servizi pubblici digitali

Siti dei comuni, realizzare una sezione “servizi” efficace: la guida completa



Indirizzo copiato

Guida pratica alla creazione di una sezione Servizi efficaci e conforme alle linee guida, con focus su schede informative, integrazione multicanale e casi d’uso specifici per cittadini e imprese

Pubblicato il 29 gen 2025

Giacomo Fioroni

esperto di trasformazione digitale



pa digitale (4) (1)

Come fare per realizzare una sezione “Servizi” che possa realmente essere il nuovo “cuore” informativo dei siti dei comuni, in grado di guidare i cittadini, i professionisti e le imprese nell’orientarsi e sfruttare al meglio quanto loro offerto e reso disponibile?

In questo secondo articolo del ciclo “Siti e servizi digitali dei comuni – come realizzarli o adeguarli sfruttando al meglio i fondi del PNRR” vedremo come raggiungere questo obiettivo.

Cosa è (e cosa non è) un “servizio”

La sezione “Servizi” ha lo scopo di rendere disponibili tutte le informazioni dei servizi erogati dal comune (anche tramite propri “intermediari”) nei confronti di cittadini, imprese (e utilizzatori in senso lato), per consentire loro l’ottenimento di un determinato “output” (come un certificato, un documento o un’autorizzazione), tramite un’interazione (presentazione di una domanda, pagamento, …) che può avvenire in modalità digitale e/o tradizionale, accedendo ad esempio a uno sportello fisico.

C’è quindi un importante cambio di paradigma del nuovo modello di sito in chiave “utente-centrico”, che richiede di mostrare in questa sezione tutto e solo ciò che realmente è utile al cittadino/utilizzatore: il servizio, e non più delle schede informative relative ai procedimenti amministrativi, che rimangono invece oggetto di pubblicazione come elenco/tabella in “Amministrazione trasparente” [1]

Relazioni e differenze tra servizi e procedimenti amministrativi

Importante quindi capire innanzitutto relazioni e differenze tra “servizio” e “procedimento amministrativo”.

Il procedimento amministrativo è un insieme di atti e operazioni finalizzati all’emanazione di un provvedimento amministrativo, rappresentando così un modo di esercizio della funzione amministrativa, regolato dalla legge n. 241 del 1990, che ne ha stabilito principi fondamentali per la sua gestione e conclusione. Può essere avviato in due modi principali:

  • d’ufficio: in cui è l’amministrazione competente che lo inizia autonomamente, sulla base di valutazioni interne o di situazioni che richiedono un intervento. Esempi tipici sono procedimenti che riguardano sanzioni o controlli, dove l’amministrazione ha l’obbligo di agire
  • per istanza di parte: in cui l’avvio avviene su richiesta di un soggetto interessato, il quale presenta una domanda formale per ottenere un provvedimento. Tipici esempi riguardano le richieste di permessi o di autorizzazioni, dove il privato ha un interesse legittimo a far valere i propri diritti

Interessante notare quindi come per i procedimenti con avvio tramite istanza di parte, vi sia una relazione 1:1 con il servizio relativo alla presentazione dell’istanza (cioè della richiesta/domanda) con cui richiedere l’ottenimento del provvedimento/certificato previsto da quello specifico procedimento amministrativo.

Diametralmente opposto è invece il caso dei procedimenti avviabili d’ufficio per controlli o per sanzioni, in cui viene emesso un provvedimento di sanzione o di controllo che verrà notificato al cittadino e a cui questi potrà eventualmente rispondere, magari tramite la presentazione di un’ulteriore istanza, sulla base di quanto previsto dalla normativa alla base di quel procedimento. Nella sezione servizi – in ottica “amministrazione-centrica” – non dovrà essere riportata l’azione del Comune nel gestire tali procedimenti (come l’emissione delle sanzioni), mentre dovranno essere riportati i servizi per effettuare il pagamento di tali sanzioni e quelli per permettere la presentazione di un ricorso avverso a tali sanzioni.

Risulta quindi chiaro come vi sia una forte relazione tra i procedimenti amministrativi e i servizi, ma come l’ottica del nuovo modello sia ora centrata su quanto possa e/o debba essere fatto dal cittadino e dall’impresa (il servizio a sua disposizione) e non più su come si comporti l’Amministrazione (il procedimento).

