L’ambizioso progetto di trasformazione digitale del nostro paese è una necessità trasversale non più solo abilitante, ma anche necessaria per lo sviluppo economico e culturale della nostra società sempre più interconnessa.
In questo senso il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza assegna alla Missione 1 l’obiettivo di fornire un impulso decisivo al rilancio della competitività e della produttività del Sistema Paese.
Smart city, Macchine in guida autonoma, operazioni chirurgiche a distanza, monitoraggio ambientale diffuso, intelligenza artificiale, realtà virtuale e realtà aumentata sono alcune delle innovazioni che pochi anni sembravano futuristiche, ma che oggi rientrano nei piani di sviluppo a breve-medio termine di molte imprese. Il PNRR in questo senso rappresenta un’opportunità unica per strutturare una base sostenibile e allo stesso tempo costruire un’infrastruttura adeguata ad abilitare lo sviluppo di queste nuove tecnologie.
L’investimento 1.1 della M1C1 in questo senso ha l’obiettivo di garantire che i sistemi, i dataset e le applicazioni della Pubblica Amministrazione siano ospitati in data center con elevati standard di qualità a livello di affidabilità, sicurezza, capacità elaborativa e di efficienza energetica. L’investimento prevede dunque la creazione di un Polo Strategico Nazionale, ovvero una struttura cloud nazionale che possa soddisfare i requisiti di interoperabilità stabiliti a livello europeo in modo da poter facilitare lo scambio dei dati tra i vari paesi membri.
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Migrazione al cloud, il ruolo delle Regioni
Le Regioni in questi anni hanno prodotto un sistema di infrastrutture di estrema complessità e oggi ospitanti in produzione migliaia di servizi e sistemi essenziali per l’azione amministrativa. Come Coordinatore della Commissione per l’Innovazione Tecnologica e la Digitalizzazione fin dalla presentazione della Strategia Cloud Italia ho rappresentato la disponibilità delle Regioni a una collaborazione tecnica al fine di valorizzare le esperienze e gli investimenti regionali realizzati. La misura procede secondo le scadenze previste, e in particolare è previsto che il PSN sarà collaudato e pronto all’uso entro la fine del 2022, tuttavia risulta essenziale una continua sinergia tra le iniziative nazionali e locali per valorizzare quanto di positivo è stato realizzato nel territorio e per implementare la non più procrastinabile migrazione al Cloud, tema centrale per la compiuta transizione digitale.
Infatti, alla luce dell’incremento esponenziale del volume di dati trattati e della necessità di fornire ai cittadini servizi digitali sicuri e facilmente accessibili, è evidente che l’abilitazione tecnologica della pubblica amministrazione deve passare per lo sviluppo e l’implementazione delle tecnologie cloud.
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Finanziare e accompagnare la migrazione al cloud di dati e applicazioni
In questo senso l’investimento 1.2 “Abilitazione e facilitazione migrazione al Cloud” della M1C1 prevede di finanziare la migrazione al cloud dei dati e delle applicazioni di circa 12000 pubbliche amministrazioni locali come comuni, scuole e strutture sanitarie, in ambienti cloud pubblici e certificati. Data l’ambizione della misura l’obiettivo dell’investimento è quello di supportare la migrazione attraverso un accompagnamento costante dalla fase di valutazione dello stato attuale alla fase di migrazione effettiva. Il target, fissato a settembre 2024, è la migrazione di circa 4000 amministrazioni locali in ambienti cloud certificati.
Contestualmente è necessario permettere ai diversi sistemi informativi di comunicare in maniera efficace, onde evitare inutili sprechi di tempo e risorse sia per i cittadini e le imprese che per la Pubblica Amministrazione in generale.
Il principio “once only”
L’investimento 1.3 “Dati e interoperabilità” della M1C1 ha quindi l’obiettivo di garantire la piena interoperabilità dei dataset principali e dei servizi delle pubbliche amministrazioni centrali e locali, concretizzando il principio “once only” e prevedendo lo sviluppo di una “Piattaforma Nazionale Dati” che avrà l’obiettivo di garantire l’interoperabilità dei dataset tramite un catalogo di “connettori automatici” (API) condivise e consultabili da tutte le amministrazioni centrali e locali. Con questo strumento le informazioni sui cittadini potranno essere messe a disposizione di tutte le amministrazioni in modo immediato, semplice ed efficace.
