PA digitale

Responsabile per la transizione digitale, che fare perché non sia un “profeta disarmato” nella PA

Il Responsabile per la transizione digitale nella PA ha un ruolo di assoluta e strategica rilevanza e infinite responsabilità. Una figura senza la quale difficilmente si attuerà quella trasformazione della PA progettata da Agid e Team digitale. Ecco cosa fare subito per metterlo nelle condizioni di svolgere i suoi compiti

Pubblicato il 24 Ott 2018

Michele Vianello

consulente e digital evangelist

digital

La figura del Responsabile per la transizione al digitale, resa obbligatoria dall’art. 17 del Codice dell’Amministrazione Digitale, è decisiva, in tutte le realtà della Pubblica Amministrazione, per il successo dei processi di digitalizzazione e di riorganizzazione. Eppure ancora pochi enti hanno proceduto alla nomina, considerata dai più soltanto come un ulteriore adempimento burocratico. Si tratta invece di una figura essenziale, che deve svolgere il ruolo di cinghia di trasmissione tra gli indirizzi dettati da AGID e la concreta applicazione nei territori. Si rischia, però, di creare solo un altro profeta disarmato. Vediamo perché e come evitarlo.

La figura del Responsabile per la transizione al digitale

Il Codice dell’Amministrazione Digitale, all’art. 17, prevede l’obbligo per tutte le Pubbliche Amministrazioni (e per i soggetti sottoposti a quanto previsto dal CAD) di nominare una figura che indirizzi, coordini e gestisca la trasformazione digitale così come configurata dallo stesso CAD.

Ricordo ancora che questa figura è di diretta nomina del vertice dell’Amministrazione. Ciò implica che, nel caso di un Comune, essa sia di diretta emanazione del Sindaco e della Giunta.

Per questa sua caratteristica, il Responsabile per la transizione al digitale è sovraordinato, nelle sue attività, alle altre figure apicali, compreso il Segretario Generale.

Questa figura deve essere interna all’Amministrazione; non può essere cioè un consulente esterno.

Questa figura viene definita dalla legge come un ufficio dirigenziale.

Soprattutto, per le attività che deve svolgere il Responsabile dovrà essere dotato di competenze in materia organizzativa/manageriale, informatica e di informatica giuridica.

Perché la circolare Bongiorno

La circolare del Dipartimento della Funzione Pubblica (a firma del Ministro Bongiorno) n. 3 del 1 ottobre 2018, ribadisce l’importanza decisiva di questa figura sottovalutata dalle diverse Amministrazioni pubbliche.

In particolare, il Ministro sottolinea “l’opportuna urgenza” nel provvedere alla nomina.

Ritengo che tale urgenza evidenziata dal Ministro vada ricercata in questi motivi:

  • ancora poche Amministrazioni hanno nominato il Responsabile. Non si tratta solo di piccoli comuni o provincie. L’ambito di applicazione del CAD, ribadisce la Bongiorno, è quello relativo all’art.2, comma 2 del CAD, quindi anche al mondo delle public utilities;
  • le nomine sono avvenute, spesso, tra gli appartenenti a tre tipologie di soggetti: i responsabili dei CED o “dell’informatica”, i Segretari Generali, o la “burocrazia pubblica”, o tra dipendenti senza specifiche competenze.

Diciamocela con infinita franchezza: il Responsabile per la transizione al digitale è stato vissuto come un ulteriore adempimento burocratico, non è stato dotato di poteri adeguati. D’altronde gli obiettivi di innovazione informatica e organizzativa, molto spesso, non sono ricompresi negli strumenti di programmazione e valutazione dei diversi Enti.

I compiti del Responsabile per la transizione digitale

Opportunamente la circolare Bongiorno ricorda i compiti del responsabile.

Essi spaziano dal “coordinamento strategico dello sviluppo dei sistemi informativi di telecomunicazione e fonia, all’indirizzo e coordinamento dello sviluppo dei servizi, sia interni sia esterni, forniti dai sistemi informativi di telecomunicazione e fonia” alla “analisi periodica della coerenza tra l’organizzazione dell’amministrazione e l’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, al fine di migliorare la soddisfazione dell’utenza e la qualità dei servizi nonché di ridurre i tempi e i costi dell’azione amministrativa, alla cooperazione alla revisione della riorganizzazione dell’amministrazione”.

Il Responsabile può inoltre “pianificare e coordinare il processo di diffusione, all’interno dell’amministrazione, dei sistemi di identità e domicilio digitale, posta elettronica, protocollo informatico, firma digitale o firma elettronica qualificata e mandato informatico, e delle norme in materia di accessibilità e fruibilità nonché del processo di integrazione e interoperabilità tra i sistemi e servizi dell’amministrazione”.

Come ben si capisce il Responsabile ha compiti di assoluta e strategica rilevanza e infinite responsabilità.