Com’è fatto il CT Servizio

il Content type (CT) Servizio è definito nel capitolo 2.1.10. “Scheda informativa di servizio al cittadino” del documento di design[2] , in cui si rimarca come la sua finalità sia di comunicare:

  • una breve descrizione del servizio;
  • a chi è rivolto, ovvero i destinatari;
  • come si fa, ovvero le istruzioni per accedere al servizio e portare a termine il processo;
  • cosa serve, ovvero i documenti e i requisiti necessari;
  • cosa si ottiene, in base al vocabolario controllato output dei servizi;
  • fasi e scadenze, ovvero quando il servizio è attivo, eventuali scadenze e le tempistiche;
  • i canali di accesso digitali (tramite autenticazione) e fisici (con la possibilità di prenotare un appuntamento) dove poter portare a termine il processo, inclusa l’eventuale possibilità di inviare domande e documentazione via posta ordinaria, posta elettronica, o posta elettronica certificata;
  • le unità organizzative responsabili del servizio;
  • eventuali casi particolari e ulteriori informazioni utili.
  • gli allegati in formato elettronico, ovvero gli atti che normano il servizio e tutti i documenti di supporto.
  • le condizioni di servizio, come i termini entro cui si può modificare o disdire la richiesta.

Si rimanda al documento “Architettura dell’informazione” e alla scheda della tipologia “Servizio” per il dettaglio degli attributi obbligatori e facoltativi da utilizzare (vedi la seguente immagine).

Requisiti sui servizi previsti nell’avviso 1.4.1

L’avviso 1.4.1 prevede uno specifico criterio “C.SI.1.3 – Schede informative di servizio per il cittadino” relativamente ai contenuti delle schede pubblicate: che devono mostrare “le voci segnalate come obbligatorie all’interno dell’architettura dell’informazione, nell’ordine segnalato dal modello” (con una tolleranza di una voce che può mancare), con in più l’obbligo di indicare, se il servizio prevede un pagamento, le informazioni sul pagamento (come testo) e i relativi costi.

In più è richiesto che:

  • tutti i servizi (e almeno quelli fruibili online nel sito o in altre piattaforme) siano ricercabili dalla pagina “Servizi” e presentati come scheda servizio
  • siano pubblicate almeno 10 schede servizi

Come già visto nel primo articolo di questo ciclo, l’attenzione dell’avviso è posto sulla qualità delle singole schede servizio (per cui si richiede la presenza almeno delle informazioni degli attributi obbligatori), ma non sulla completezza di tale sezione, ponendo un limite molto basso (solo 10 schede informative) rispetto alle centinaia di quelle relative ai servizi che tutti i Comuni offrono anche solo per l’avvio dei procedimenti per istanza di parte (consultabili tramite la tabella dei procedimenti da loro pubblicata in Amministrazione trasparente), con la conseguenza che i cittadini rischieranno di non trovare informazioni su come presentare le proprie istanze se il servizio non è stato digitalizzato.

Alcuni punti d’attenzione da considerare

Di seguito riporto alcuni elementi che è importante considerare nella predisposizione delle schede informative dei servizi e che troppo spesso rischiano di non venire gestiti correttamente.

Servizi digitali presenti su altre piattaforme

Nel caso il Comune si sia già dotato di portali (ovvero di siti web diversi da quello ospitante il sito dell’Ente) per l’esposizione di specifici servizi offerti in modalità digitale, è necessario – anche solo a livello di requisiti dell’Avviso 1.4.1 – che per ciascuno di essi venga realizzata una specifica scheda informativa nella sezione “Servizi” del sito.

Un caso emblematico è rappresentato dai comuni già dotati di un portale SUE (Sportello Unico Edilizia) che ospita tutti i servizi digitali offerti da quel comune per la presentazione da parte di propri cittadini (coadiuvati dai professionisti) delle pratiche edilizie, tra cui la richiesta di permesso di costruire, la CILA (Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata) e la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) edilizia.

Questo portale tipicamente già espone le informazioni relative a ciascuno di questi servizi oltre ad essere anche il touchpoint da utilizzare per la fruizione in digitale di ciascuno di loro.

