Come è noto dal 5 di giugno del 2023 ogni cittadino italiano ha potuto eleggere il proprio domicilio digitale grazie a Inad.
Peccato che la realtà sia diversa da quello che la norma prescrive. Almeno, questa è stata la mia esperienza con l’Agenzia delle Entrate.
L’importanza di Inad e domicilio digitale
Attenzione, Inad è una novità a lungo attesa e sperata. Così diventa realtà quanto previsto agli articoli 3 del Codice dell’Amministrazione Digitale (Diritto all’uso delle tecnologie), il 3 bis (Identità Digitale e domicilio digitale) e il 6 quater (Indice Nazionale dei domicili delle persone fisiche, dei professionisti e degli altri enti di diritto privato, non tenuti all’iscrizione agli albi, elenchi o registri professionali o nel registro delle imprese).
In particolare, rammento come l’art. 3 bis al comma 1 bis stabilisce che “Fermo restando quanto previsto al comma 1, chiunque ha facoltà di eleggere o modificare il proprio domicilio digitale…”.
Perché questo diritto diventasse realtà c’è voluto qualche anno.
Come da consuetudine, ai sensi dell’art. 71 del Codice dell’Amministrazione Digitale, AGID ha pubblicato le Linee Guida per garantire l’attuazione di quanto previsto dall’articolo 3 bis. La prima versione delle Linee Guida risale al 15 settembre del 2021, la versione attuale risale al 8 agosto del 2023.
Parallelamente, è stato stabilito che i domicili digitali diventassero attivi dal giorno 6 di luglio 2023.
Dal giorno 6 di luglio tutte le Pubbliche Amministrazioni avrebbero dovuto notificare ai cittadini, che hanno eletto il proprio domicilio digitale in INAD, esclusivamente in modalità digitale e senza costi di notifica.
Ricordiamo a tutti che il domicilio digitale è, come ricordano le Linee Guida, una PEC, oppure un “servizio elettronico di recapito certificato qualificato”.
Quindi, nel rispetto della Legge, l’atto da notificare dovrebbe arrivare al cittadino attraverso la PEC e senza costi di notifica.
Appare assolutamente evidente il vantaggio organizzativo per le Pubbliche Amministrazioni nell’attività di notifica eccessivamente farraginosa e burocratica, oltreché il risparmio nelle spese sia per la P.A., ma anche per il cittadino.
Le Linee Guida spiegano con chiarezza come ogni giorno INAD trasmetta ad ANPR gli indirizzi digitali “allineando” le banche dati, consentendo una implementazione importante di ANPR, facendone evolvere il suo ruolo.
Le stesse Linee guida indicano alle Pubbliche Amministrazioni le modalità di consultazione dell’indice per verificare chi siano i soggetti che hanno eletto il proprio domicilio digitale. Ciò può avvenire o in modo “puntuale” consultando la piattaforma INAD (utilizzo del codice fiscale), o attraverso una estrazione massiva (v. 2.5 Estrazione dei dati).
Per dovere di cronaca segnalo che l’unico slittamento consentito alle P.A. nella notifica esclusiva utilizzando INAD è stato previsto (con emendamento governativo), attraverso il Decreto Legislativo 51/2023, però a favore dei cittadini che non abbiano un domicilio digitale.
Verso questi soggetti è consentita una notifica sia cartacea che digitale. Pare a me che questo emendamento sia abbastanza “bizzarro” dal momento che l’iscrizione ad INAD non è obbligatoria per il cittadino.
Resta in tutti i casi chiaro che se il cittadino ha eletto il domicilio digitale, le Pubbliche Amministrazioni hanno l’obbligo di notifica su quel domicilio.
Sottolineo come il cittadino non abbia l’obbligo di segnalare alle P.A. che ha eletto il domicilio digitale, come avveniva soprattutto per i professionisti nei confronti dell’Agenzia delle Entrate, dell’INPS ecc… È dovere delle Pubbliche Amministrazioni verificare se il cittadino sia o no iscritto ad INAD.
Non so, quanti cittadini abbiano, ad ora eletto il proprio domicilio digitale. Sarebbe opportuno che questo dato fosse reso noto anche per incentivare la promozione di campagne di informazione rivolte ai cittadini finalizzate a favorire l’iscrizione ad INAD. Parallelamente, sarebbe opportuno promuovere iniziative finalizzate a favorire l’acquisizione della PEC da parte dei cittadini.
Le Pubbliche Amministrazioni, o in modo massivo, o in modo puntuale, stanno verificando l’effettiva iscrizione dei cittadini ad INAD prima di notificare gli atti?
