Nel 2020 e 2021 SPID e CIE hanno avuto uno sviluppo impetuoso dovuto alla pandemia ma soprattutto all’impegno del regolatore e delle istituzioni competenti, impegno sostenuto almeno dalla nascita di SPID nel 2014.
Passare da pochi milioni di profili attivi a più di 28 milioni – e soprattutto da una manciata di milioni di accessi al mese a un centinaio è un risultato epocale: SPID e CIE sono oggi una realtà pienamente consolidata, uno strumento chiave per tutti i rapporti tra cittadini e pubbliche amministrazioni.
Che manca per uno spid “professionale”
Ma, perché imprese, studi professionali e organizzazioni di volontariato possano adottare presto e in gran numero queste identità restano da realizzare alcuni componenti fondamentali. Buona parte dei tasselli che mancano dipendono gli uni dagli altri, e richiedono il coordinamento di competenze diverse e il bilanciamento di esigenze anche contrastanti.
Partendo da una visione che tiene conto delle diverse anime che compongono l’ecosistema Spid e Cie, associazioni, esperti e imprenditori hanno inviato una lettera aperta a AgID, Dipartimento per la Trasformazione Digitale e ministeri competenti con due richieste urgenti e tre per il medio periodo.
SPID e CIE per le imprese private, una promessa mancata: cosa serve e come arrivarci
Perché una lettera aperta
Fin dal 2017 il gruppo di lavoro aperto di esperti ed appassionati #ClubTI4SPID ha avuto il piacere di lavorare con AgID, gli Identity Provider SPID e IPZS, ed altri attori dell’ecosistema, per valutare diverse esigenze, obiettivi e realizzazioni del sistema costituito da SPID e da CIE anche dal punto di vista degli operatori economici privati.
In questi 6 anni di vita di SPID e 4 della nuova CIE abbiamo apprezzato l’attenzione e l’opportunità quanto i progressi fatti. Ricordiamo bene quando i risultati via via raggiunti erano dichiarati insufficienti e addirittura irrisi come altrettante dimostrazioni di un fallimento annunciato. Oggi che SPID e CIE sono una realtà quotidiana e i servizi della pubblica amministrazione crescono continuamente sia per numero di accessi, sia per qualità, è ancora più importante apprezzare quanto è stato fatto e quanto era difficile farlo e continuare a farlo.
Proprio perché la situazione oggi è così profondamente diversa, e consolidata, siamo certi che sia giunto il momento di coordinare e concentrare attenzione e sforzi sull’adozione di SPID e CIE da parte delle organizzazioni private. È oggi che possiamo arrivare a una seconda grande svolta in questa trasformazione: l’adozione di massa di queste identità da parte del settore privato, come quella del 2020 per cittadini e pubbliche amministrazioni.
Per questo abbiamo voluto adottare, per quanto possibile, una visione che tenga conto delle diverse anime che costituiscono l’ecosistema SPID e CIE aperto alle organizzazioni private. Negli anni, decine di organizzazioni grandi e piccole che già usano SPID e CIE (e vorrebbero usarle ancora di più) hanno partecipato a questo lavoro. Grazie soprattutto ai loro contributi crediamo oggi di avere raccolto in un unico quadro, in un unico documento, tutte le principali esigenze, i pochi tasselli chiave, che permetteranno questa svolta.
Data la molteplicità dei referenti, abbiamo rivolto l’intero insieme di richieste a tutti i principali referenti governativi per queste identità e per la trasformazione digitale del paese nel suo complesso, trasformazione della quale l’adozione delle identità digitali nazionali è un elemento essenziale. Il risultato è appunto questa lettera aperta.
Le organizzazioni private ancora estranee a Spid e Cie
Le istituzioni si sono concentrate sulla diffusione di queste identità nelle pubbliche amministrazioni, una scelta naturale e necessaria che altrettanto naturalmente ha portato a lasciare indietro imprese, professionisti e tutte le organizzazioni private in questo processo chiave per la trasformazione digitale del paese: le organizzazioni private restano ancora estranee a SPID e CIE: ciascuno di noi accede qualche volta al mese o alla settimana ai servizi digitali delle pubbliche amministrazioni, e decine o centinaia di volte al giorno a servizi digitali privati, eppure è diffuso usare SPID e CIE solo per le prime, quelle meno frequenti e presenti nella vita quotidiana.
Questo prolunga – con costi e inefficienze importanti – la persistenza del quotidiano analogico nel settore privato: continuiamo a mostrare il documento di riconoscimento in banca, per abbonarci a servizi di ogni genere o per acquistare un’auto, spesso vedendo la nostra CIE trattata come un pezzo di carta: scannerizzata! Ora che SPID e CIE sono così diffuse, diventa utile e naturale insieme, nel quotidiano digitale di oggi, utilizzare proprio queste identità per accedere ai servizi digitali offerti dalle imprese, studi professionali e organizzazioni senza fini di lucro – e per le organizzazioni private offrire questa possibilità ai cittadini.
