Sono sempre di più gli italiani che pagano di tasca propria le prestazioni sanitarie che il pubblico non riesce più a garantire. Nel 2013 la spesa sanitaria privata dei cittadini è stata pari a 26.9 miliardi di euro ed è aumentata del 3%, in termini reali, rispetto al 2007 (dati Censis). Nello stesso arco di tempo la spesa sanitaria pubblica è rimasta quasi ferma (+0,6%). Secondo l’indagine conoscitiva sulla sostenibilità economica del Ssn, condotta dalle commissioni Bilancio e Affari Sociali della Camera, la spesa privata avrebbe addirittura sfondato il muro dei 30 miliardi l’anno. Per l’esattezza 30,3 mld, tra farmaceutica, diagnostica e assistenza. In altri termini, i cittadini sostengono ormai direttamente circa il 20% della propria spesa sanitaria. La sanità integrativa potrebbe rappresentare una straordinaria risorsa integrando il livello di copertura garantito dal SSN e riducendo le disuguaglianze che esistono in termini di capacità assistenziale tra le diverse Regioni.
Il ruolo della Sanità pubblica va sicuramente preservato ma non come un totem. Esso va reso compatibile con le risorse disponibili, va migliorato sul piano dell’efficienza e una maggiore contaminazione tra pubblico e privato può essere la strada giusta per dare le risposte che il cittadino si attende, altrimenti il rischio è quello di difendere a tutti i costi un servizio pubblico che non avrebbe le forze per dare i servizi che i cittadini chiedono, con la conseguenza, da evitare assolutamente, di creare in prospettiva una sanità per i poveri e una per i ricchi, che avranno sempre la possibilità di rivolgersi alle migliori strutture all’estero.
Ecco perché bisogna mettere in sinergia la Sanità pubblica con quella integrativa a favore della tutela della salute dei cittadini. Sanità integrativa che punta essa stessa ad essere una best practice. Nel tempo, per esempio, è stata intrapresa dal Fondo di Assistenza Sanitaria Integrativa per i dirigenti industriali FASI un’azione importante anche sul nomenclatore tariffario, che è stilato in occasione dei rinnovi contrattuali con tale autorevolezza e competenza che oggi tutti gli attori sanitari lo hanno a riferimento per stabilire i costi delle prestazioni sanitarie.
E Sanità pubblica con quella integrativa potrebbero lavorare insieme per arrivare finalmente a definire un nomenclatore dei servizi di telemedicina e definire nuovi PDTA (socio-sanitari) per la gestione della cronicità sul territorio e della disabilità in cui siano inseriti i servizi di telemedicina.
In tale fenomenologia del cambiamento, è infatti universalmente riconosciuto che dobbiamo affrontare un progressivo invecchiamento della popolazione e la diffusione di patologie croniche. E sempre di più diventa attuale il vecchio detto che “è meglio prevenire che curare”.
A tal proposito, da una ricerca condotta su un campione significativo di manager, il FASI ha scoperto che la classe dirigente ritiene si che la prevenzione sia fondamentale ma, al tempo stesso, crede di non averne bisogno, sottoponendosi di rado agli screening più importanti.
Ecco che allora è essenziale curare la comunicazione al riguardo e incentivare le buone prassi. Anche ai Fondi sanitari spetta lo sviluppo di una azione propulsiva necessaria a realizzare la virata culturale di cui abbiamo bisogno: passare dal concetto di salute come assenza di malattia al concetto di benessere e di stili di vita dell’individuo e della sua famiglia.
Ecco in questo ambito l’importanza di favorire l’utilizzo di soluzioni di mhealth e telemedicina.
In un mio recente articolo, ho già segnalato una ricerca che evidenzia come la maggior parte delle app mhealth sono dedicate al fitness, precisamente più del 30% delle app di tutti gli app store sono destinate al monitoraggio dell’attività fisica oppure guide ed esercizi. Ed è comunque significativo l’interesse che stanno dimostrando verso il mondo della salute giganti come Google, Microsoft, Apple e Samsung, che stanno entrando prepotentemente nel settore sanitario. E tanti altri players, grandi e piccoli, stanno sviluppando proposte commerciali analoghe. In effetti più che di medicina si parla ancora solamente di benessere, wellness, fitness. Ma se le soluzioni di mhealth vengono integrate in una soluzione più ampia di Telemedicina, ecco che si possono realizzare modelli di assistenza e cura innovativi, grazie ai quali è possibile interagire con i pazienti più fragili direttamente presso il proprio domicilio e per mezzo dei quali il paziente empowered e le famiglie possono avere un ruolo sempre più attivo nel mantenimento/miglioramento della propria condizione di salute e benessere. Ecco chiudersi il circolo virtuoso Sanità pubblica, Sanità integrativa e Sanità digitale.