Agenzia delle Entrate legata al cartaceo
Attraverso osservazioni del tutto empiriche legate alla mia attività professionale o a casi di “vita vissuta”, non ho questa sensazione. Tutto prosegue come prima.
Mi pare un fatto di estrema gravità (spero sia solo un caso) che l’Agenzia delle Entrate continui a notificarmi in modalità cartacea. Sottolineo come non accetterò più notifiche “cartacee” tramite il postino o altro messo notificatore. Ciò è indice di grave inefficienza da parte di una delle più grandi e importanti Pubbliche Amministrazioni.
I Comuni, nel caso di notificazioni massive (ad es. tributi o sanzioni per violazioni del Codice della strada), generalmente non verificano, spesso per ignoranza, l’esistenza di un domicilio digitale.
Si tratta di inadempienze gravi che non solo ledono un diritto del cittadino, ma possono inficiare la validità dell’azione di notifica, generando danni alla Pubblica Amministrazione.
L’estrazione massiva dei dati INAD e l’allineamento delle banche dati non è cosa particolarmente complicata.
È invece complicato rompere le vecchie abitudini cartacee.
Quanto è difficile per la PA adeguarsi alle prescrizioni
Per certi versi il nostro è uno strano Paese nel quale il tempo di adeguamento delle Pubbliche Amministrazioni (ma anche di alcune corporazioni come i notai) alle prescrizioni normative è abbastanza lungo e controverso. D’altronde la nostra Pubblica Amministrazione ha contrassegnato la propria attività attraverso le proroghe.
PA e Iban
Per fare qualche esempio, da tempo immemore, è fatto divieto alle PA e ai “prestatori di servizi di pagamento” di utilizzare l’IBAN nei pagamenti a favore delle PA e l’utilizzo esclusivo di pagoPA. Ad oggi, così ancora non è, molti Comuni continuano ad esporre l’IBAN. Il Ministero dei Trasporti e le Capitanerie di Porto inviano i bollettini di conto corrente postale e non espongono nei loro siti l’area per generare lo IUV del pagamento volontario pagoPA.
Notai
Molti notai continuano ad esigere, in spregio al CAD e alle Linee Guida sul documento informatico, documenti (ad esempio certificati di destinazione urbanistica) con firma autografa del Comune.
Send e piattaforma notifiche
Se non si lasciano da parte le vecchie abitudini di “digitalizzazione dell’esistente”, potrebbe correre qualche rischio anche SEND (altrimenti denominata Piattaforma Nazionale Notifiche).
SEND è una piattaforma strategica, rilevantissima per modernizzare l’attività di notifica e di produzione di atti.
Non è questo il luogo per chiarire cosa sia SEND, né il suo funzionamento. Va chiarito invece che le Pubbliche Amministrazioni non sono obbligate ad utilizzare SEND -almeno per ora-, né il cittadino è obbligato ad iscriversi a SEND.
L’importanza di Send
Ciò che però è abbastanza chiaro è che il successo di SEND è legato alla quantità di notifiche intermediate dalla piattaforma.
È stato reso noto che il target di successo (legato alle condizioni per ottenere il finanziamento PNRR), è di 800 Pubbliche Amministrazioni che utilizzano INAD entro il 31 dicembre 2023.
Può sembrare un target ambizioso. Forse così non é.
Dobbiamo mettere in conto che qualche migliaio di Comuni -di tutte le dimensioni- stanno ottenendo il finanziamento (Bando PNRR) delle API, dei connettori, tra i loro gestionali che generano atti da notificare e SEND. Do per scontato che a quel punto il target di 800 Pubbliche Amministrazioni utilizzatrici sarà rispettato dal momento che i beneficiari del Bando saranno obbligatoriamente iscritti alla Piattaforma.
Ciò che mi sto chiedendo in questi giorni è se i “grandi notificatori” come l’Agenzia delle Entrate, INAIL, INPS ecc. abbiamo già stretto convenzioni di utilizzo con SEND. D’altronde SEND non è una novità.
Rilevo, ad esempio che Agenzia delle Entrate in questi giorni notifica in modo tradizionale senza avviso in SEND (io sono iscritto a SEND).
Senza polemica alcuna il successo di SEND è legato sicuramente all’utilizzo da parte di migliaia di Comuni ma, soprattutto da parte delle grandi Pubbliche Amministrazioni.
Anche in questo caso sarebbe utile che i dati sull’utilizzo e sul numero degli iscritti venisse reso pubblico e che al più presto venisse pianificata una campagna di informazione rivolta ai cittadini.
Venezia, 10 ottobre 2023
Michele Vianello