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Spid per uso professionale, passo importante ma non basta: ecco cosa serve

Le linee guida poste a consultazione dall’Agid per il “Rilascio dell’Identità Digitale per uso professionale” potrebbero essere decisive per trasformare Spid nell’unico sistema, obbligatorio, di identificazione e notifica nei rapporti tra le imprese, i professionisti e la PA. Ecco cosa serve perché ciò avvenga

Pubblicato il 19 Giu 2018

Michele Vianello

consulente e digital evangelist

identità digitale

L’utilizzo “universale” di SPID fa un ulteriore passo in avanti.

In questi giorni, sono state pubblicate (in consultazione) le Linee Guida dell’Agid rivolte agli Identity Provider per il “ Rilascio dell’Identità Digitale per uso professionale”.

Spid, sistema di identificazione universale

Se non ho capito male l’intendimento dell’Agid, SPID esce dalla semplice funzione identificativa del cittadino nei suoi rapporti con tutte le PA e diviene il sistema universale di identificazione dei professionisti, delle imprese, delle stesse Istituzioni nei diversi scambi documentali e non solo.

Se così fosse si tratterebbe di un tassello importante, direi decisivo, nella transizione da un sistema di scambi/notifiche di informazioni, atti e documenti, basato sull’uso della PEC o della mail (mail del cittadino compresa), ad uno incentrato sull’utilizzo di piattaforme.

Spid e Io.Italia

Io.Italia (app Cittadinanza digitale), di cui ho parlato in un precedente articolo, sarà una piattaforma messa a disposizione dei cittadini da Agid alla quale ci si loggherà grazie a SPID.

La piattaforma sarà destinata a condividere con il cittadino le diverse attività che quest’ultimo intrattiene con le Pubbliche Amministrazioni.

Poiché il log attraverso SPID equivale all’aver assolto agli obblighi di identificazione, Io.Italia potrà diventare una piattaforma unica da utilizzare soprattutto in mobilità anche per le PA, per i procedimenti che comportino un obbligo di notifica.

Spid per i professionisti e piattaforme di cooperazione

Il nuovo tassello di SPID “per i professionisti” potrebbe consentire un passo in avanti verso l’utilizzo delle piattaforme basate sulla cooperazione applicativa.

Mi immagino quindi –spero di non sbagliarmi- il responsabile di un procedimento in materia urbanistica di un Comune che deve chiedere un parere alla Soprintendenza. Il responsabile si loggherà utilizzando SPID, utilizzando una piattaforma di condivisione tra i due Enti, inoltrerà gli atti del procedimento (sicuramente firmati digitalmente). Un flusso opposto consentirà alla Soprintendenza (che si logga egualmente utilizzando SPID) di scambiare la corrispondenza e il parere. Così non ci sono più PEC. Do ovviamente per scontato che i diversi soggetti, già oggi, non utilizzino più il fax o le raccomandate a.r., firmino digitalmente, fascicolino digitalmente, utilizzino PagoPA e così via. (Quest’ultima affermazione suoni come ironica, perché prodromica a qualche considerazione finale).

Spid e procurement

Parimenti immagino un professionista (come chi scrive) che inoltra una sua offerta attraverso il MePA, dove oggi non posso utilizzare SPID, e corrisponde con gli Enti ai quali l’offerta è rivolta.

Penso alle piattaforme SUAP o SUE, o a quelle di procurement basate esclusivamente sul log SPID e sulla cooperazione applicativa tra Pubbliche Amministrazioni, imprese e mondo delle professioni.

Complimenti, un grande passo in avanti.

Ripeto, se non ho capito male, tutto ciò funzionerà ad alcune condizioni.

Cosa serve perché Spid sia davvero universale

SPID dovrà essere l’unico sistema, obbligatorio, di identificazione e poi di notifica –superando progressivamente la PEC- nei rapporti tra le imprese, i professionisti e la Pubblica Amministrazione, superando inoltre le diverse identità pregresse presenti in tutte le PA centrali o locali.

Perché ciò avvenga le principali transazioni tra PA e imprese/professionisti dovrebbero progressivamente spostarsi su piattaforme come il SUAP o come le piattaforme di procurement.

Se così fosse, le diverse Pubbliche Amministrazioni, da una certa data dovrebbero tutte, obbligatoriamente utilizzare SPID nei rapporti con i soggetti di diritto privato e tra di loro.

Così oggi non è. L’esempio più evidente oggi è il MePA.

Anche utilizzando sistemi sanzionatori legati alle performance (modello di PEG) l’obbligo alla fascicolazione digitale dovrebbe diventare realtà in tutte le PA.

Così oggi non è, perché le disposizioni del CAD non sono conosciute, perché i modelli organizzativi non sono adeguati, perché i processi di digitalizzazione e di riorganizzazioni non sono ricompresi nei PEG.

L’obbligo di uso di API nei contratti di fornitura

Soprattutto, i fornitori di software alle Pubbliche Amministrazioni non sono disponibili ad offrire codici aperti e ad adeguare la loro offerta alle previsioni del CAD.

L’utilizzo di API dovrà, in qualche maniera, diventare obbligatorio nei contratti di fornitura.

Su questo fronte Agid dovrebbe impartire severe disposizioni, soprattutto dovrebbe intervenire.

Come spiego sempre, SPID è una chiave, la serratura la troviamo nei siti istituzionali o nelle piattaforme. Fino a qui tutto semplice.

Il problema è che oggi, aperta la porta, corriamo il richio di precipitare nel vuoto.

Abbiamo su questo aspetto decisivo, l’obbligo di intervenire immediatamente.

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