Volendo attribuire un’etichetta a questo 2017 che si sta per chiudere, relativamente ai temi della Sanità Digitale, potremmo definirlo come l’anno della duplice svolta.
Una prima svolta è rappresentata da un molto più che significativo giro di boa compiuto sul piano della digitalizzazione “pianificata”, quella cioè relativa agli obiettivi definiti a livello centrale a partire dal 2012 (Fascicolo Sanitario Elettronico, e-prescription) e integrata successivamente con il Piano Crescita Digitale (CUP, avanzamento della diffusione del Fascicolo).
Ascriviamo nella categoria dei “dispersi” il progetto di centralizzazione dell’Anagrafe Nazionale Assistiti (ANA): l’aver voluto associare questa progettualità all’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente ha inevitabilmente sancito un ritardo difficilmente recuperabile nell’immediato. Per definizione, l’ANA “figlia” di ANPR potrà funzionare solamente quando anche l’ultimo degli ottomila Comuni sarà finalmente confluita nell’anagrafe nazionale. E anche in quel momento sarà comunque monca, in quanto mancheranno tutti gli individui non residenti ma comunque assistiti dal SSN. Col senno di poi, come suggerito a suo tempo da qualcuno, ANA avrebbe dovuto vivere di vita propria. Ma ormai è tardi.
Ma torniamo alla prima svolta: ormai molte Regioni sono partite col Fascicolo Sanitario Elettronico, almeno in termini di effettiva disponibilità delle piattaforme e al netto dall’effettivo utilizzo da parte dei medici di medicina generale e dei cittadini. Anche sul fronte dell’e-prescription siamo a buon punto, soprattutto per quanto riguarda le ricette per farmaci. Con un ultimo sforzo, è ragionevole prevedere che nel 2018 anche le ricette per prestazioni di medicina specialistica saranno (simil)dematerializzate, persistendo ancora la brutta abitudine della stampa del promemoria. Onore alla Provincia Autonoma di Trento che ha scelto di dematerializzare “sul serio”, facendo scomparire del tutto la cara vecchia carta.
L’evoluzione della domanda
Ma il 2017 sarà ricordato soprattutto come l’anno della seconda svolta, quella afferente alla sfera più squisitamente clinica della digital transformation in Sanità. Secondo i dati rilevati dall’Osservatorio Netics (fatturato per singoli segmenti e sotto-segmenti applicativi da parte dei vendor attivi in questo mercato specifico), l’anno che si chiude ha visto un primo significativo balzo in avanti della spesa IT relativa ad applicativi e servizi software compresi nei segmenti tipicamente clinici: cartelle di specialità, reti di patologia, strumenti di Clinical Collaboration, soluzioni di Clinical Decision Support System, telemedicina nelle sue varie declinazioni, PDMS e gestione digitale dei “Point of Care”. I volumi sono ancora bassi (meno di 40 milioni di Euro, al netto dell’IVA) ma il trend di crescita è finalmente approdato alla doppia cifra.
I presupposti per un 2018 ancora più performante sotto questo profilo ci sono tutti: quella che per parecchi anni è rimasta domanda inespressa sta affiorando alla superficie: soprattutto i medici, ma più in generale possiamo dire tutti gli operatori sanitari, stanno cominciando a manifestare i loro bisogni specifici, aldilà del software gestionale a prevalente connotazione amministrativa.
Il 2018 sarà anche l’anno dell’avvio della digital transformation applicata alla gestione delle cronicità, che – come sappiamo – rappresentano il “vero” e principale problema del SSN. Anche (soprattutto) in funzione della rivoluzione lombarda nell’adozione del Chronic Care Model comincerà ad esprimersi una domanda di soluzioni software e di servizi orientati alla gestione olistica (e collaborativa) del paziente cronico. Ragionevole pensare che altre Regioni seguiranno l’esempio lombardo, contribuendo ad alimentare questa nuova domanda di soluzioni IT-based, tanto da far nascere un nuovo segmento specifico di domanda (PHMS: Population Health Management Systems). Netics ha già introdotto nel suo database questo segmento, destinato a raggiungere una dimensione ragguardevole stimata intorno ai 100 milioni di Euro/anno nel giro di 3-4 anni a partire dal 2018.
