Nell’era di profondi cambiamenti che la nostra società sta attraversando – pensiamo alla transizione digitale e all’avvento dell’intelligenza artificiale – è necessario che anche la pubblica amministrazione si rinnovi. Per assicurare, innanzitutto, il successo dell’attuazione del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), ma anche per mantenere il ruolo di “motore del Paese”.
La necessità di rinnovamento nella PA italiana
È una sfida cruciale che richiede competenze e profili nuovi, e, soprattutto, l’ingresso dei giovani nella pubblica amministrazione.
Secondo una recente analisi su base ISTAT condivisa su Twitter da Lorenzo Ruffino, l’età mediana nella PA raggiunge i 50 anni, a fronte dei 40 nel settore privato, e la percentuale di dipendenti al di sotto dei 34 anni rappresenta soltanto il 13,2% rispetto al 32,4% nel privato.
Ciò significa che la pubblica amministrazione è popolata soprattutto dai cosiddetti “immigrati digitali” più che dai “nativi digitali”, che invece hanno una naturale dimestichezza con le nuove tecnologie. È uno dei fenomeni che determina il ritardo nella digitalizzazione. Quella dei digital natives, infatti, non è solo una “innata” abilità tecnica, ma un diverso approccio al mondo del lavoro, grazie alla possibilità e capacità di disporre di strumenti che offrono straordinarie opportunità. Ma sono proprio loro a essere numericamente meno presenti nel corpo della PA.
Il ricambio generazionale nella PA come abilitatore della transizione digitale
Secondo il Sole24Ore nei prossimi 5 anni un dipendente su cinque della PA andrà in pensione e ci saranno 681.800 nuove assunzioni a fronte delle uscite per il pensionamento. Non solo: si prevedono anche ingressi aggiuntivi al turnover per ben 60.500 unità, come emerge dal rapporto “Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine” realizzato da Excelsior insieme a Unioncamere. A fronte di un valore medio di replacement di poco inferiore al 12%, il pubblico impiego supera il 20% (a fronte del 10,4% per i dipendenti privati).
Per gli uffici pubblici si prospetta dunque la possibilità concreta di un ringiovanimento della forza lavoro, anzi è il settore in cui si attende un tasso di sostituzione più elevato.
È quindi necessario – anzi, vitale – che questo importante cambiamento strutturale sia accompagnato da un vero piano di change management a partire dal ricambio generazionale come abilitatore della transizione digitale.
Le idee dei giovani per cambiare la PA
Del resto, l’interesse e la volontà delle nuove generazioni di impegnarsi per contribuire in modo significativo alla sostenibilità, all’inclusione e al miglioramento dei servizi pubblici sono emersi in modo evidente durante i recenti campionati europei di imprenditoria giovanile Gen-E, organizzati dalla Fondazione Junior Achievement a Catania.
Questo importante evento internazionale, che premia i progetti imprenditoriali di giovanissimi (da 15 a 23 anni) di oltre 40 Paesi europei, ha raccolto molte idee dedicate anche alla Pubblica Amministrazione, caratterizzate da creatività e innovazione, declinando l’imprenditorialità come strumento per migliorare concretamente la vita delle persone e coinvolgere tutti nella gestione delle criticità. I giovani hanno dimostrato con le loro proposte che la digitalizzazione è alla base delle azioni che le Istituzioni possono fare per affrontare i temi chiave del loro territorio o ambito di competenza: dai servizi digitali a portata di click, alla mobilità, alla sicurezza, al risparmio energetico, all’inclusione.
Formazione e sviluppo competenze: le nuove frontiere per la PA
Tempo fa il ministro Zangrillo, nell’ intervista pubblicata sul quotidiano Il Tempo del 5 Aprile 2023, riteneva necessaria una piccola “rivoluzione culturale per orientare il nostro capitale umano ad accogliere i cambiamenti e trasformarli in opportunità. La formazione è uno degli strumenti imprescindibili di questo percorso”. Sulla base di questa importante assunzione si dovrebbe accelerare la definizione di processi che permettano il “ricambio intelligente” e che creino le possibilità di identificare ruoli adatti a popolazione più giovane che siano effettivi agenti di cambiamento.
A supporto dell’enorme sforzo che questa ipotesi comporta, è utile ricordare anche che il ministro cita Syllabus, la piattaforma per la formazione, disponibile per tutte le amministrazioni, totalmente rinnovata e arricchita di ulteriori funzionalità, che punta a fornire competenze di base per la transizione digitale, amministrativa ed ecologica, prefiggendosi di raggiungere almeno il 70% dei dipendenti nel 2025.
Le strategie per attrarre i giovani nella Pubblica Amministrazione
Ed è solo creando un terreno fertile all’innovazione che si può immaginare che l’innesto di nuove risorse con una propensione alla digitalizzazione maggiore possa generare un vero e proprio cambiamento.
Allo stesso tempo è fondamentale che la PA diventi essa stessa molto più attrattiva per i giovani, sviluppando e adottando strategie di “employer branding” simili a quelle del settore privato, tenendo conto che le nuove generazioni hanno esigenze molto diverse da quelle passate e sono interessate a luoghi di lavoro che permettano il coinvolgimento e la possibilità di esprimere il proprio contributo concreto.
Per attrarre i giovani occorre creare ambienti di lavoro stimolanti, conciliare le esigenze della vita con quelle del lavoro, offrire opportunità di crescita professionale, delineandone i percorsi di carriera, fornendo una formazione continua e dinamica, mettendo in atto politiche che valorizzino il merito e l’innovazione per l’avanzamento di carriera.
Se la Pubblica Amministrazione sarà in grado di offrire un modello completamente diverso dallo stereotipato “posto fisso”, disancorato da rigidi inquadramenti e carriere bloccate, che preveda stipendi adeguati, flessibilità e smart working, avanzamenti di carriera basati sul merito, allora potrà davvero sfruttare la straordinaria opportunità del ricambio generazionale in atto.