La gestione del reddito di cittadinanza tramite smart contract e tecnologia blockchain potrebbe consentire grande risparmio di tempo e denaro per la PA, tenendo conto che potrebbero essere tante le voci di spesa – anche importanti – non debitamente preventivate dal Governo per la fase di implementazione dell’importante provvedimento. I vantaggi potrebbero essere molti, ma anche i rischi.
Quindi, pur senza entrare nel merito della misura, voglio qui affrontare il tema, per mia evidente deformazione professionale, dal lato della tecnologia disponibile e della digitalizzazione della pubblica amministrazione.
Il diritto al reddito di cittadinanza
Per ottenere il reddito di cittadinanza occorre essere in possesso di determinati requisiti Isee e patrimonio, residenza, di età… Per mantenere nel tempo il reddito di cittadinanza, occorre seguire delle regole ben precise altrimenti il sussidio si perde.
Da questo punto di vista si sono sentite varie e curiose affermazioni, tipo quella relativa all’utilizzo dei soldi del reddito per acquistare smartTV o smartphone, che farebbe decadere il diritto a tale reddito o il ricorso a “spie” a vario livello. O ancora il fatto che non si possano rifiutare più di un certo numero di offerte di lavoro altrimenti si perderà il diritto al reddito. O ancora quella relativa al fatto che nel conto corrente non si devono avere più di 10.000 euro altrimenti si perde il beneficio o immobili del valore superiore a 30.000 euro, oltre la prima casa.
Molti si sono scandalizzati di fronte a queste affermazioni e previsioni, ma la realtà è che sono del tutto sacrosante e anche in altri paesi esistono minuziose norme a corredo del diritto a tale reddito (ovviamente chiamato in diversi modi).
Tutti i costi che il Governo (forse) non ha calcolato
Ciò che però francamente preoccupa è il macchinario che si sta cercando di mettere in piedi per avviare questa misura.
I centri dell’impiego sono in fibrillazione. È probabile che nascano molti studi di consulenza (a pagamento naturalmente) che vendono servizi per ottenere il reddito di cittadinanza e (siamo sempre in Italia) prevedo rapidi spostamenti di somme dai conti e vendite di immobili per rispettare i requisiti minimi.
Inoltre, saranno necessarie delle “card” o altro sistema di pagamento, che consenta il tracciamento delle spese ma soprattutto dovrà essere messa in piedi una robusta infrastruttura tecnologica che consenta di rispettare quelli che sono i requisiti in materia di privacy previsti dal regolamento europeo 679/2016 (“GDPR”).
Tutto questo certamente avrà un costo rilevante che, non sono certo sia stato debitamente tenuto in conto dal nostro Governo.
I vantaggi della Blockchain per la certificazione dei requisiti
Proviamo ad immaginare le devastanti conseguenze derivanti da un data breach alla infrastruttura che monitora le spese degli aventi diritto al reddito (spese ordinarie, straordinarie, di salute, ecc.).
Insomma, chi controllerà il controllore?
Da questo punto di vista una interessante soluzione potrebbe essere proprio la adorata Blockchain che tanto piace a molti perché diventata di moda ma che effettivamente potrebbe dare parecchie soddisfazioni quantomeno in termini di certificazione dei requisiti attraverso appositi smart contract.
Innanzitutto, ci terrei a precisare una cosa: tutte le poco chiare proposte di legge viste sino a oggi, non sono assolutamente in linea con quella che è la realtà delle cose.
Esistono infatti tre leggi: le leggi della fisica, quelle dell’informatica e quelle dell’uomo. Le prime sono forti e non necessitano dell’uomo per essere eseguite. Le ultime sono deboli e necessitano dell’uomo per essere fatte rispettare e lunghi processi di merito ed esecutivi per essere eseguite(senza contare il tempo perso per scriverle, non approvarle o approvarle a metà). Le leggi dell’informatica, invece, sono in una posizione intermedia: non necessitano dell’uomo per essere eseguite ma necessitano dell’uomo per essere scritte (almeno per ora).