Obbligo per questi comuni è di portare nella sezione “Servizi” del sito le schede informative di tutti questi servizi, rivedendone i contenuti sulla base dei requisiti previsti per il CT “servizio” e riportando nella sezione “Accedi al servizio” il pulsante con la specifica “Call to action” (come ad es. “Richiedi il permesso di costruire”) per l’accesso al servizio digitale per il momento ospitato sull’altro portale (SUE). Nello specifico inoltre l’utente cliccando il pulsante dovrà essere portato a completare l’autenticazione tramite SPID/CIE per poi proseguire come utente autenticato nel servizio digitale ospitato dal portale SUE[3]

Unica eccezione a quanto indicato riguarda i servizi relativi al SUAP (Sportello Unico Attività Produttive), per i quali non è necessario avere una scheda informativa dedicata a ciascuno dei servizi ospitati in quel portale, ma è sufficiente esporre un’unica scheda servizio aggregata per il SUAP che rimanda direttamente a quello specifico portale. Questa eccezione è dovuta anche al fatto che vi è una misura PNRR (M1C1, sub-investimento 2.2.3) dedicata al SSU (Sistema informatico degli Sportelli Unici), che prevede tra i componenti anche uno specifico catalogo SSU.

Informazioni sui pagamenti

Una delle informazioni più importanti da riportare nella scheda informativa di un servizio riguarda eventuali pagamenti che devono essere corrisposti da parte del cittadino per la fruizione di tale servizio. Architettura dell’Informazione definisce l’attributo “Costi” come “facoltativo” e non obbligatorio, proprio per il fatto che esistono servizi per i quali non sono previsti dei costi. Tale informazione è però obbligatoria nel caso che dei costi siano stabiliti. Anche lo stesso criterio C.SI.1.3 dell’avviso 1.4.1 infatti riporta che “se il servizio prevede un pagamento è necessario indicare l’informazione sul pagamento (in formato testuale) e i relativi costi”.

Questo significa che in caso siano previsti dei costi, nella scheda informativa occorre riportare:

  • Quanto pagare (riportando come testo anche le eventuali casistiche, a meno che queste non siano troppo numerose o complesse, nel qual caso è consentito rimandare a uno specifico allegato sui costi che riporti però espressamente quelle informazioni e non tutto un regolamento)
  • Quando pagare (contestualmente alla presentazione della domanda e/o dopo l’eventuale istruttoria del comune, ad esempio prima di ritirare il provvedimento dell’Ente)
  • Come deve essere effettuato il pagamento (tipicamente tramite PagoPA e in caso di servizio digitale e di pagamento contestuale alla presentazione, come step dello stesso servizio digitale)

Informazioni sui tempi e scadenze

Come visto precedentemente, tra le informazioni obbligatorie per le schede informative dei servizi vi sono le eventuali scadenze e le tempistiche per la presentazione, ma anche uno specifico attributo “Tempi e scadenze”.

Dato che la maggior parte dei servizi di un Comune riguarda la presentazione di istanze per l’avvio di procedimenti amministrativi, le informazioni da riportare sui tempi riguardano a seconda dei casi:

  • eventuali scadenze per la presentazione delle istanze (ad esempio entro il 30 settembre) e i tempi per le fasi successive (10 dicembre pubblicazione della graduatoria)
  • i tempi massimi previsti per l’evasione delle istanze da parte del Comune (ad es. 30 giorni), in base di quanto previsto per il procedimento amministrativo che la richiesta del cittadino avvia.

Nella maggior parte dei casi l’aspetto maggiormente rilevante è proprio il tempo massimo previsto per l’evasione dell’istanza dato che, come vedremo nei prossimi articoli dedicati ai servizi digitali e all’Area personale, il cittadino che fruirà del servizio digitale dovrà ricevere al termine della compilazione e dell’invio della richiesta al Comune, l’indicazione della data ultima prevista per ottenere l’evasione dell’istanza, calcolata sommando alla data di presentazione proprio i tempi massimi indicati nella relativa scheda servizio.

Servizi che prevedono più varianti

Un caso particolare di grande rilevanza è quello relativo a servizi composti da più varianti, per i quali si deve comprendere quante schede servizi devono/possono essere realizzate e che contenuti devono prevedere.

Un tipico esempio è il servizio di “Accesso agli atti” per il quale sono possibili almeno tre varianti:

  • Accesso documentale
  • Accesso generalizzato (FOIA)
  • Accesso atti in materia edilizia

Altri esempi si possono trovare nel servizio di richiesta di occupazione suolo pubblico con varianti legate ad esempio al carico/scarico merci; all’installazione di tende parasole; alla propaganda elettorale; …

In tutti questi casi la soluzione preferibile è realizzare una scheda informativa per ciascuna variante del servizio, così da dettagliare al meglio di volta in volta le diverse informazioni (come “chi può richiedere”; “cosa serve”; “cosa si ottiene”; i “canali d’accesso” sia digitali che fisici; le “unità organizzative responsabili”), fornendo possibilmente anche il link alle schede servizio delle altre varianti.