L’evoluzione dell’offerta
Anche il sistema dell’offerta di software e servizi IT specifici per la Sanità (vendor di tecnologie, ISV, system integrator, Healthcare IT Service Provider) sta reagendo positivamente a questo nuovo impulso della domanda: praticamente tutti gli ISV hanno dato il via al rifacimento più o meno radicale dei loro software di cartella clinica, andando nella direzione del “Mobile First” (software pensato per essere fruito al meglio attraverso tablet e smartphone). Alcuni stanno progettando e realizzando App “complementari” al software di Cartella, incoraggiati da una domanda significativa in tal senso espressa dai clinici e – forse – un pochino ritardata (per non dire “osteggiata”) da qualche CIO un po’ troppo conservativo.
Il BYOD (“Bring Your Own Device”) sembra finalmente e definitivamente sdoganato, soprattutto nei grandi gruppi ospedalieri privati e nelle principali aziende ospedaliere pubbliche del Nord. Potrebbe apparire un dettaglio, ma non lo è: molti medici ospedalieri, più del 58% secondo una ricerca effettuata dall’Osservatorio Netics la scorsa primavera, dichiarano di preferire il tablet al PC come strumento di accesso al software di cartella clinica (ambulatoriale e di reparto) e sostengono di non avere problemi ad utilizzare devices di loro proprietà nel caso in cui la struttura presso la quale operano avesse difficoltà ad acquistarne ad-hoc.
Continuerà sempre nel 2018 il processo di convergenza fra l’IT e l’ingegneria clinica all’interno delle strutture ospedaliere: la digitalizzazione del “Point of Care” (utilizzo di dispositivi medici collegati alla rete e in grado di trasmettere i dati acquisiti alimentando la cartella clinica) viene sempre più dichiarata come attività prioritaria dalle Direzioni Sanitarie coinvolte nella survey Netics. Anche in questo caso, si tratta di un mercato potenziale complessivo di tutto riguardo se consideriamo il numero complessivo dei devices e le attività di integrazione coi software di cartella.
Comincia infine a manifestarsi la domanda di soluzioni per il Population Health Management, ossia – per dirla in termini più “informatici” di software e servizi SaaS per il Patient Relationship Management capaci di integrare piattaforme di Clinical Collaboration e i PDMS (Patient Data Management System) collegati ai dispositivi medici di utilizzo ospedaliero. Anche in questo caso, soprattutto le grandi firm della consulenza (da Accenture a Deloitte, da Healthy Reply a PwC) stanno sviluppando soluzioni a partire da piattaforme di CRM industry standard (SAP, Microsoft, Salesforce).
Per finire, telemedicina e intelligenza artificiale: due segmenti ad altissimo potenziale di sviluppo rispetto al quale però i segnali lato domanda risultano ancora deboli e confusi. La telemedicina continua a rimanere un fenomeno a macchia di leopardo legato soprattutto ad iniziative di ricerca finanziata e/o a episodi puntuali di sviluppo nato dal forte commitment di singoli Primari, mentre l’intelligenza artificiale utilizzata per il supporto a decisioni cliniche (analisi semantica, pattern recognition di immagini diagnostiche) sembra interessare moltissimo soprattutto alcuni ambiti specialistici a partire dall’oncologia ma ancora fatica a trovare un’offerta matura.
Staremo a vedere. Di certo ci sono tutte le premesse per un 2018 portatore di un’ulteriore significativa crescita della spesa IT in Sanità.
Manca ancora una governance complessiva, un Ministero Salute capace di elaborare una vision e di catalizzare un insieme di energie – lato offerta e lato domanda – sino ad oggi lasciate troppo spesso all’estemporaneità e all’iniziativa individuale.
Ma questa è un’altra storia, sulla quale occorrerà ritornare a discutere.