La notizia del superamento della soglia di 5000 responsabili per la transizione digitale della pubblica amministrazione, come è possibile controllare dal sito avanzamentodigitale.italia.it, va sicuramente accolta con piacere, perché la Pubblica Amministrazione ha veramente bisogno di quelle figure professionali.
E tuttavia qualcosa non torna e fa venire il sospetto che siamo di nuovo di fronte a un adempimento vuoto, non in grado di incidere sulla realtà della PA. Perché a una prima analisi solo pochi di quegli RTD sembra avere le giuste competenze
Il senso dell’RTD per la PA
Quando nel 2014 il Presidente del Consiglio Renzi riunì al Nazareno i parlamentari del PD per discutere della riforma della PA ricordo bene l’intervento della Senatrice Linda Lanzillotta che chiese con determinazione che venisse introdotta una figura apicale, che rispondesse direttamente al vertice politico e che si occupasse della transizione digitale. Successivamente ricordo di quando in qualità di relatore del decreto legislativo che portava quella e altre modifiche riunii alla Camera dei Deputati, con la collaborazione del circolo dei giuristi telematici, una serie di esperti e portatori d’interesse per discutere di quale fosse la migliore formulazione di quelle norme e ne venne fuori, tra l’altro, la richiesta che la legge specificasse che quella figura doveva avere forti competenze tecniche, manageriali e di informatica giuridica.
Infine ricordo bene quando in qualità di Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione, nell’affrontare il filone d’indagine relativo al rispetto del Codice dell’Amministrazione Digitale nelle PA, decisi di iniziare convocando i vari RTD dei ministeri e scoprimmo che nessuno li aveva nominati. Tutti i decreti di nomina degli RTD dei ministeri e delle Regioni hanno una data posteriore a quella prima convocazione in cui dovetti minacciare di convocare in audizione il Ministro e chiedere conto a lui del motivo per cui, nonostante reiterate richieste al suo Ministero, il nome del RTD non ci veniva comunicato.
Il RTD è uno strumento fondamentale nella sfida alla digitalizzazione della PA se si è realmente convinti che stiamo vivendo una trasformazione epocale a causa delle tecnologie.
Se siamo convinti che il digitale pervade con velocità crescente tutte le attività umane e quindi tutte le organizzazioni, occorre domandarsi chi, all’interno dell’organizzazione stessa, si stia occupando della transizione, per evitare di trovarsi impreparati al cambiamento, arrivando in ritardo o, peggio, ignorando le nuove opportunità. Se nessuno se ne occupa e se devono occuparsene tutti, l’asino con due (o cento) padroni, si sa, muore di sete…
Il senso della legge che istituisce la figura del RTD è questo ed è quindi fondamentale non considerare la nomina del RTD come mero adempimento burocratico. È per questo che mi sento di fare un appello alla Ministra Pisano: questa volta facciamo sul serio!
La verifica sugli attuali RTD
Lo faccio perché in seguito all’annuncio del raggiungimento di quota 5000 ho fatto qualche controllo utilizzando gli open data che si possono scaricare dal sito dell’indice della PA e da cui è possibile ottenere facilmente il nome e cognome dei RTD nominati. A parte un serio problema di qualità del dato, su cui tornerò in altra sede, che ci fa trovare, ad esempio, che il comune di Sappada ha nominato Responsabile il signor “xxx” di nome e “xxx” di cognome, campionando un po’ a caso si trovano i nomi e cognomi di molti segretari comunali e addirittura di un sindaco.
Ricordo ai lettori che l’articolo 17 del CAD, che impone la figura del RTD, stabilisce al comma 1-ter che “Il responsabile dell’ufficio (…) e’ dotato di adeguate competenze tecnologiche, di informatica giuridica e manageriali”.
Nei casi appena citati, mi permetto di dubitare… Anche se fosse, comunque, sicuramente un sindaco non può rivestire un ruolo dirigenziale e quindi quella nomina è illegittima.
Pochi RTD con competenze
Quanti dei 5000 RTD elencati nell’IPA hanno realmente i requisiti richiesti dalla norma? In quanti casi la nomina è stata presa sul serio e non come mero adempimento a cui occorreva rispondere con un nome qualsiasi che si prendesse la “responsabilità” del ruolo inteso più come “terminale” a cui far arrivare le comunicazioni di Agid e del Team digitale che come “responsabile” di azioni concrete tese a gestire e favorire la transizione digitale dell’Ente?
Temo molto pochi perché, banalmente, sappiamo tutti che nelle politiche di assunzione della PA le figure professionali richieste dall’art. 17 non sono state quasi mai presenti. Inoltre va detto che probabilmente pochi comuni si sono resi conto dell’opportunità prevista dal comma 1-septies che permette alle pubbliche amministrazioni diverse dalle amministrazioni dello Stato di individuare l’ufficio e il responsabile per il digitale anche in forma associata. Perché non lo fanno? Perché nominano persone che molto probabilmente non hanno le competenze necessarie e previste dalla legge? Molto probabilmente perché le persone con le competenze giuste non le hanno e, nonostante la norma imponga loro di averle dal settembre 2016, dopo tre anni non hanno provveduto ad assumerle o formarle.
La ministra Pisano metta 100 milioni sulle competenze
La digitalizzazione della PA prosegue a rilento anche e soprattutto a causa della cronica mancanza di competenze, soprattutto nei vertici delle PA. Se non vogliamo continuare a fare finta non bastano più le circolari ministeriali che spingano gli enti ad approvare nomine di facciata la cui reale aderenza alla norma non viene poi controllata da nessuno. Servono risorse. Nella prossima legge di bilancio la Ministra Pisano dovrebbe pretendere l’istituzione di un fondo ad hoc: un investimento di 100 milioni per cofinanziare al 50% l’assunzione di nuovi dirigenti che finalmente abbiano competenze adeguate.
Cento milioni per investire in cervelli e immettere nella PA le competenze che da troppi anni mancano, innescando un circolo virtuoso che ridurrebbe gli sprechi nelle forniture ICT e, accelerando la transizione al digitale, si ripagherebbe in poco tempo.
Questa volta, vi prego, non facciamo finta. Evitiamo che la nomina dei RTD sia ridotta ad un adempimento e riconosciamo nella prossima legge di bilancio, con uno stanziamento ad hoc di almeno 100 milioni, il giusto valore ad una operazione così importante come la transizione digitale, che è una sfida bellissima e difficilissima che potremo vincere sono puntando sulle competenze.