Il 22 febbraio è stata rilasciata la nuova versione del portale del Dipartimento della Funzione Pubblica, aderente alle “Linee guida di design per i siti web della pubblica amministrazione” sviluppate dall’Agenzia per l’Italia Digitale, dopo che a fine novembre già il sito del governo si era adeguato.
Dal punto di vista tecnico, rappresentano chiaramente un’importante evoluzione e un’attenzione all’usabilità senz’altro da promuovere e sostenere. Ma basta?
Un portale, dopo tutto, è uno strumento per accedere ai contenuti e ai servizi, e quindi l’organizzazione e la disponibilità dei contenuti e dei servizi sono, chiaramente, fondamentali. E su questo fronte, invece, probabilmente entrambi i siti dovrebbero essere profondamente rivisti.
Sul portale del governo i contenuti sono organizzati secondo le riunioni dei consigli dei ministri, o secondo la logica temporale delle news. Un sito progettato più per i giornalisti che vogliono conoscere le novità, che non per i cittadini interessati ad alcuni temi specifici. Eppure, un esempio vicino (per non andare all’estero, sul sito del Regno Unito) era quello del sito “passodopopasso” (che oggi appare abbandonato), organizzato proprio per facilitare la navigazione sui singoli temi: agricoltura, economia, ecc… Magari dando anche evidenza ai report di monitoraggio sull’attuazione (di fatto introvabili) e aprendo alla possibilità, per il cittadino, di chiedere e di proporre (non solo attraverso l’email “matteo@governo.it”).
Il portale del Dipartimento della Funzione Pubblica è stato invece probabilmente rilasciato in una versione “beta”, poiché mancano alcune informazioni (es. l’organigramma è praticamente senza nomi dei responsabili) e navigando si rischia di passare sul vecchio sito senza poter tornare indietro sul nuovo. A parte questi problemi, che saranno certamente risolti a breve, preoccupa anche qui la logica di organizzazione dei contenuti.
Ad esempio, tutto il tema dell’Open Government, e quindi anche della trasparenza, oltre il diritto di accesso, è posto sotto la voce “Digitalizzazione”, con un messaggio fuorviante e poco comprensibile al cittadino. Così come lascia perplessi la scelta di porre sotto “Digitalizzazione” la voce “Agenda Digitale” e sotto di questa alcune voci del tutto disomogenee (soldipubblici, carta d’identità elettronica, Anpr e Spid), ed elencate non si comprende sulla base di quale logica di selezione, infatti non spiegata. Il che rende la navigazione un’esplorazione difficile, e in gran parte per tentativi.
Insomma, se è naturalmente fondamentale disporre di un nuovo design che consenta anche di rendere “responsive” i nuovi siti web, bisognerebbe continuare a pensare che un sito è utile prima di tutto se favorisce l’accesso ai contenuti e ai servizi secondo le esigenze e le logiche degli utenti.
Perché entrambi contano. Curare soltanto un aspetto non basta.