Rimane la possibilità (sebbene non consigliabile) di predisporre comunque un’unica scheda informativa nel caso in cui l’unità organizzativa responsabile sia la stessa per tutte le varianti e sia previsto un unico canale di accesso (specie se digitale). In questo caso occorrerà comunque riportare e dettagliare nei vari attributi tutte le informazioni legate alle singole casistiche.

Ciò non risulta però possibile nel caso in cui il servizio venga digitalizzato con dei flussi specifici per ciascuna variante, fornendo cioè canali digitali di accesso diversi, come nel seguente esempio:

In questo caso, come evidenziato in un’apposita FAQ[4] , è vietato predisporre un’unica scheda servizio con più pulsanti di accesso in “Accedi al servizio” e risulta obbligatoria la predisposizione della soluzione “preferibile”, ovvero di più schede servizio, una per ciascuna variante riportante il proprio unico canale digitale.

Un caso particolare riguarda la scheda informativa di un servizio con più touchpoint digitali, non però per delle sue varianti, ma relativi all’intero servizio. Un esempio è rappresentato dal servizio “Cambio di residenza” nel caso in cui il Comune abbia realizzato un proprio canale digitale ulteriore a quello predisposto dal Ministero dell’Interno e offerto sul portale di ANPR. Anche in questo caso occorre riportare in “Accedi al servizio” un unico pulsante per l’accesso al canale digitale e il consiglio è di far accedere al servizio digitale predisposto dal Comune, ricordando poi (ad es. in ulteriori informazioni) la presenza e la possibilità di sfruttare il servizio esposto da ANPR riportandone il link.

Qualche riflessione su nomenclature e cataloghi

Prima di concludere mi preme riportare qualche considerazione a livello personale relativa alle tassonomie e alla “nomenclature” da utilizzare per i servizi.

Se, come riportato nel precedente articolo, a livello di argomenti e di tipologie (relativi non solo ai servizi ma a tutti i diversi CT) sono stati previsti dei vocabolari controllati pur con una serie di lacune e mancanza di dettaglio, nulla è purtroppo stato definito a livello di nomenclatura dei servizi, così come non è presente un catalogo relativo ai principali servizi offerti dai comuni, lasciando così l’onere di definire i nomi e i contenuti delle schede informative dei propri servizi ai singoli comuni.

Questo rappresenta oltre che un onere gravoso per gli enti anche l’impossibilità di confrontare tra loro servizi “uguali” offerti da comuni diversi, dovuto principalmente alla mancanza di un elenco unificato e standardizzato dei procedimenti amministrativi (soprattutto per quelli avviabili tramite istanza di parte) valido per tutti i comuni d’Italia, che infatti sono tenuti a pubblicare il proprio elenco in Amministrazione Trasparente. Manca quindi un catalogo unico almeno per i principali servizi che tutti i comuni offrono (pur con possibili differenze legate a eventuali regolamentazioni locali).

Un problema molto simile si è avuto con i servizi da offrire tramite l’APP IO per cui inizialmente non era stato previsto alcun catalogo dei servizi, mancanza che però è stata ora colmata grazie alla predisposizione da parte di PagoPA.spa di tale catalogo[5].

È importante aggiungere come attualmente non sia stata nemmeno definita una vera e propria relazione tra i servizi descritti sul proprio sito e quelli del catalogo di APP IO, nonostante in base all’Art. 64 bis del CAD l’App IO rappresenti il punto di accesso telematico per i propri servizi offerti in rete e che i comuni abbiano l’obbligo di garantirne l’accesso sui dispositivi mobili anche tramite tale punto di accesso telematico, quindi con l’App IO, tra l’altro sfruttando il SSO (Single Sign On).

