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Responsabile per la transizione digitale, così spinge la PA aumentata



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Il caso dell’Unione Bassa Reggiana permette di approfondire il ruolo del Responsabile per la transizione digitale nel coniugare innovazione e cambiamento culturale per la governance della cosiddetta PA aumentata 

Pubblicato il 15 apr 2025



Comunicazione quantistica Responsabile transizione digitale

Il paradigma operativo della PA aumentata offre agli enti pubblici di ogni dimensione la possibilità di rivoluzionare il modo di gestire e offrire i servizi ai cittadini e alle imprese: un modello in cui il RTD – Responsabile per la transizione digitale ha un ruolo fondamentale. Questo funzionario non è più solo un tecnico, ma un esperto a tutto tondo capace di mediare tra gli aspetti tecnologici, politici e amministrativi, cogliendo la complessità delle organizzazioni pubbliche e suggerendo metodologie di valorizzazione del lavoro dei dipendenti. Una mansione che trova il giusto supporto negli strumenti innovativi, come le piattaforme per le istanze online. 

RTD – Responsabile per la transizione digitale: chi è e cosa fa

Non più solo un “referente tecnologico”, ma un ponte tra strategia e operatività perché il mondo della PA è mutato, alla luce anche dei cambiamenti tecnologici e del mondo: “La funzione del RTD non è più solo quella assunta nel 2017, quando questa figura per normativa è diventata obbligatoria – spiega Raffaele Davolio, responsabile per la transizione digitale dell’Unione Bassa Reggiana -. Nel contesto della PA Aumentata questo funzionario è un orchestratore strategico che deve essere in grado di muoversi tra politica, organizzazione e innovazione”. La figura infatti “unisce trasversalmente diversi contesti. Il RTD va pensato come aumentato, per una PA aumentata appunto, e deve saper leggere il contesto in cui opera, generare visioni condivise e costruire relazioni all’interno e all’esterno dell’ente”, aggiunge.

Un aspetto non secondario, in quanto “la critica più nota verso gli RTD è che sono isolati in determinati contesti, ma essendo un soggetto che deve far evolvere la PA, deve tessere relazioni e imparare da esempi virtuosi”. Il mio lavoro è creare le condizioni perché il digitale funzioni e generi valore pubblico: infrastrutture, sicurezza, interoperabilità, ma anche ascolto, visione e negoziazione. 

Del resto, la PA aumentata è un nuovo paradigma amministrativo “dove non si tratta più solo di digitalizzare servizi e processi ma di espandere le capacità della PA attraverso tecnologie abilitanti, competenze, dati e natura collaborativa – È aumentata perché si connette: con i dati, con i territori, con le persone e con altre amministrazioni. È aumentata anche nel metodo: ibrida, collaborativa, capace di lavorare in rete. Il nostro lavoro come RTD è di creare le condizioni per cui questa “intelligenza collettiva” possa esprimersi – precisa Davolio -. È una PA che diversamente da prima è in grado di apprendere, dialoga e anticipa i bisogni e sa usare il digitale come leva di sviluppo non fine a sé stessa”. Il fattore umano per far ciò è fondamentale. Tuttavia, è ancora fortemente presente nelle pubbliche amministrazioni un importante digital gap: “I percorsi di formazione avviati sono assolutamente fondamentali, ciò che si fa fatica a cogliere è la capacità della PA di fare interventi formativi strutturali, percorsi di upgrade dei dipendenti pubblici, che sono i primi promotori della digitalizzazione del pubblico presso imprese e cittadini”, sottolinea il RTD dell’Unione Bassa Reggiana.

Gli strumenti a disposizione del responsabile per la transizione digitale

Gli strumenti tecnologici aiutano il responsabile per la transizione digitale nei suoi molti compiti, favorendo un approccio data driven: “Questo aspetto è fondamentale – prosegue Davolio -. La PA aumentata è un sistema rafforzato da strumenti predittivi, con capacità analitica e di automazione. Sicuramente il paradigma è data driven, è importante governare basandosi sulla consapevolezza dei dati e di ciò che comunicano, un contesto in cui l’RTD aumentato è affiancato da strumenti digitali che ne potenziano l’efficacia, in collaborazione con altri soggetti”. Per esempio, l’uso di strumenti di IoT è molto utile per la raccolta dei dati: “Come Unione siamo destinatari di un bando regionale nel contesto smart city – racconta Davolio -. La raccolta del dato ci permette di avere una visione strategica del territorio, per cui strumenti come l’IoT aiutano a raccoglierli e prendere decisioni ben orientate. Sono percorsi lenti per la PA, in particolare per i piccoli Comuni, dinamiche che richiedono un accompagnamento, grazie alle best practice di altri enti e modelli cui tendere. Dobbiamo essere contaminati e pronti all’apertura, non chiuderci ma capire qual è la direzione che hanno fatto altri, prenderne il buono e mutuarne le esperienze positive”, è il suggerimento.

Utile quindi fare network anche perché, nel contesto della PA aumentata, il ruolo del RTD non contempla più semplicemente utilizzare una tecnologia per svolgere un lavoro: “Il RTD oggi è calato in un contesto che potenzia la sua capacità di agire grazie a dati, all’intelligenza artificiale e a persone formate e motivate. Ciò ci porta a ripensare del tutto il modo in cui si lavora nella PA”, aggiunge Davolio. Ed è proprio questa la vera sfida: C’è ancora un po’ di paura, perché questo approccio porta a riorganizzare la PA e il lavoro in essa per cui bisogna scardinare il vecchio modello e ciò crea un po’ di resistenza culturale”, afferma il funzionario.

Come elixForms ha supportato il RTD dell’Unione Bassa Reggiana

Per capire questo aspetto, un esempio utile è il ruolo assunto dal RTD nell’adozione della piattaforma di elixForms di Anthesi per la gestione delle istanze online nell’Unione Bassa Reggiana. Spiega Davolio che questo ha incluso “il coordinamento complessivo del progetto, la gestione del raccordo delle piattaforme e la programmazione delle attività prossime del servizio. La soluzione di Anthesi ci sta consentendo una governance unitaria in materia di servizi digitali – spiega -. Siamo otto Comuni diversi, con regolamenti, prassi e procedimenti diversi. Il fatto di avere adottato una soluzione unica ci ha permesso di razionalizzare costi e processi”. elixForms è in grado “di integrarsi con tutte le piattaforme abilitanti, ciò semplifica da parte del cittadino la presentazione delle istanze, ma internamente allo stesso modo ha semplificato il lavoro dei dipendenti comunali, che non devono più gestire le pratiche come prima manualmente”. Dal procedimento analogico si è passati quindi a un processo digital by design che garantisce compliance normativa ed efficacia.

La formazione verso i dipendenti è stata fondamentale: “Ora gestiscono in pochissimo tempo attività cui prima dedicavano ore e ore. Abbiamo fatto percorsi di formazione dedicati, dedicando anche una struttura di supporto per i singoli enti”, aggiunge Davolio. Per ora “stiamo mappando le istanze a più alto valore pubblico, quelle più usate lato cittadino e imprese per dare più immediate risposte, ma l’obiettivo è gestire la totalità delle istanze online con elixForms. Abbiamo stimato un 40% delle ore uomo in meno usate per le istanze”, conclude.

Articolo realizzato in partnership con Anthesi

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