Per comprendere le ragioni del ritardo dell’Italia nei confronti del resto d’Europa sulla diffusione della banda larga è necessario concentrarsi su una visione più ampia del problema.
La questione è riuscire a innescare un processo circolare di utilizzo della banda larga: bisogna creare un circuito virtuiso che favorisca innanzitutto lo sviluppo della domanda e dei servizi (non solo da parte della PA, ma anche da parte dei privati), per far crescere la base degli utenti; senza trascurare l’importanza di azioni di alfabetizzazione, non solo informatica. Molti non utilizzano la banda larga, non perché manca o non copre certi territori, ma perché pensano di non averne bisogno, è molto diffusa la convinzione che non serva.
C’è dunque un mercato potenziale molto ampio su cui agire, composto principalmente da due grandi categorie: i giovani che non sanno usare i servizi della PA e la parte di utenti maturi, che rappresentano il target più importante su cui intervenire. In questa categoria rientrano anche I politici e più in generale quella porzione di popolazione che rappresenta la calsse dirigente, parte rilevante del mercato, che ancora non sa bene come usare la banda larga o ultra larga.
Attualmente ci troviamo in una fase di stallo, l’AGID non ha più una guida, mancano i vertici, inoltre non è stata disegnata in modo chiaro la governance del processo. Ragosa si è dimesso, quando arriverà il sostituto si potrà avere una visione complessiva della situazione.