Un esempio evidente di questo è un servizio molto ben strutturato nel catalogo dell’APP IO, come “Asilo Nido”[6] che prevede una “sua” scheda informativa in cui è riportato quanto è possibile ottenere tramite tale servizio, cioè:

  • ricevere comunicazioni e aggiornamenti (sull’apertura delle iscrizioni; per la pubblicazione dei punteggi assegnati e per la pubblicazione delle graduatorie; sullo stato della domanda presentata; su eventuali riduzioni e agevolazioni)
  • ricevere avvisi di pagamento che è possibile pagare in app; (e i messaggi per pagamenti in scadenza e per la conferma del pagamento)
  • ricevere altre comunicazioni

Tale servizio “nasce” dal ciclo di vita del servizio definito da PagoPA.spa che, come si può vedere nell’immagine qui sotto, utilizza l’APP IO come touchpoint per l’invio di messaggi e di avvisi di pagamento, con link alle pagine web contenenti alle informazioni relative a specifici step del servizio (come la presentazione della domanda d’iscrizione o la pubblicazione della graduatoria) e a specifici canali digitali (per integrare la documentazione presentata o per richiedere agevolazioni o riduzioni della retta) solamente all’interno di tali messaggi.

Schede Informative e canali digitali che però è richiesto dalle Linee guida di design che siano rese disponibili sul sito del Comune e per i quali quindi sarebbe opportuno definire in modo più puntuale e dettagliato la relazione e la modalità di interazione necessaria.

La speranza è quindi che venga rilasciato centralmente un catalogo per i principali servizi offerti dai comuni, a partire dall’elenco dei 26 flussi di servizi delineati legati alle 5 tipologie (archetipi) predefinite, predisponendo per ciascuno un nome obbligatorio da utilizzare e un modello di contenuti della relativa scheda informativa (gestendone anche le eventuali varianti conosciute).

I Comuni saranno quindi tenuti a uniformarsi a tale catalogo, con la possibilità di modificare e/o integrare il contenuto predisposto in caso di eventuali specificità legate alla normativa locale (come un regolamento comunale) o alla propria organizzazione interna.

È inoltre auspicabile un’importante attività di confronto tra l’owner di tale catalogo e PagoPA.spa in modo da concordare una nomenclatura uniforme da adottare tra i due cataloghi e la possibilità per i cittadini di accedere facilmente alle informazioni e ai servizi digitali esposti sul sito del Comune e direttamente dal servizio pubblicato su App IO anche senza aver ricevuto un messaggio dall’Ente.

Conclusioni

La creazione di una sezione “Servizi” strutturata, completa e conforme alle Linee guida di design rappresenta un passo cruciale per trasformare i siti comunali in strumenti realmente al servizio del cittadino. Per raggiungere questo obiettivo è fondamentale adottare un approccio integrato, superando la frammentazione dei contenuti distribuiti su diversi portali e spostando il focus dall’amministrazione all’utente. Questo implica la necessità di riadattare i contenuti che tradizionalmente descrivevano i procedimenti amministrativi, seguendo i suggerimenti riportati in questo articolo e ispirandosi alle esperienze delle amministrazioni più virtuose.

Tutto ciò in attesa – e con l’auspicio – che venga sviluppato un catalogo unico e condiviso dei servizi comunali, che possa razionalizzare gli sforzi richiesti per un lavoro tanto importante quanto impegnativo, facilitando l’adozione di standard chiari e uniformi a beneficio di tutte le amministrazioni.

Nel prossimo articolo completeremo l’approfondimento del pacchetto “Cittadino informato” trattando le funzionalità trasversali che devono essere offerte, provando a farne comprendere i razionali e il collegamento tra loro per poi suggerire delle modalità per utilizzarle al meglio.

Note

1.in Amministrazione trasparente / Attività e procedimenti / Tipologie di procedimento

3. N.B. Se l’avviso 1.4.1 valuta solo i (pochi) servizi digitali candidati col pacchetto “cittadino attivo”, in prospettiva anche questi servizi digitali dovranno essere esposti in un dominio o sottodominio dell’Ente e offrire un’esperienza utente coerente con quella del sito, come verrà descritto nel successivo articolo dedicato ai servizi digitali

2. Vedi: https://docs.italia.it/italia/designers-italia/design-comuni-docs/it/versione-corrente/modello-sito-comunale/architettura-informazione.html#scheda-informativa-di-servizio-al-cittadino

4. Vedi: https://padigitale2026.gov.it/supporto/domande-frequenti/#05_misure/004-measure-1-4-1/033_serviziocompostodapiuvarianti