Smart contract e reddito di cittadinanza
Le leggi dell’informatica sono in realtà i codici alfanumerici scritti dagli sviluppatori che consentirebbero di realizzare protocolli informatici tra cui anche l’ormai noto Smart Contract.
Posto, quindi che il futuro probabilmente ci riserva una costellazione di smart contract che parlano fra loro per eseguire una serie di funzioni (ciascuna di loro secondo la logica binaria if/then) e che non possiamo pensare di dare una definizione giuridica semplicemente legandoci ai precedenti del Codice dell’Amministrazione Digitale o creando una nuova figura negoziale o, ancora delegando ad Agid il compito di fissare i requisiti minimi di validità legale di uno Smart Contract, credo invece che la logica del reddito di cittadinanza rientri proprio in una logica if/then e possa agevolmente essere inquadrata in un protocollo informatico di questo tipo.
Senza complicare le cose (e senza voler aggiungere critiche alle critiche), credo invece che i dati ISTAT e quelli di spesa siano facilmente acquisibili. Un pozzo di informazioni essenziale per consentire ad un protocollo di stabilire se e quando un cittadino abbia effettivamente diritto al reddito di cittadinanza.
Si potrebbe poi creare un ulteriore smart contract che lo revoca.
Ricordiamoci, infatti che la logica binaria, potrebbe consentirci di legare uno smart contract A (se Tizio a questi requisiti, allora gli accredito una determinata somma di denaro o meglio di cryptovaluta), ad uno smart contract B (se tizio che riceve il reddito di cittadinanza usa quei soldi per comprarsi uno smartphone, il reddito di cittadinanza è automaticamente revocato).
L’automatismo, dal punto di vista strutturale (e naturalmente semplificando) si renderebbe possibile collegando i vari smart contract (A e B nel nostro esempio) creando delle interfacce che consentano a questi smart contract di parlare tra loro. Esattamente come accade tra un servizio internet e un altro quando i due servizi si collegano tramite Application Program Interface (ad es. un sito comparatore dei prezzi di diversi mezzi di trasporto e UBER).
Questo renderebbe rapida la concessione ma anche il sistema di verifica ed eventuale revoca del reddito di cittadinanza, senza filtri, senza passare da lunghi procedimenti amministrativi e legali, e creando un effetto deterrente nei confronti del beneficiario che sa che non potrà “farla franca” proprio in conseguenza del fatto che ci sarà una macchina ad eseguire la revoca con un codice non interpretabile o che richiede lunghi tempi per essere eseguito.
Il tutto, naturalmente, con un grande risparmio di tempo e denaro per la PA.
Le criticità: privacy e possibili abusi
Ma…Ci sono due “ma” giganteschi.
Il primo è quello di cui ho già parlato prima: la gestione della privacy e il rispetto delle norme di cui al GDPR.
Il secondo è l’inquietante automatismo che non lascerebbe spazio ad appelli o contestazioni e che quindi vedrebbe l’uomo delegare alla macchina l’implementazione del processo.
Questo potrebbe essere inquietante non solo allorquando ci riporta ad una visione distopica del mondo ma anche perché ben sappiamo che qualcuno potrebbe comunque approfittarsi dell’automatismo e sfruttare le norme del codice per trarne un indebito vantaggio, senza violare tecnicamente la legge, un po’ come nel rapporto tra elusione ed evasione (ovviamente semplificando).
D’altronde l’abuso del diritto e la possibilità per l’uomo di fissare delle regole fondamentali alla base di tutto (un po’ come le leggi della robotica) potrebbero arginare questo problema, ma questo attiene un altro aspetto estremamente interessante relativo ad un linguaggio (quello degli smart contract) che cerchiamo a tutti costi di regolamentare, spesso senza aver compreso a fondo la vera rivoluzione (quella delle macchine) che sta dietro l’angolo.