programmazione 2021-2027

Risorse per l’Agenda Digitale: quante sono e come usarle bene

Stiamo entrando nel nuovo ciclo di programmazione 2021-2017, che investirà in modo sempre più importante sulla trasformazione digitale. In questo quadro, l’Italia potrà beneficiare di oltre 100 miliardi di euro già a partire dal 2021, ma è fondamentale lavorare fin da subito per riuscire a programmarne l’utilizzo e la spesa

Pubblicato il 15 Feb 2021

Giulia Marchio

Politecnico di Milano

digital divide digitale

Ci troviamo in un momento chiave per quanto riguarda le risorse per l’attuazione dell’Agenda Digitale. Ci stiamo affacciando a un nuovo ciclo di programmazione, e il quadro finanziario pluriennale per il settennio 2021-2027, con oltre 1.800 miliardi di euro, si configura come il maggiore pacchetto mai finanziato dal bilancio dell’Unione Europea.

La Presidente della Commissione Europea ha più volte definito quello che sta cominciando il “decennio digitale europeo”, ribadendo come una quota importante delle risorse andrà a finanziare la trasformazione digitale degli Stati Membri. Le Amministrazioni italiane sono pronte per questa importante sfida?

Il livello di spesa delle PA in soluzioni digitali

In questo contesto, l’attività dell’Osservatorio si è posta l’obiettivo di analizzare nel dettaglio il livello di spesa in soluzioni digitali della Pubbliche Amministrazioni (PA) del nostro paese, per capirne l’adeguatezza, abilitare confronti tra diversi contesti territoriali e apprezzarne il potenziale moltiplicatorio, a patto che si ingaggino correttamente le imprese private.

In primo luogo, grazie alla rilevazione effettuata dalla Corte dei conti (per il suo referto sull’attuazione del Piano triennale 2017-2019), quest’anno è stato possibile disporre di una banca dati unica a livello nazionale contenente le informazioni sulla spesa in digitale di tutte le regioni e quasi tutte le province, le città metropolitane e i comuni[1].

La maggior parte della spesa è di competenza di comuni (652 milioni nel 2019) e regioni (1,1 miliardi). Come già accennato in un precedente articolo, i comuni con oltre 250.000 abitanti e quelli sotto i 2.000 registrano le maggiori spese pro capite annuali in digitale, rispettivamente 17,70 e 13,82 euro annui ad abitante[2]. Con meno di 6,5 euro ad abitante l’anno, i comuni di sud e isole spendono quasi la metà di quelli di centro e nord (tra 10 e 11). Anche le Regioni spendono in digitale in modo estremamente eterogeneo.

Figura 1. Spese in soluzioni digitali e popolazione residente delle varie regioni italiane suddivise per macro-aree –  Rielaborazione di dati della Corte dei Conti

In tutte le regioni con una popolazione inferiore ai 2 milioni di abitanti la PA spende meno di 50 milioni l’anno in digitale, ad eccezione che nel Friuli-Venezia Giulia, con una spesa pari a oltre 70. Una netta spaccatura è invece apprezzabile nelle regioni con oltre 2 milioni di abitanti: si va dai 13 milioni annui della Campania fino ai 243 della Lombardia. Questa non è solo la regione con la più alta spesa in digitale ma anche quella con il maggior numero di abitanti (oltre 10 milioni, quasi il doppio della seconda regione più popolata, il Piemonte).

La spesa pro capite annua della PAL lombarda in soluzioni digitali è pari a 24,1 euro ad abitante, circa il 43% più alta della media nazionale, pari a 16,8 euro ad abitante l’anno. Questa media risente tuttavia di outlier come la Valle d’Aosta (535 euro ad abitante l’anno) e la Campania (solo 2,3). Escludendo queste regioni, la media diventerebbe pari a 25 euro ad abitante l’anno, leggermente superiore a quella lombarda.

I fondi europei del ciclo di programmazione 2014-2020

Una buona parte degli interventi in materia di agenda digitale è stata realizzata grazie ai fondi europei del ciclo di programmazione 2014-2020[3], attraverso cui l’Europa ha stanziato complessivamente oltre 630 miliardi di euro e l’Italia, dopo la Polonia, è il paese che ha ricevuto più risorse, con oltre 72 miliardi di euro contro una media europea attorno ai 22. In particolare, gli stanziamenti per l’attuazione dell’agenda digitale sono afferenti a due degli undici obiettivi tematici (OT) che racchiudono le priorità stabilite dalla Commissione Europea: L’OT2 “migliorare l’accesso alle tecnologie digitali” e l’OT11 “migliorare l’efficienza della PA” fanno, infatti, riferimento diretto all’attuazione dell’agenda digitale[4]. Dei fondi complessivi destinati all’Italia per l’agenda digitale, il 67% (circa 2,4 miliardi) è relativo all’OT2 mentre il restante 37% (pari a circa 1,2 miliardi) è relativo all’OT11. In linea con la media europea (34%), a fine 2020 l’Italia ha speso il 35% dei fondi stanziati su OT2 ed OT11.

