In un contesto come quello della Sanità italiana, stretto tra la spinta all’efficienza e al contenimento dei costi da un lato e il progressivo decadimento della qualità percepita dai cittadini riguardo alle prestazioni erogate dall’altro, l’utilizzo di soluzioni ICT è indiscutibilmente una delle poche leve in grado di abilitare un cambiamento e permettere il raggiungimento di entrambi questi obiettivi.
Le Ricerche dell’Osservatorio ICT in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano hanno mostrato in questi anni gli enormi benefici a livello di sistema Paese ottenibili portando a regime l’utilizzo di alcuni strumenti chiave di innovazione digitale, come la Cartella Clinica Elettronica (CCE), i servizi digitali al cittadino, la dematerializzazione dei documenti, le soluzioni per la medicina sul territorio e l’assistenza domiciliare, il Cloud Computing e la virtualizzazione.
Parliamo di un risparmio possibile, legato per lo più ad un recupero di produttività, stimato in 6,8 miliardi di € l’anno per le strutture sanitarie e di 7,6 miliardi di euro l’anno per i cittadini. Benefici potenziali troppo importanti per non sviluppare immediatamente un piano di interventi, abbandonando il pregiudizio che in Sanità le nuove tecnologie siano un lusso, utili per modernizzare l’assistenza e i servizi, ma costose e destinate ad aumentare le spese, e quindi da rimandare a tempi migliori.
Ma se questo è vero, allora perché gli attori del sistema sembrano snobbare l’ICT? Le tendenze costanti legate alla riduzione della spesa complessiva allocata alla digitalizzazione della Sanità italiana sono allarmanti e mostrano una contrazione del 5% della spesa ICT nel 2013, rispetto ai già preoccupanti livelli del 2012, che ha raggiunto quota 1,17 miliardi di €, pari all’1,1% della spesa sanitaria pubblica, ben lontano da qualsiasi confronto con i paesi benchmark di riferimento a livello europeo e mondiale.
Per spingere il sistema ad invertire questo trend un’azione prioritaria da compiere è sicuramente quella di supportare gli attori nell’interrogarsi sui benefici resi possibili dalle nuove tecnologie, ricercando strumenti di valutazione degli investimenti in tecnologie digitali che possano guidare le decisioni di investimento.
Proprio con questa finalità di comprendere come e dove focalizzare gli investimenti in modo da ridurre i costi, recuperando così nuove risorse da investire nel miglioramento della qualità dei servizi sanitari, il team dell’Osservatorio ICT in Sanità ha avviato numerosi progetti di consulenza ed assessment, tesi ad analizzare le modalità di valutazione degli investimenti ICT nelle strutture sanitarie, raccogliendo attraverso casi studio le migliori pratiche e le evidenze di benefici concreti e misurabili a diversi livelli derivanti dall’implementazione a regime di soluzioni ICT.
Un primo esempio è rappresentato dal caso dell’Azienda Ospedaliera di Desio e Vimercate che, grazie all’implementazione della Cartella Clinica Elettronica diffusa a livello aziendale, ha raggiunto enormi benefici, soprattutto in termini di semplificazione e standardizzazione delle attività mediche ed infermieristiche, per quanto concerne la tempestività di accesso alle informazioni e il tempo di svolgimento di alcune attività operative. Il progetto ha inoltre permesso di dimostrare come, nell’introduzione della CCE, i grandi sforzi economici ed organizzativi che l’azienda ha dovuto compiere in fase iniziale e nei primi reparti coinvolti sono stati ripagati nel momento in cui si è passati ad un’implementazione su più larga scala, grazie alle economie di apprendimento che hanno facilitato la diffusione e ridotto gli sforzi di gestione del cambiamento.
Un ulteriore esempio di assessment dei benefici è il progetto condotto sull’Azienda Ospedaliera di Bergamo e concentrato sull’utilizzo di una soluzione ICT a supporto del processo di prescrizione, preparazione e somministrazione dei farmaci. I risultati sono stati anche in questo caso positivi su tutte le aree indagate, in particolare per quanto riguarda il rischio di processo. L’analisi condotta secondo la metodologia FMECA, attraverso l’esame delle variazioni ex ante ed ex post dell’Indice di priorità di Rischio (indicatore del livello di rischiosità relativa delle attività di processo), ha mostrato come l’adozione della soluzione ICT permette di ridurre (con valori che variano dal 16% al 46% a seconda della fase e del reparto coinvolto) il rischio di errori nelle fasi di prescrizione e allestimento della terapia – ad esempio con la standardizzazione di alcune attività e il controllo automatico della completezza e correttezza delle informazioni inserite – nonché il rischio di errori nelle fasi di preparazione e somministrazione del farmaco – ad esempio grazie all’introduzione di controlli automatici e verifiche incrociate durante lo svolgimento del workflow di processo.
Al di là dei benefici puntuali calcolati in questi studi, il reale valore di questo tipo di analisi è sicuramente quello di evidenziare l’importanza di “misurare” la realtà che ci circonda. La strutturazione di un sistema di indicatori da tenere costantemente monitorati nel tempo è, infatti, una pratica consigliabile e un percorso da attuare, soprattutto per quanto riguarda la valutazione di soluzioni informatiche, ma in generale per qualsiasi investimento ed attività aziendale. E questo è ancor più vero nel settore sanitario dove, tra vincoli organizzativi e tagli alle spese, la selezione accurata degli ambiti su cui concentrarsi prioritariamente assume un’importanza fondamentale.
Le difficoltà nel cercare di tradurre a livello economico benefici di carattere maggiormente qualitativo ed intangibile non deve fermare questo percorso, fondamentale per legare gli investimenti alle performance e gli sforzi ai risultati.
Solo in questo modo potranno essere attuate scelte di investimento guidate da una vera e corretta visione strategica, e non solo da esigenze immediate e contingenti di cassa.
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