COMPETENZE DIGITALI

Servizio Civile Digitale, il non profit per la consapevolezza digitale dei cittadini

Il Servizio Civile Digitale, di cui è attivo l’avviso per la presentazione dei programmi, è un’opportunità importante per gli enti non profit e le amministrazioni, per i giovani volontari oltre che per i cittadini che potranno usufruire di un servizio di facilitazione digitale. Ecco perché e come coglierla

Pubblicato il 11 Feb 2022

Nello Iacono

Coordinatore Coalizione Nazionale Repubblica Digitale - Dipartimento per la trasformazione digitale

lp-active-learning-course-01

Con la pubblicazione dell’avviso per gli Enti iscritti all’Albo del Servizio Civile Universale si avvia la prima annualità del progetto di Servizio Civile Digitale che, incluso nel PNRR, nel triennio 2022-2024 prevede il coinvolgimento di quasi diecimila volontari, dopo la sperimentazione avviata nel 2021 con i primi 1007 volontari.

Il Servizio Civile Digitale fa parte dell’iniziativa Repubblica Digitale e quindi dell’ampio programma di azioni finalizzate all’alfabetizzazione e all’inclusione digitale dei cittadini, previste dalla Strategia nazionale per le competenze digitali Formando circa un milione di cittadini, contribuisce così a portare entro il 2026 al 70% la percentuale di popolazione in possesso di competenze digitali almeno di base, obiettivo ambizioso e necessario per la sostanziale realizzazione di una capillare inclusione digitale.  Per realizzare il progetto Servizio Civile Digitale il Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri, ha individuato il Dipartimento per le politiche giovanili e il Servizio Civile Universale quale Soggetto attuatore per la Misura 1.7.1 del PNRR nell’ambito dell’investimento che ha un importo complessivo di  60 milioni di euro per l’intera durata del progetto.

L’avviso rappresenta un’opportunità importante per il settore pubblico e per il settore non profit rispetto agli obiettivi di

  • sviluppare servizi di alfabetizzazione digitale per la popolazione, e in particolare per quella “fragile”;
  • potenziare le competenze digitali degli enti coinvolti e rafforzare le reti  di facilitazione digitale, in qualità di strumento di assistenza personalizzata e disegnata sulle esigenze concrete dei cittadini.

Una delle principali novità del progetto Servizio Civile Digitale è infatti di puntare a un potenziamento delle competenze che possa creare le condizioni per una sostenibilità nel tempo dei servizi attivati. Sono così previsti specifici percorsi di capacity building  a supporto degli Enti aderenti e degli operatori volontari che parteciperanno ai progetti, attraverso webinar interattivi, sessioni di formazione e di autoapprendimento, incontri periodici di approfondimento e un supporto costante anche con il supporto di un sistema di knowledge management per sostenere la condivisione delle buone pratiche.

Ma andiamo per ordine.

Un approccio organico all’inclusione digitale

La carenza di competenze digitali nei diversi ambiti è uno dei principali limiti per lo sviluppo del Paese. Secondo i dati del DESI 2021 (Digital Economy and Society Index), l’Italia è terzultima in Europa nella dimensione del capitale umano. Solo il 42 % delle persone di età compresa tra i 16 e i 74 anni (dati 2019, ultimi disponibili) possiede perlomeno competenze digitali di base (56 % nell’UE) e solo il 22 % dispone di competenze digitali superiori a quelle di base (31 % nell’UE).

La Strategia nazionale per le competenze digitali, con il suo Piano operativo, prevede un approccio organico rispetto all’asse di intervento relativo allo sviluppo delle competenze digitali dei cittadini e in generale all’inclusione digitale, prevedendo più azioni coordinate, molte di queste incluse nell’ambito del PNRR.

L’investimento 7 della Missione 1 del PNRR prevede, in particolare, due interventi correlati, a cui si affianca il fondo per la Repubblica Digitale, che mirano a supportare le fasce della popolazione a maggior rischio di esclusione digitale e sociale, rafforzando le competenze digitali dei cittadini:

  • lo sviluppo di una Rete dei punti di facilitazione digitale, con almeno tremila punti di facilitazione digitale attivi sul territorio in grado di abilitare digitalmente due milioni di cittadini entro il 2026;
  • la diffusione del Servizio Civile Digitale, che coinvolgerà un network di giovani volontari con l’obiettivo di abilitare digitalmente un milione di cittadini entro il 2025.

Questi interventi valorizzano da un lato le iniziative delle oltre 210 organizzazioni che aderiscono alla Coalizione Nazionale per le competenze digitali, costituita nell’ambito del programma Repubblica Digitale, dall’altro puntano a rendere l’educazione digitale parte strutturale delle azioni di inclusione sociale già in atto, in un approccio globale che, come affermato nella Strategia nazionale per le competenze digitali, considera come fattore chiave di intervento anche la costruzione di una rete nazionale di servizi di facilitazione digitale sul territorio. Un approccio che si basa sulla convinzione che, se la formazione di competenze digitali è ineludibile per lo sviluppo sostenuto di una società attiva del XXI secolo, allora il territorio, i quartieri, le comunità locali e gli spazi pubblici devono prioritariamente accogliere servizi di assistenza per chi ha bisogno di supporto per godere dei propri diritti (servizi, informazioni, partecipazione), anche attraverso una rete organica di presìdi di facilitazione digitale, e favorire l’inclusione sociale con e per l’utilizzo dei servizi digitali.

