Il commento

Scuola, il governo mette in difficoltà famiglie e editori

I provvedimenti sulla Scuola digitale impongono un’accelerazione poco sostenibile, senza gradualità e senza dare gli strumenti necessari per arrivare all’obiettivo. I tempi sono troppo ridotti, non c’è nemmeno una bozza del decreto per definire le caratteristiche tecniche dei nuovi testi. La critica e le proposte del docente esperto di questi temi

Pubblicato il 14 Nov 2012

Paolo Ferri

Professore Ordinario di Tecnologie della formazione, Università degli Studi Milano-Bicocca

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L’Agenda digitale per l’Italia (decreto ministeriale 18 ottobre 2012, n. 179) prevede al suo interno una serie di provvedimenti che riguardano- cito testualmente il testo- l’istituzione di un’“Agenda Digitale Per L’istruzione” e in particolare all’art. 11 vengono adottati una serie di provvedimenti relativi a “Libri e centri scolastici digitali”, un tema attualissimo visto il cronico ritardo degli editori e della scuola italiana rispetto agli altri paesi europei in tema di digitalizzazione della scuola.

I provvedimenti paiono orientati a svecchiare e rimodellare nella forma e nella sostanza i libri di testo per farli finalmente traghettare nel mondo digitale, un pungolo e un monito agli editori scolastici. I grandi editori italiano sono stati, infatti, per lunghi anni, invero non negli ultimi due, colpevolmente latitanti ad investire seriamente nella realizzazione di contenuti digitali adatti alle nuove esigenze formative dei nativi. Ma le recenti misure del governo a questo proposito rischiano, pur nelle buone intenzioni, di presentare più ombre che luci e sembrano mettere gli editori, già lenti di per sé a recepire la rivoluzione digitale, in una condizione di ulteriore difficoltà. Le norme varate nell’Agenda digitale sembrano, infatti, imporre un’accelerazione poco sostenibile del processo di digitalizzazione dei contenuti e spostare sugli editori e sulle famiglie molti dei costi della transizione al digitale, mettendo, in questo modo, in difficoltà entrambi anziché stimolarli all’innovazione. Vediamo perché analizzando dapprima i provvedimenti relativi alle aziende editoriali.

“Modifiche e integrazioni alla Legge 133\2008 in art 11 Decreto Sviluppo 2.0 ottobre 2012

a. “… Il collegio dei docenti adotta per l’anno scolastico 2013-2014 e per gli anni successivi esclusivamente libri nella versione digitale o mista, costituita da un testo in formato digitale o cartaceo e da contenuti digitali integrativi, accessibili o acquistabili in rete anche in modo disgiunto. Per le scuole del primo ciclo detto obbligo decorre dall’anno scolastico 2014-2015”.

Un accelerazione della digitalizzazione dei contenuti di apprendimento, che è sicuramente benvenuta, sempre che si tenga in considerazione il fatto che esistono due problemi che rischiano di vanificare la norma:

– il primo legato ai tempi della produzione editoriale dei testi scolastici: I testi che verranno adottati l’anno prossimo sono già in produzione, con i relativi investimenti realizzati negli anni passati e verranno presentati agli insegnati a partire da marzo 2012. Modificare la norma ora rischia di vedere gli editori impreparati a rispondere alle esigenze di legge e degli insegnanti … .

– Il secondo legato al fatto che anche la possibilità di vendere i contenuti digitali separatamente dal libro, che incrementerebbe virtuosamente la concorrenza tra gli editori, richiede una radicale riprogettazione dei contenuti e dei modelli di commercializzazione e di vendita dei libri on-line e dei contenuti digitali di appoggio che non sarà possibile realizzare entro i tempi indicati dalla legge.

Inoltre il testo attuale della legge incide, meritoriamente da un punto di vista pedagogico e metodologico, sulla struttura stessa dei testi e dei contenuti digitali, ipotizza, infatti, che in ebook o cartaceo rimanga un profilo essenziale della disciplina e che passino on-line tutti i contenti integrativi (esercizi, approfondimenti, antologie di testi d’autore, approfondimenti, schede e verifiche) attualmente in gran per lo più integrati nella versione cartacea dei manuali cartacei. Tutte esigenze del tutto condivisibili, ma come sarà possibile per gli editori operare questa rivoluzione nel breve volgere di un inverno, e nello stesso tempo mantenere un tasso di qualità sufficiente, in un momento di forte crisi economica?

Recita, infatti, il testo:

b. “I libri di testo sviluppano i contenuti essenziali delle Indicazioni nazionali dei piani di studio e possono essere realizzati in sezioni tematiche, corrispondenti ad unità di apprendimento, di costo contenuto e suscettibili di successivi aggiornamenti e integrazioni.