5. Vedi: https://docs.pagopa.it/v1.0-catalogo-dei-servizi/catalogo-dei-servizi-dei-comuni

6. Vedi: https://developer.pagopa.it/app-io/guides/modelli-servizi/educazione-e-formazione/asilo-nido

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Iniziative
Analisi
Social
Video
Agevolazioni
A febbraio l’apertura dello sportello Mini Contratti di Sviluppo
Quadri regolamentari
Nuovi Orientamenti sull’uso delle opzioni semplificate di costo
Coesione
Nuovo Bauhaus Europeo (NEB): i premi che celebrano innovazione e creatività
Dossier
Pubblicato il long form PO FESR 14-20 della Regione Sicilia
Iniziative
400 milioni per sostenere lo sviluppo delle tecnologie critiche nel Mezzogiorno
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalle aule al mondo del lavoro, focus sui tirocini della Scuola d’Arte Cinematografica
TRANSIZIONE ENERGETICA
Il ruolo del finanziamento BEI per lo sviluppo del fotovoltaico in Sicilia
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalla nascita ai progetti futuri, focus sulla Scuola d’Arte Cinematografica. Intervista al coordinatore Antonio Medici
MedTech
Dalla specializzazione intelligente di BionIT Labs una innovazione bionica per la disabilità
Finanza sostenibile
BEI e E-Distribuzione: investimenti per la sostenibilità energetica
Professioni
Servono competenze adeguate per gestire al meglio i fondi europei
Master
Come formare nuove professionalità per governare e gestire al meglio i fondi europei?
Programmazione UE
Assunzioni per le politiche di coesione: prossimi passi e aspettative dal concorso nazionale. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
innovazione sociale
Rigenerazione urbana: il quartiere diventa un hub dell’innovazione. La best practice di San Giovanni a Teduccio
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Agevolazioni
A febbraio l’apertura dello sportello Mini Contratti di Sviluppo
Quadri regolamentari
Nuovi Orientamenti sull’uso delle opzioni semplificate di costo
Coesione
Nuovo Bauhaus Europeo (NEB): i premi che celebrano innovazione e creatività
Dossier
Pubblicato il long form PO FESR 14-20 della Regione Sicilia
Iniziative
400 milioni per sostenere lo sviluppo delle tecnologie critiche nel Mezzogiorno
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalle aule al mondo del lavoro, focus sui tirocini della Scuola d’Arte Cinematografica
TRANSIZIONE ENERGETICA
Il ruolo del finanziamento BEI per lo sviluppo del fotovoltaico in Sicilia
Formazione
“Gian Maria Volonté”: dalla nascita ai progetti futuri, focus sulla Scuola d’Arte Cinematografica. Intervista al coordinatore Antonio Medici
MedTech
Dalla specializzazione intelligente di BionIT Labs una innovazione bionica per la disabilità
Finanza sostenibile
BEI e E-Distribuzione: investimenti per la sostenibilità energetica
Professioni
Servono competenze adeguate per gestire al meglio i fondi europei
Master
Come formare nuove professionalità per governare e gestire al meglio i fondi europei?
Programmazione UE
Assunzioni per le politiche di coesione: prossimi passi e aspettative dal concorso nazionale. Il podcast “CapCoe. La coesione riparte dalle persone”
innovazione sociale
Rigenerazione urbana: il quartiere diventa un hub dell’innovazione. La best practice di San Giovanni a Teduccio
Programmazione europ
Fondi Europei: la spinta dietro ai Tecnopoli dell’Emilia-Romagna. L’esempio del Tecnopolo di Modena
Interventi
Riccardo Monaco e le politiche di coesione per il Sud
Iniziative
Implementare correttamente i costi standard, l'esperienza AdG
Finanziamenti
Decarbonizzazione, 4,8 miliardi di euro per progetti cleantech
Formazione
Le politiche di Coesione UE, un corso gratuito online per professionisti e giornalisti
Interviste
L’ecosistema della ricerca e dell’innovazione dell’Emilia-Romagna
Interviste
La ricerca e l'innovazione in Campania: l'ecosistema digitale
Iniziative
Settimana europea delle regioni e città: un passo avanti verso la coesione
Iniziative
Al via il progetto COINS
Eventi
Un nuovo sguardo sulla politica di coesione dell'UE
Iniziative
EuroPCom 2024: innovazione e strategia nella comunicazione pubblica europea
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati

Articolo 1 di 4