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Rafforzare le difese contro la criminalità informatica
La digitalizzazione oltre a grandi vantaggi, porta con sé un generale aumento del livello di vulnerabilità in relazione alle minacce cyber. In questo senso l’investimento 1.5 della M1C1 dedicato alla Cybersecurity ha l’obiettivo di rafforzare le difese dell’Italia contro i rischi derivanti dalla criminalità informatica, attuando un “Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica”, e rafforzando le capacità tecniche nazionali di difesa cyber in materia di valutazione e audit continuo del rischio.
La grande sfida è evidenziata dalla difficoltà di mettere in sicurezza fino all’ultima “porta di accesso” del più piccolo ente locale. Il finanziamento previsto è poco più di 620 milioni di euro. Data la portata della sfida e considerando che nel 2021 sono stati registrati 2.049 cyber attacchi gravi (un aumento che sfiora il 10% rispetto all’anno precedente), considerata anche e soprattutto l’attuale situazione geopolitica è essenziale che i fondi vengano aumentati quanto prima. Inoltre, va considerato che oggi noi abbiamo una debolezza strutturale in termini di competenze ICT nella pubblica amministrazione. Questo significa che serve un grande piano nazionale per la qualificazione delle risorse pubbliche per la creazione e l’assunzione di profili specifici.
La Commissione per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, in questo senso, ha posto l’attenzione sull’importanza di attivare quanto prima un reclutamento straordinario d’urgenza nei sistemi regionali di profili professionali informatici specializzati in cybersicurezza e trasformazione digitale, che possa prevedere norme di finanziamento nazionale, ma anche deroghe ai vincoli esistenti per l’assunzione di tale personale. Emerge infatti chiaramente la necessità di una stretta alleanza fra il sistema degli enti locali e il governo centrale perché la cyber sicurezza è una tematica che richiede un approccio condiviso e trasparente.
Fondamentale per il raggiungimento di una società al passo con i tempi e consapevole è supportare l’apprendimento e il miglioramento delle competenze digitali dei cittadini al fine di ridurre il digital divide che certe fasce di popolazione rischiano di subire passivamente.
Parola d’ordine: competenze
Questo è l’obiettivo dell’investimento 1.7 “Competenze digitali di base”. In questo contesto il PNRR prevede di rafforzare il network territoriale di supporto digitale. In particolare, il sub-investimento 1.7.2 della M1C1 mira proprio alla creazione di una rete di centri di facilitazione digitale intesi come punti di accesso fisico, come biblioteche o anche scuole, che offrono formazione in presenza e online per l’acquisizione di competenze digitali in modo da sostenere efficacemente l’inclusione digitale. L’obiettivo è quello di formare circa 2 milioni di persone con poche o nessuna competenza digitale in tutta Italia. Il progetto sta proseguendo secondo i tempi previsti e grazie alla collaborazione con il Dipartimento per la Trasformazione Digitale è possibile da luglio di quest’anno per le Regioni e le Province Autonome siglare gli accordi col Dipartimento e procedere quindi alla messa a terra dell’investimento con le modalità e gli interventi che riterranno più consoni alle specificità del proprio territorio.
Conclusioni
Le diverse soluzioni digitali possono e devono cambiare il rapporto che i cittadini e le imprese hanno nei confronti della Pubblica Amministrazione, troppo spesso percepita lontana dalle reali esigenze del territorio, trasformandola nella migliore alleata. La digitalizzazione è un mezzo che permetterà di snellire i tempi di risposta e automatizzare quei processi che a oggi richiedono troppo tempo e molte risorse.
Per riuscire in questa impresa, tuttavia, è essenziale intensificare i canali di comunicazione tra i diversi Enti e i cittadini, condividere le best practice a livello locale e nazionale e individuare ed eliminare quegli ostacoli che spesso rischiano di rallentare o addirittura di bloccare interi processi. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza deve essere quindi percepito come una sfida che abbiamo il dovere di superare per il futuro dell’Italia, dei suoi cittadini e delle sue imprese.