Con decreto di natura non regolamentare del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, sono determinati: a) le caratteristiche tecniche dei libri di testo nella versione cartacea, tenuto conto dei contenuti digitali della versione mista; b) le caratteristiche tecnologiche dei libri di testo nella versione digitale, anche al fine di un’effettiva integrazione fra la versione digitale e i contenuti digitali integrativi;

Il fatto è che ad oggi, mentre la produzione dei testi per l’anno prossimo è molto avanzata, non è uscita neppure una bozza del “decreto non regolamentare” relativo alle caratteristiche tecnologiche dei libri e dei contenuti digitali. Quando sarà redatto questo decreto? Quale efficacia potrà avere nel momento in cui la progettazione dei libri e dei contenuti digitali per il prossimo anno è ampiamente avviata? Sono domande richiedono una risposta del governo per evitare che buone intenzioni dell’Agenda digitale della scuola non si trasformino in un elemento di ulteriore crisi del sistema editoriale, già in difficoltà, e in un incremento delle sconcerto di genitori ed insegnanti? I primi costretti a pagare di più e i secondi a gestire la loro legittima protesta. Veniamo, infatti, alla parte più delicata dell’provvedimento del governo quella relativa ai tetti di spesa per le famiglie.

Sempre con il “decreto non regolamentare” di cui per ora non si ha notizia verrà determinato il tetto di spesa per le famiglie e cioè:

c. il prezzo dei libri di testo della scuola primaria e i tetti di spesa dell’intera dotazione libraria per ciascun anno della scuola secondaria di I e II grado, nel rispetto dei diritti patrimoniali dell’autore e dell’editore, tenendo conto della riduzione dei costi dell’intera dotazione libraria derivanti dal passaggio al digitale e dei supporti tecnologici di cui al comma 3-ter.

E’ molto difficile ipotizzare che gli effetti benefici della digitalizzazione e cioè una riduzione del tetto di spesa possano manifestarsi già quest’anno dal momento che i bilanci degli editori stanno già scontando, insieme:

– gli effetti del “blocco delle adozioni esaennale” per fortuna abolito dal decreto;

– la prosecuzione delle produzione tradizionale dei “libri misti” (versione Tremonti/Gelmini)

– gli investimenti necessari per la realizzazione dei nuovi contenuti e libri digitali (versione Profumo)

Non si vede quindi come si possa arrivare nel prossimo anno scolastico ad un diminuzione dei costi per le famiglie, se non a scapito della qualità dei prodotti realizzati dagli editori o di un ulteriore peggioramento delle condizioni di lavoro e del reddito dei dipendenti e dei collaboratori delle case editrici. Le stesse famiglie dovranno sulla base del decreto spendere di più perché oltra alla spesa per il libri di testo dovranno sostenere quella per i contenuti digitali.

3-bis. La scuola assicura alle famiglie i contenuti digitali di cui al comma 2), con oneri a loro carico entro lo specifico limite definito con il decreto di cui al comma 3.

E quella per l’acquisto per gli strumenti tecnologici, il tutto sulla base del famoso “decreto non regolamentare”

3-ter. La scuola assicura la disponibilità dei supporti tecnologici necessari alla fruizione dei contenuti digitali di cui al comma 2, su richiesta delle famiglie e con oneri a carico delle stesse entro lo specifico limite definito con il decreto di cui al comma 3.

Come si vede, le giuste esigenze dell’Agenda digitale una volta tradotte in norme rischiano di trasformarsi in una sorta di bellum onium contra omnes che vede il Ministero contro gli Editori, gli Editori contro il Ministero, i genitori contro entrambi e gli insegnanti contro tutti perché non dispongono di Internet per utilizzare i nuovi contenuti all’interno delle classi.

Le proposte

Per evitare che le buone intenzioni dell’Agenda digitale della scuola, lastrichino per l’ennesima volta l’inferno della martoriata scuola italiana sarebbe necessario a mio avviso:

– Colmare nell’arco di due anni e non di dieci il digital divide della scuola italiana con un grosso, oneroso e inevitabile investimento in banda larga. Possibile che non esistano altre poste di bilancio da smagrire?

– Convincere gli editori scolastici, a fronte, anche di agevolazioni sulla tassazione, ad investire di più in innovazione e nel capitale umano dei giovani.

– Applicare con maggiore gradualità le norme relative all’editoria, ad esempio portando il termine di applicazione del decreto al 2014-2015 per tutti gli ordini di scuola

– Avviare un tavolo di “concertazione” tra ministero ed editori scolastici in modo da evitare che due attori fondamentali dell’”economia della conoscenza” si trovino sempre su due lati opposti della stessa barricata. Un tavolo per riscrivere di concerto le nuove regole e non ricorrere sempre ad interventi emergenziali.

– Avviare una campagna di sensibilizzazione presso le famiglie relativa al fatto, ormai dimenticato dalle famiglie italiane, ma non da quelle dei migranti, che ogni euro speso in più nell’educazione dei figli rappresenta una garanzia di un futuro meno oscuro per tutti e non una tassa iniqua cui anteporre consumi molto più voluttuari come l’abbigliamento o i videogiochi

Per concludere con un motto evangelico “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”.

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