L’adozione di software libero, pur essendo normata dal marzo 2005, non ha ancora trovato la necessaria applicazione nella Pubblica Amministrazione italiana.
Anche gli indirizzi della Commissione Europea (con la sua Open Source Software Strategy 2020-2023) sono estremamente chiari sulla necessità per la PA di adottare preferibilmente software libero. A questo proposito, esistono linee guida chiare su come scegliere e adottare e riusare software, esistono anche le comunità in cui condividere conoscenza e cui chiedere suggerimenti e consigli.
Software libero: la PA dia l’esempio, ecco che deve fare Draghi
Software libero: i principi del Piano triennale Agid
Recentemente poi l’Agenzia per l’Italia Digitale ha pubblicato l’aggiornamento 2021-2023 al Piano Triennale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione che definisce i seguenti principi guida:
- digital & mobile first (digitale e mobile come prima opzione): le pubbliche amministrazioni devono realizzare servizi primariamente digitali;
- digital identity only (accesso esclusivo mediante identità digitale): le pubbliche amministrazioni devono adottare in via esclusiva sistemi di identità digitale definiti dalla normativa;
- cloud first (cloud come prima opzione): le pubbliche amministrazioni, in fase di definizione di un nuovo progetto e di sviluppo di nuovi servizi, adottano primariamente il paradigma cloud, tenendo conto della necessità di prevenire il rischio di lock-in;
- servizi inclusivi e accessibili: le pubbliche amministrazioni devono progettare servizi pubblici digitali che siano inclusivi e che vengano incontro alle diverse esigenze delle persone e dei singoli territori;
- dati pubblici un bene comune: il patrimonio informativo della pubblica amministrazione è un bene fondamentale per lo sviluppo del Paese e deve essere valorizzato e reso disponibile ai cittadini e alle imprese, in forma aperta e interoperabile;
- interoperabile by design: i servizi pubblici devono essere progettati in modo da funzionare in modalità integrata e senza interruzioni in tutto il mercato unico esponendo le opportune API;
- sicurezza e privacy by design: i servizi digitali devono essere progettati ed erogati in modo sicuro e garantire la protezione dei dati personali;
- user-centric, data driven e agile: le amministrazioni sviluppano i servizi digitali, prevedendo modalità agili di miglioramento continuo, partendo dall’esperienza dell’utente e basandosi sulla continua misurazione di prestazioni e utilizzo;
- once only: le pubbliche amministrazioni devono evitare di chiedere ai cittadini e alle imprese informazioni già fornite;
- transfrontaliero by design (concepito come transfrontaliero): le pubbliche amministrazioni devono rendere disponibili a livello transfrontaliero i servizi pubblici digitali rilevanti;
- codice aperto: le pubbliche amministrazioni devono prediligere l’utilizzo di software con codice aperto e, nel caso di software sviluppato per loro conto, deve essere reso disponibile il codice sorgente.
L’ultimo punto non lascia spazio ad ambiguità, le Pubbliche Amministrazioni devono prediligere l’utilizzo di software libero e renderne disponibile il codice sorgente per garantire il riuso anche ad altre amministrazioni; questo è importante non solo perché deve conformarsi alla normativa vigente, ma anche perché l’adozione di software libero:
- favorisce lo sviluppo delle imprese del territorio,
- garantisce un maggiore controllo sul fornitore con minori rischi del cosiddetto lock-in (legame che rende difficile se non impossibile il cambiamento del fornitore software),
- favorisce il riuso del software da parte di altre amministrazioni con un conseguente risparmio economico.
Le linee guida per la PA
I fornitori potranno e dovranno continuare a competere tra loro, ma la competizione non sarà più basata su vincoli e blocchi che incatenano l’amministrazione al fornitore, ma sulla loro competenza e capacità di collaborazione (anche con altri fornitori) per garantire l’evoluzione tecnologica e normativa del software esistente.
È importante fare una precisazione sulla tipologia di software che deve rispondere agli articoli 68 e 69 del Codice dell’Amministrazione Digitale prediligendo l’utilizzo di software libero. Nelle Linee guida su acquisizione e riuso di software per le pubbliche amministrazioni si precisa che “l’oggetto dell’obbligo sancito dalla disposizione in commento è il «software». Un elenco non esaustivo quindi di software oggetto di queste linee guida è il seguente:
- Applicazioni web (frontend e backend)
- Applicazioni desktop
- Applicazioni mobile
- Componenti e applicazioni semilavorate
- Framework
- Librerie
- Plugin
- Sistemi operativi
- Siti web (frontend e backend)
È auspicabile che le linee guida “favoriscano la razionalizzazione delle soluzioni utilizzate nei settori/servizi comuni alle pubbliche amministrazioni, quali, ad esempio, gestione del personale, gestione e conservazione documentale, gestione dei processi decisionali, comunicazione istituzionale e trasparenza amministrativa. Inoltre, è importante notare che il termine «software», come usato in questo documento, non designa solo il mero codice sorgente e/o l’eseguibile, ma anche tutti gli artefatti prodotti durante il processo di sviluppo e utilizzo del software, cioè documentazione, asset grafici, manuali, ecc., così come esplicitato nel comma 1 dell’articolo 69.”
Le Linee guida citate inoltre indirizzano le Pubbliche Amministrazioni nel processo decisionale per l’acquisto di software, la condivisione e il riuso delle soluzioni open source. Le Linee guida “supportano, inoltre, le amministrazioni nelle iniziative di procurement attraverso guide tecniche, presenti negli Allegati, definite per essere incluse come allegati di contratti o documenti di gare d’appalto”:
- Guida alla pubblicazione open source di software realizzato per la PA;
- Guida alla manutenzione di software open source;
- Guida alla modifica di software open source preso a riuso o di terzi.
Ulteriori indicazioni a supporto della Pubblica amministrazione
Un ulteriore supporto alla Pubblica Amministrazione che deve acquisire software è il sito Developers Italia, un importante punto di riferimento dove reperire non solo informazioni essenziali ma anche risorse e soprattutto la community per lo sviluppo dei servizi digitali nonché il catalogo del software pubblico disponibile per il riuso con un facile motore di ricerca per individuare le soluzioni necessarie.
A questo si aggiunge una sezione dedicata al catalogo di soluzioni open source di terze parti di interesse per la Pubblica Amministrazione; tra queste soluzioni si trova ad esempio LibreOffice, una suite per ufficio gratuita e potente con un’interfaccia pulita e strumenti ricchi di funzionalità che supportano l’utente e migliorano la sua produttività senza alcun costo di licenza!
Conclusioni
Chiunque può partecipare alla “community” non solo per contribuire attivamente allo sviluppo delle soluzioni proposte nel catalogo, ma anche per trovare competenze ed entrare in contatto in tempo reale con gli altri sviluppatori e migliorare le risorse esistenti.
Non ci sono più scuse, tutta la Pubblica Amministrazione italiana, locale e centrale, deve al più presto definire i propri Piani triennali per l’ICT includendo anche i propri progetti di transizione al software libero!