Caso di studio

Sardegna, pioniera per lo Sportello Unico

Una buona pratica da analizzare, in un contesto nazionale deludente. La Regione ha istituito un gemellaggio tra i Comuni, dove quelli più evoluti nella gestione dello Sportello hanno aiutato quelli più in difficoltà. Ha anche organizzato iniziative pubbliche di informazione e confronto per raccontare alla cittadinanza il cambiamento che stava per essere messo in atto

Pubblicato il 04 Dic 2013

Michele Benedetti

Direttore Osservatorio Digitale Politecnico di Milano

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Dal 2010 la normativa stabilisce che lo Sportello Unico delle Attività Produttive (SUAP) debba essere essere l’unico soggetto pubblico di riferimento per le imprese e che debba accettare le pratiche degli utenti esclusivamente in forma telematica, provvedendo, con la stessa modalità, alla loro trasmissione alle amministrazioni coinvolte nel procedimento.

Tre anni dopo, però, come indicano i dati riportati in un recente articolo di Giuliano Noci, responsabile scientifico dell’Osservatorio eGovernment del Politecnico di Milano, solo due terzi degli Enti Pubblici ha disciplinato in forma telematica i rapporti tra settore pubblico e privato. Non solo: attualmente più della metà dei Comuni mantiene in vita uno sportello fisico cui presentare la documentazione in formato cartaceo.

Se tante sono le criticità evidenziate che stanno ostacolando la reale ed efficace implementazione della normativa vigente, i dati recentemente raccolti dall’Osservatorio eGovernment, però, sottolineano anche come esista una forte differenza tra i Comuni che gestiscono lo Sportello autonomamente e quelli che hanno realizzato una gestione associata: gli Enti appartenenti alla seconda categoria, infatti, mostrano delle performance migliori rispetto agli altri sia nel rapporto con gli utenti esterni, sia nei tempi di evasione delle pratiche.

É il caso della Sardegna che, prima tra tutte le Regioni italiane, nel 2008, ha innovato completamente la disciplina degli Sportelli Unici per le Attività Produttive della Regione, anticipando così di due anni il governo nazionale nell’introduzione della segnalazione di inizio attività e portando, ad oggi, tutti i Comuni a utilizzare la medesima modulistica. È proprio questa la chiave del successo del caso sardo: una regia regionale, che ha impedito un’inutile duplicazione degli sforzi, a cui si sono aggiunti una sorta di principio di sussidiarietà tra i Comuni e il coinvolgimento di tutti gli stakeholder.

Da un lato, infatti, la Regione ha istituito un gemellaggio tra i Comuni, dove quelli più evoluti nella gestione del SUAP hanno aiutato quelli più in difficoltà. Una valorizzazione delle competenze locali che ha visto in campo 12 progetti, 140 amministrazioni coinvolte e 8 uditori. Questo progetto ha avuto un finanziamento regionale di 300.000 euro e si è concluso nel 2011. Se il primo periodo dall’attivazione ha visto prestare particolare attenzione agli Enti Locali e all’attivazione dei SUAP, nell’ultimo periodo, l’interesse si è spostato proprio sul rapporto con gli imprenditori e la collaborazione con gli enti terzi.

Dall’altro lato, infatti, per preparare non solo le Amministrazioni locali, ma anche gli attori del tessuto produttivo, diversi mesi prima dell’entrata in vigore della legge, la Regione ha organizzato iniziative pubbliche di informazione e confronto per raccontare alla cittadinanza il cambiamento che stava per essere messo in atto. I Comuni sono sempre stati parte attiva del progetto, coinvolti nel tavolo di coordinamento costituito dalla Regione per favorire la collaborazione con i diversi assessorati interessati, i Comuni più virtuosi nella gestione degli sportelli unici e gli imprenditori. Questo modello partecipativo, esteso anche ad ANCI e all’agenzia regionale esperta in tematiche imprenditoriali, è stato scelto dalla Sardegna sia in merito alle attività organizzative, sia per quelle relative agli aspetti tecnologici. La Regione, inoltre, ha chiesto collaborazione e promosso il progetto ad ogni soggetto interessato nell’istruttoria delle pratiche, attraverso singoli incontri a cui hanno preso parte in particolare la Direzione Regionale ed i Comandi dei Vigili del Fuoco, le Province, le Camere di Commercio, queste ultime, nello specifico, spingendo gli Enti all’accreditamento alla piattaforma, a cui si sono poi aggiunti tavoli tecnici con gli ordini dei geometri e degli ingegneri.

La Regione Sardegna rappresenta quindi la realizzazione di quella regia di alto livello, in grado di dettare la strategia sui livelli istituzionali di riferimento, capace di omologare le procedure di diversi Enti, oltre che fornire competenze e strumenti difficilmente accessibili alla singola PA, condizione essenziale affinché l’adozione di nuove tecnologie e soluzioni organizzative negli uffici pubblici avvenga in modo omogeneo ed efficace. A beneficiarne, in questo modo, non sono solo gli Enti, ma tutto il sistema dei soggetti, utenti e non, della filiera dei procedimenti del SUAP, arrivando così a superare anche quelle diffidenze e quel senso di inadeguatezza e arretratezza della PA che, dall’entrata in vigore della norma a oggi, sembra aver contribuito alla scarsa diffusione della telematica negli Sportelli Unici.

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