova scritta né una prova orale!

I dubbi sull’attuale modello di reclutamento

Le osservazioni sono due, una di ordine metodologico, e dunque di sostanza, e una che viene dal passato (gli errori, chissà perché, tendiamo a ripeterli).

Il metodo è sostanza dice il saggio. Questa selezione avrà certamente il pregio di essere rapida, ma sconfina nell’essere troppo “grossolana”, non garantendo la qualità in alcun modo. I candidati non solo non vengono chiamati a scrivere nulla (e saper scrivere è un requisito sostanziale per un funzionario) ma non vengono neanche auditi, dunque non si può sapere se sappiano esprimersi correttamente, con logica e raziocinio (elementi altrettanto essenziali).

Originariamente il concorso era più serio, ora è stato completamente snaturato, trasformandolo nella sola prova con le “crocette”. Questo metodo di selezione potrebbe ben adattarsi al reclutamento di figure di livello inferiore, rispetto al quale potrebbe costituire il giusto equilibrio tra obiettivi posti e modalità operative per perseguirli. Non può essere lo standard per figure come i funzionari.

Ci sono poi altri appunti da fare. Una domanda che sorge è questa: come la mettiamo con chi ha preso 30/30, e viene scavalcato da uno che ha preso 21/30, ma che ha maggiori titoli. Il concorso dà precedenza al secondo, ma a conti fatti, ha reclutato il migliore dei due?

Poi c’è l’aspetto storico. In passato abbiamo visto graduatorie infinite, con idonei ripescati anche dopo anni (anche 10!). Questo ha prodotto l’innalzamento dell’età media nella PA, e competenze potenzialmente in parte non attuali. Avverrà lo stesso anche stavolta?

In sintesi, il processo di selezione del personale della PA è cruciale per il buon funzionamento stesso della Pubblica Amministrazione. Usare la tecnologia e la digitalizzazione non è garanzia di per sé di una buona selezione. Occorre saper parlare e saper scrivere se si vuole fare un buon servizio pubblico, ed il solo metodo a “crocette”, certo rapido nell’esecuzione, non consente di verificare queste capacità.

Una proposta concreta per una migliore selezione del personale pubblico

Noi, come gruppo PA di Azione di Carlo Calenda, abbiamo fatto una proposta seria a riguardo, perché pensiamo che il reclutamento del personale pubblico sia un pilastro fondamentale per il nostro Stato. Si tratta di una soluzione semplice, e quindi di facile implementazione, che non rinuncia alla capacità di selezione del concorso pubblico basato su vere prove di merito, ma che ne accelera enormemente lo svolgimento (anche attraverso la tecnologia), consentendo di ridurre, in media, anche fino a un terzo e oltre, gli attuali tre anni circa, necessari per il completamento di una procedura concorsuale. Speriamo di poterne parlare presto col ministro della pubblica amministrazione Renato Brunetta.

Questo modo grossolano di selezionare le figure che servono alla PA, con una percentuale alta di successo anche solo buttando a caso una risposta, senza testare la capacità di esprimersi e di scrivere in modo corretto, serio non è.

Ai posteri il giudizio.

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