Il posizionamento delle Regioni in base alle risorse

La Figura 2. mostra il posizionamento delle 19 Regioni italiane e delle due province autonome (Trento e Bolzano) relativamente all’ammontare di risorse che sono state loro destinate, impegnate e spese a fine 2020. Secondo la classificazione europea, Regioni e province autonome sono state suddivise in regioni meno sviluppate, regioni in transizione e regioni più sviluppate in funzione del loro PIL pro capite rispetto alla media europea.

Figura 2. Impiego a fine 2020 delle risorse regionali dei fondi strutturali relativamente agli OT2 e OT11 –  Rielaborazione dei dati della Commissione Europea aggiornati a ottobre 2020

Nonostante diverse regioni e province autonome (8 su 21) abbiano impegnato oltre il 100% delle risorse disponibili, la maggior parte (18 su 21) non ha superato, alla fine del ciclo di programmazione 2014-2020, la soglia del 50% di risorse spese a fronte di quelle disponibili. Le uniche eccezioni risultano essere la Puglia (81%), la Valle d’Aosta (68%) e il Lazio (58%) mentre la percentuale media di risorse spese è pari al 41% del totale. Tale valore è leggermente superiore alla media europea (pari al 34%). Tuttavia, questo non vuol dire che si deve abbassare l’attenzione sull’impiego dei fondi, in quanto i prossimi due anni saranno cruciali per spendere le risorse europee vincolate su progetti di attuazione dell’agenda digitale, che altrimenti andranno perse.

Il nuovo quadro finanziario pluriennale per il settennio 2021-2027

Il nuovo quadro finanziario pluriennale per il settennio 2021-2027 vale oltre 1.800 miliardi di euro, e si configura come il maggiore pacchetto mai finanziato dal bilancio dell’Unione Europea. Di queste risorse, attraverso il nuovo fondo per la ripresa e la resilienza (meglio noto come Recovery Fund), verrà offerto agli stati membri un sostegno finanziario per investimenti e riforme orientati soprattutto a favorire una progressiva transizione alla sostenibilità ambientare e a un utilizzo sistematico del digitale (pari circa 560 miliardi di euro).

Il principale impulso alla trasformazione digitale nel prossimo settennio sarà dato dalle rubriche di spesa mercato unico, innovazione e agenda digitale” (che comprende 76 miliardi di euro dal programma Horizon Europe, 18 miliardi dal programma Connecting Europe Facility, ed il programma Digital Europe, con una nuova dotazione di 8 miliardi di euro) e la rubrica “coesione, resilienza e valori” (che dispone di 322 miliardi di euro per la politica di coesione, 89 miliardi dal programma FSE+, e circa 8 miliardi di euro dai programmi Interreg per la cooperazione territoriale). Le risorse residue andranno in programmi a gestione diretta.

Conclusioni

Ci stiamo quindi affacciando a un nuovo scenario, fatto di importanti opportunità e altrettante sfide che l’Italia deve saper cogliere, delineando strategie e progettualità in tempi brevissimi. Pertanto, essere in grado di predisporre dei piani progettuali dettagliati e strutturare una governance capace di traguardare gli obiettivi che saranno concordati con la Commissione risulterà cruciale per poter sfruttare a pieno tutto il potenziale contenuto nel prossimo ciclo di programmazione. Il futuro del nostro paese dipenderà dal raggiungimento degli obiettivi che verranno prefissati e dalla capacità amministrativa nel perseguirli.

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  1. I dati sono disponibili qui: https://bit.ly/CDC_Referto_PianoT_2020. Non sono disponibili i dati di spesa delle province di Grosseto, Treviso, Sondrio, Enna, Caltanissetta, Trapani, Siracusa e Ragusa; della città metropolitana di Palermo e di circa 1300 Comuni all’anno (di questi, circa 760 non hanno risposto al questionario della Corte dei Conti, mentre i rimanenti non hanno indicato il proprio livello di spesa annuo; in entrambi i casi, il valore della spesa è stato assegnato impiegando il valore di media della fascia abitativa di appartenenza).
  2. Per maggiori informazioni sulla spesa dei Comuni si veda il report “Accelerare la trasformazione digitale degli enti locali” (www.osservatori.net).
  3. Dati disponibili su: https://cohesiondata.ec.europa.eu.
  4. Occorre tenere in considerazione che le risorse sull’OT2 e sull’OT11 non sono le uniche disponibili per attuare l’agenda digitale. Le politiche di digitalizzazione sono infatti trasversali e trovano applicazione anche in altri OT.

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