Polimi

Tante proroghe uccidono la semplificazione

Urge semplificare. L’appesantimento burocratico deprime la professionalità e riduce la competitività. L’Agenda Digitale da sola non basta. Occorre riformare l’approccio legislativo e il pensiero ispiratore per riequilibrare anche il rapporto tra Stato e Cittadino

Pubblicato il 07 Ago 2014

Claudio Rorato

Direttore Osservatorio Fatturazione Elettronica ed eCommerce B2b - Politecnico di Milano

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Semplificazione. Nel nostro vocabolario potremmo qualificarla come “realtà in via di estinzione”. Restiamo nella cronaca, per dover di concretezza, senza annoiare con lunghi elenchi di “casi”. Parliamo di TASI, che non è un’esortazione dialettale al silenzio, ma la nuova imposta comunale sui Servizi Indivisibili.

Proviamo a semplificare l’argomento, citando solo alcuni passi essenziali. Per il 16 giugno era previsto il pagamento per i Comuni che avevano deliberato e poi pubblicato le aliquote entro la fine di maggio. A quella data solo il 25% dei Comuni lo aveva fatto. Quindi? Proroga. Il restante 75% dei Comuni ha avuto la possibilità di deliberare successivamente, prevedendo il pagamento da parte dei cittadini a settembre per la prima rata e a dicembre per la seconda. Ma il problema non è questo, anche perché il cittadino può avere qualche settimana in più prima dell’esborso.

La delibera comunale è il primo vero problema. È questo il muro contro cui hanno sbattuto i Professionisti. La delibera, infatti, non parte da uno standard di riferimento pensato per la TASI, ma è un insieme di particolarità -.detrazioni, esenzioni o agevolazioni – spesso di difficile interpretazione. Ovviamente una diversa dall’altra, per cui il Professionista si arma di pazienza, consulta tutti i siti possibili dove hanno sede i propri Clienti e legge le singole delibere. Quando l’interpretazione non è evidente prova a chiamare in Comune, ma il funzionario ben difficilmente rilascia un parere scritto sull’interpretazione. Subentra, allora, il buon senso e l’esperienza che, però, alcune volte “cozzano” con gli accertamenti fiscali che potrebbero coinvolgere i cittadini negli anni futuri. Ultimo problema: il valore di tutto questo tempo aggiuntivo il Professionista come lo recupera? Difficilmente dal Cliente che, giustamente, non conosce tutte queste difficoltà e non ritiene corretto che l’appesantimento burocratico debba gravare sulle sue spalle, a maggior ragione per il pagamento di una tassa. I nostri Professionisti non hanno nulla da invidiare a quelli stranieri, anzi. Ma la loro professionalità, purtroppo, rischia di essere compromessa dalla continua rincorsa all’adempimento, all’interpretazione e al decreto che non esce. Incolpevole, il Professionista diventa l’esecutore e la cinghia di trasmissione dell’inefficienza amministrativa della macchina pubblica. E, sempre incolpevole, assume il ruolo di esattore, di comunicatore di ferali notizie per il contribuente.

Da qualche anno parliamo di Agenda Digitale, della necessità di introdurre le tecnologie digitali nei processi di lavoro per averne dei benefici in termini di maggiore efficienza e competitività del sistema Paese. Passi su questo versante ne sono stati fatti, anche se un po’ lenti e non chiarissimi in termini di direzioni da intraprendere. Ma sul fronte della semplificazione proprio non ci siamo. Il nostro impianto legislativo ma, più ancora, il pensiero ispiratore delle normative è vecchio e non improntato alla semplificazione. Lo Stato feudale va riformato. Cittadino e Stato si confrontano, ancora oggi, in una condizione di sudditanza del primo verso il secondo. Con l’accertamento fiscale prima paghi, poi, se contesti, puoi fare riscorso, intanto paghi. E se hai ragione ti verrà restituito tutto con gli interessi. Quanto ci costa un simile approccio? Il cittadino ricopre un ruolo compatibile con quello di uno stato moderno?

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