La facilitazione digitale ha l’obiettivo di abilitare la fruizione autonoma da parte dell’utente di Internet, delle tecnologie digitali e di servizi digitali essenziali, pubblici o privati. Tale attività si concretizza in momenti di supporto e affiancamento individualizzati, che mirano ad incidere positivamente sulla motivazione e l’auto-efficacia, sull’approccio al digitale, e sul concreto utilizzo di servizi e dispositivi digitali. All’operatore volontario viene pertanto richiesto di effettuare le attività di facilitazione digitale inserendosi in un gruppo di lavoro, sviluppando e facendo leva su specifiche competenze digitali ma anche su competenze trasversali quali problem solving, empatia, capacità di comunicare efficacemente, capacità di gestire i conflitti.

Costruire, valorizzando le iniziative già attive, la Rete dei Punti di Facilitazione Digitale è così un’azione di sistema per sostenere efficacemente l’inclusione digitale attraverso un disegno organico e una diffusione capillare, duratura e di sistema del servizio su tutto il territorio. In questo quadro, il Servizio Civile Digitale rappresenta un intervento fondamentale di abilitazione, in questa direzione, del settore non profit. Ma come funziona?

Cos’è il Servizio Civile Digitale

Il Servizio Civile Digitale rientra nel Servizio Civile Universale (SCU) ed è realizzato in collaborazione tra Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri e Dipartimento per le politiche giovanili e il Servizio Civile Universale.Riassumendo, gli obiettivi principali del progetto sono:

  1. rafforzare le competenze digitali e il capitale culturale degli operatori volontari partecipanti, in particolare le competenze relative alla figura del “facilitatore digitale”, figura chiave per l’efficace dispiegamento di interventi di inclusione digitale;
  2. promuovere lo sviluppo e il potenziamento delle competenze digitali dei cittadini, il rafforzamento del capitale umano del Paese, grazie a  servizi di “facilitazione digitale” e  specifici percorsi educativi;
  3. potenziare le competenze digitali degli Enti di servizio civile universale che aderiranno all’iniziativa, attraverso percorsi di capacity building, soprattutto orientate alla realizzazione e alla gestione di un servizio di facilitazione digitale;
  4. sostenere l’inclusione digitale come parte integrante dei servizi di assistenza rivolti alle comunità o a particolari categorie di persone, promuovendo progetti per lo sviluppo e il potenziamento delle competenze digitali, attraverso servizi di facilitazione digitale in sedi pubbliche (es. municipi, biblioteche, scuole, ..) e private (associazioni);

Ciascun Ente aderente può presentare un solo programma di intervento in risposta allo specifico avviso pubblicato dal Dipartimento delle politiche giovanili e Servizio civile universale. I programmi sono articolati in progetti che dovranno sviluppare una o entrambe le seguenti due tipologie di servizio, descritte nel Programma Quadro:

  1. realizzazione o potenziamento di un servizio di “facilitazione digitale” presso l’Ente. Fanno parte di questa tipologia i servizi realizzati da soggetti pubblici o privati che offrono supporto individuale all’utenza di servizi online (attraverso, per esempio, punti di assistenza digitale già operanti nell’Ente, anche itineranti), oppure i servizi che si intende realizzare ex novo come sostegno delle proprie attività di assistenza all’utenza;
  2. realizzazione o potenziamento di attività di “educazione digitale”. Rientrano in questa tipologia i servizi, realizzati da soggetti pubblici o privati, sull’educazione all’uso di strumenti digitali, non riferiti a servizi erogati direttamente dall’ente.. L’educazione digitale ha l’obiettivo di sviluppare negli individui formati competenze digitali di base e/o avanzate – intese sia come conoscenze, sia come abilità, sia come attitudini e valori – attraverso il disegno di attività didattiche mirate e  l’integrazione di specifici metodi pedagogici. Tali attività sono rivolte a particolari categorie di persone, con specifica attenzione ai soggetti più vulnerabili ai fenomeni di esclusione dalla transizione digitale e non già inclusi in percorsi di educazione formale.

Per l’erogazione dei servizi di entrambe le tipologie, l’avviso definisce per gli Enti i requisiti organizzativi, logistici e di attrezzature necessari per lo svolgimento del servizio da parte dell’operatore volontario.

Come partecipare

Gli Enti iscritti all’albo hanno tempo fino alle 14.00 del 10 marzo 2022 per presentare programmi dedicati al Servizio Civile Digitale. Come stabilito nel Programma quadro di Servizio Civile Digitale, per questa fase sono previsti un totale di 2.400 operatori volontari. Ciascun ente aderente può presentare un solo programma di intervento, anche in caso di co-programmazione o co-progettazione con altri enti del SCU.

Nella seconda metà di febbraio è prevista l’organizzazione di webinar aperti per presentare, anche sulla base delle lezioni apprese durante la prima fase di sperimentazione attualmente in corso, i principali temi che gli enti devono affrontare nell’elaborazione dei programmi.

Possono rispondere all’avviso gli enti già iscritti all’albo del servizio civile universale ma la porta è aperta anche alle organizzazioni promotrici di iniziative di alfabetizzazione digitale che potranno fare rete con gli enti titolari, proponendo e promuovendo progettualità, competenze e buone pratiche.  Una grande opportunità da cogliere.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Analisi
Video
Iniziative
Social
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati

Articolo 1 di 3