In vista dell’imminente scadenza del 28 febbraio 2021, entro la quale i Comuni dovranno usare esclusivamente Spid e Cie per l’identificazione dei cittadini che accedono ai loro servizi online e PagoPA per i pagamenti, gli Enti locali più vicini ai cittadini hanno dimostrato di essere pronti a impegnarsi per adeguarsi alle nuove sfide digitali, a essere parte attiva del processo di digitalizzazione.
Il momento, tuttavia, è delicato e occorre ancora attenzione e supporto alla transizione. Tre le richieste dei Comuni in tal senso.
Il Fondo per l’innovazione
Ma partiamo dalle note positive.
Dopo un lungo periodo di tentativi di revisione normativa e di sollecito volti a realizzare la tanto agognata digitalizzazione, soprattutto dei territori, finalmente una luce in fondo al tunnel: il ministero per l’Innovazione e la digitalizzazione ha deciso di destinare la maggior parte del Fondo per l’Innovazione, istituito dal cosiddetto decreto Rilancio, agli enti locali, per sostenerli nella sfida lanciata con il decreto Semplificazioni che, appunto, ha fissato la scadenza del 28 febbraio 2021 per gli interventi necessari al collegamento alle piattaforme strategiche PagoPA, Spid/Cie, App IO, per accelerare i tempi della transizione al digitale.
Un passo importante: da un lato abbiamo gli obiettivi di digitalizzazione da raggiungere, dall’altro un Fondo dedicato a queste finalità. Non dobbiamo sprecare quest’incredibile occasione per far fare agli enti locali un salto di qualità.
La risposta dei Comuni
All’indomani della scadenza dell’Avviso per l’accesso al contributo economico messo a disposizione con il Fondo registriamo un’adesione del 92% dei Comuni, un risultato senza precedenti, se si considerano i tempi strettissimi, solo 30 giorni, per presentare la propria candidatura.
Ora è importante sostenerli in questa fase delicata in cui c’è ancora confusione e disomogeneità rispetto alle indispensabili azioni di accompagnamento da introdurre, sia da parte degli enti centrali, sia da parte delle Regioni che si sono candidate a svolgere delle attività di supporto. Perché già in passato abbiamo sperimentato che l’intermediazione regionale non sempre rappresenta un valore aggiunto, specie se non tiene conto delle reali esigenze del suo contesto territoriale e sottovaluta il coinvolgimento degli enti locali già nella fase di raccolta dei requisiti per una corretta pianificazione.
Peggio ancora potrebbe essere lasciare i Comuni alla mercé del mercato, che purtroppo sappiamo sta già cominciando a bussare alla loro porta perché si intravedono delle opportunità di business.
Il punto è che in un momento così critico la digitalizzazione della PA e la sua azione di servizio ai cittadini e alle imprese vanno viste come una missione di respiro nazionale ponendo al centro il bene del Paese.
Questa è un’opportunità non solo per i Comuni, ma per tutte le istituzioni preposte, di agire in sinergia ed individuare le misure più opportune per non lasciare più indietro nessuno.
Le tre richieste dei Comuni
Come ANCI abbiamo collaborato con il Ministero, l’Agid e PagoPa SpA per sensibilizzare i Comuni e garantire la massima diffusione dell’informazione, nonostante in più occasioni l’Associazione abbia manifestato le sue perplessità in merito ad una scadenza così ravvicinata, soprattutto considerata la baseline di partenza.
Ma ora che i Comuni hanno dato un segnale positivo dimostrando la loro buona volontà, bisogna dare loro fiducia agendo almeno su tre fronti:
- garantire omogeneità di obiettivi, anche intermedi, a tutti i Comuni, anche a quei pochi che non sono riusciti a presentare in tempo la candidatura e quindi non riceveranno alcun contributo, stimolandoli a trovare una soluzione, territoriale laddove possibile, per non creare ulteriori divari;
- posticipare almeno alla scadenza dell’ultimo step dell’Avviso il regime sanzionatorio previsto dalla norma;
- attivare un unico punto di contatto nazionale, gestito da soggetti quali AgID e PagoPA, a cui i Comuni possano rivolgersi per ogni problematica relativa all’aggancio alle piattaforme nazionali.
Le ultime iniziative nazionali per stimolare i cittadini a dotarsi di un’identità digitale per l’accesso ai servizi in rete (SPID e/o CIE) hanno avuto il pregio di far incrementare notevolmente la potenziale utenza e hanno creato le condizioni per lo sviluppo di una domanda sempre più consapevole rispetto al passato: ci sono circa 17 milioni di identità SPID e 18,5 milioni di CIE emesse.
Conclusioni
Anche considerando una percentuale di sovrapposizione, questi numeri e questo cambio di passo fanno capire che ora, come non mai, è necessario investire, a tutti i livelli, per creare un’offerta di servizi facilmente accessibili e realmente utili a cittadini ed imprese.
Senza dimenticare che il nostro Paese si caratterizza per le dimensioni contenute sia della maggioranza dei suoi Comuni, sia delle imprese che costituiscono il suo tessuto produttivo: bisogna quindi coniugare in base a questa realtà i grandi obiettivi strategici dell’innovazione e attuare tutte le misure di assistenza e supporto necessarie, privilegiando dove possibile le aggregazioni macro-territoriali per la gestione associata dei servizi.
Questo per assicurare l’inclusione di tutti i soggetti coinvolti, tessere dello stesso puzzle.