La circolare ricorda, infine i forti poteri di coordinamento che dovrebbe assumere la figura del Responsabile. Uso il condizionale perché, quasi sempre, il Responsabile è un “profeta disarmato”.

Da dove passa il cambiamento della PA italiana

Chi scrive ricorda da sempre che il cambiamento della Pubblica Amministrazione italiana non passa semplicemente da una sciocca espansione delle piattaforme digitali (e delle infrastrutture digitali) anche se di nuovissima concezione.

La modernizzazione della Pubblica Amministrazione avverrà a larga scala se cambieranno innanzitutto i modelli organizzativi e relazionali che dovranno essere incentrati sulla priorità dei diritti del cittadino.

Lo stesso CAD, peraltro codifica tali diritti.

Il digitale è il formidabile strumento/piattaforma che consente tutto questo.

Senza timore di smentita nella Pubblica Amministrazione italiana non esistono figure che sommino assieme le competenze informatiche e quelle organizzative/manageriali.

Le figure informatiche, anche se di ottimo livello, non hanno una cultura organizzativa e un potere tale da indirizzare le scelte di cambiamento necessarie. Le figure che hanno potere organizzativo, molto spesso, lo esercitano in modo burocratico.

Le scelte organizzative e i sistemi premiali non sono perciò coerenti.

Nella realtà odierna ciò che prevale è un patto tra i diversi livelli apicali che lascia inalterato il potere di ognuno senza tenere conto dell’efficienza e dei diritti del cittadino.

La struttura continua ad essere concepita in modo verticale, all’opposto il successo del digitale sta nella trasversalità e nell’apertura.

Se devo essere sincero le Pubbliche Amministrazioni che hanno provveduto alla nomina del Responsabile, generalmente, hanno ritenuto, commettendo un errore importante, che andassero premiate le competenze informatiche.

Assenza di programmazione e di potere, nessuna correlazione con i sistemi premianti, scissione dagli indirizzi programmatici dell’Amministrazione, queste tre carenze possono portare all’affossamento della figura del Responsabile per la transizione.

Conseguentemente, senza la figura del Responsabile le disposizioni dell’AGID, le attività del Team per la trasformazione digitale resteranno, spesso, pie illusioni affidate ai volonterosi e alle scadenze ricordate senza speranza di essere rispettate.

La figura del Responsabile è invece la cinghia di trasmissione tra gli indirizzi dettati da AGID e la concreta applicazione nei territori.

Senza la figura del Responsabile quella “pedagogia dell’innovazione”, necessaria per evitare che il cambiamento della PA sia concepito come top down, e quindi destinato ad un lento e inutile logoramento, non troverà, nelle diverse realtà, il suo soggetto attuatore.

Ciò che è necessario fare fin da subito

  • Una attività di sensibilizzazione e formazione dei soggetti deputati a nominare la figura del responsabile. In particolare andranno investiti i Sindaci, gli Amministratori e i Presidenti di Aziende Sanitarie e i gestori delle Public Utilities. Va ribadita la necessità di un legame organico tra le dichiarazioni programmatiche (nel caso dei Comuni il DUPe il PTCPT) e il cambiamento organizzativo e informatico.
  • La revisione dei criteri di costruzione e di valutazione dei Piani di Gestione, “pesando” e “valutando” obiettivi specifici, assolutamente trasversali, da attribuire ai diversi settori delle Amministrazioni. In questo senso andranno anche riviste anche le modalità di scelta e di nomina degli Organi interni di valutazione, quasi sempre sprovvisti di competenze in materia di innovazione e digitalizzazione.
  • Una attività costante di formazione sui modelli organizzativi e di informatica giuridica.

Francamente, in questo momento, attribuirei meno importanza alle cosiddette “competenze informatiche e digitali”. Per carità esse servono e sono necessarie. Ma, in questo momento la Pubblica Amministrazione ha bisogno, innanzitutto di competenze organizzative, manageriali, di valutazione degli obiettivi.

Ribadisco, il digitale è un abilitante, non il centro dell’Universo.

Sempre per essere franchi, non penso che oggi sia centrale, negli investimenti di una Pubblica Amministrazione l’intelligenza artificiale e la blockchain.

Semmai gli sforzi dovrebbero essere indirizzati alla redazione di piani territoriali sulla valorizzazione dei dati pubblici.

La valorizzazione dei dati pubblici dovrebbe consentire la liberazione di risorse economiche frutto di attività di predittività.

Ma, soprattutto, va prevista al più presto la revisione dei sistemi premianti in direzione della capacità di valorizzare chi innova tangibilmente, chi apre la propria organizzazione, chi coinvolge i cittadini, chi promuove politiche di trasparenza.

In quest’ottica il Responsabile, come si capisce bene, giocherebbe un ruolo chiave.

Temo altrimenti che, senza queste misure, purtroppo, il Responsabile per la transizione al digitale continuerà a restare un mero adempimento burocratico e un “profeta disarmato”.

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