Persino il Piano Italia digitale 2026, che sta dando forma al futuro digitale del paese e mette la diffusione delle identità digitali tra i suoi principali obiettivi, si concentra oggi su cittadini e pubbliche amministrazioni e tace sia sul contributo che i servizi privati possono offrire all’ecosistema delle identità digitali, sia sui grandi benefici, a costo zero per lo stato, che i cittadini e le imprese potranno ottenere usando SPID e CIE per identificare con certezza e autenticare chi usa i servizi digitali degli operatori privati.
Cosa chiede la lettera aperta
La lettera formula due richieste urgenti e tre per il medio periodo. Le abbiamo descritte nell’articolo precedente, qui approfondiamo in particolare la prima, la più urgente, e l’ultima, la più significativa:
- Formalizzare, adottare e pubblicare la convenzione per gli aggregatori di servizi privati SPID e CIE.
Oggi imprese e organizzazioni private grandi e piccole si affidano ad altre organizzazioni specializzate per gran parte delle proprie esigenze di trasformazione digitale, in particolare per adottare strumenti di identificazione certa e autenticazione di clienti e utenti, sia i nuovi (oggetto di “onboarding”), sia quelli già censiti.
Farsi aiutare da specialisti oggi è possibile se si sceglie di usare le diverse “identità digitali” commerciali, gratuite e a pagamento, adottate da centinaia di migliaia di imprese, studi professionali e associazioni in Italia.
Con SPID questo non è possibile. Certo, la convenzione che lo permetterà è vicina, ma sembrava vicina già mesi, persino anni fa.
- Sostenere concretamente l’ecosistema SPID e CIE con le risorse del PNRR, anche per quanto riguarda i servizi offerti dai privati
Quando le imprese avranno adottato in massa SPID e CIE, i cittadini avranno occasione di usare queste identità digitali tutti i giorni, decine di volte al giorno, rispetto alle 10 o 20 volte al mese che osserviamo oggi, quando la grande maggioranza dei servizi cui si accede sono delle pubbliche amministrazioni.
Analogamente, le organizzazioni private stesse potranno collaborare con i cittadini e servirli con processi digitali drasticamente più semplici, veloci ed economici grazie all’identificazione certa degli attori.
Un’osservazione tecnico-economica: sarà anche l’occasione per vedere quali tra i diversi operatori pubblici e privati che gestiscono gli accessi sapranno e vorranno attrezzarsi per rispondere in tempi ragionevoli, dell’ordine dei decimi di secondo, a quelle che gradualmente diventeranno centinaia di milioni di richieste di autenticazione al giorno!
Crediamo questi siano esempi di quel ritorno sugli investimenti delle risorse pubbliche che in altri tempi motivò la realizzazione di grandi infrastrutture come le ferrovie, le scuole pubbliche e le autostrade, ed oggi, nello stesso PNRR, motiva la realizzazione dell’infrastruttura a banda ultra-larga per “Italia a 1 Giga”.
Chi lo chiede
Molti hanno già firmato la lettera aperta prima ancora che fosse pubblicata. Stiamo ragionando con altri ancora: grandissime organizzazioni e piccoli imprenditori, professionisti, volontari e organizzatori di volontari, esperti, appassionati. Numerosi dei primi firmatari ne hanno coinvolti altri, e contiamo che questo avvenga ancora di più oggi che la lettera è pubblicata e domani che lavoreremo con i regolatori e i firmatari per condividere esigenze degli uni e degli altri, e identificare priorità e azioni.
L’elenco aggiornato dei firmatari è in calce alla lettera, insieme al modulo per firmarla.
Ecco qualche esempio, scelto soprattutto per mostrare che individui ed organizzazioni di ogni genere aspettano di trarre beneficio dalla disponibilità di SPID e CIE.
- Associazioni di imprese e operatori del settore della trasformazione digitale, come ANORC, Assintel, la Consulta Nazionale dei CAF
- Singole imprese italiane di mercati, dimensioni e obiettivi diversi, come B-Cloud, BeIn, Datanet I-Tel, Intesi Group
- Esperti e professionisti stimati da tanti attori dell’ecosistema, come Andrea Caccia, Andrea Tironi, Eugenio Prosperetti, Fabrizio Lupone, Giovanni Manca
E naturalmente appassionati, come numerosi membri di Club TI Milano.
L’elenco completo e aggiornato è disponibile in calce alla lettera stessa.
E adesso?
La priorità per tutti coloro che hanno firmato e firmeranno questa lettera è naturalmente di confrontarsi con AgID, il Dipartimento per la trasformazione digitale e le altre organizzazioni competenti per condividere esigenze e difficoltà di ciascuno e identificare azioni che possano aiutare a superarle con l’impegno di tutti.
Siamo certi che da questi scambi e incontri emergeranno informazioni preziose, che organizzeremo poi in comunicazioni informative e formative verso le imprese, anche tramite le loro associazioni, nell’ambito dell’iniziativa Repubblica Digitale, cui #ClubTI4SPID partecipa.
Come aderire, come approfondire
Per leggere e firmare la lettera aperta, unendoti alla richiesta di tante associazioni di imprese, professionisti, volontari, esperti e imprenditori del settore.
Per partecipare alle iniziative che #ClubTI4SPID organizzerà con i destinatari e con i firmatari della lettera, contattaci sul gruppo LinkedIn di Club TI Milano.