Tecnologie per la lettura automatica delle emozioni: quali conseguenze?

Esistono e vengono già utilizzati programmi e applicazioni per il riconoscimento delle emozioni. La questione è se questo debbano rimanere un fattore privato o pubblico. Un tema con ricadute non solo tecnologiche ma anche socio-politiche

Pubblicato il 17 Ott 2014

Enzo Kermol

PhD, psicologo, CTU e Perito presso il Tribunale

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Le emozioni permeano la nostra vita. Anche quando non vorremo farlo rispondiamo ad uno stimolo esterno con un’emozione.

Un cane ci abbaia. Abbiamo paura. Una persona ci porta un regalo. Siamo felici. Ci arriva la vincita di una lotteria. Siamo sorpresi. Lungo la strada calpestiamo qualcosa di molliccio, e guardando la scarpa imbrattata riconosciamo il prodotto. Proviamo disgusto. Dal giornalaio ci portano via l’ultima copia di un libro in promozione assieme al quotidiano. Proviamo rabbia. Le vacanze finiscono. Diventiamo tristi. E infine se pensiamo alla socia della nostra impresa che è scappata con la cassa, proviamo disprezzo.

Queste sono le sei emozioni confermate negli studi di Paul Ekman, il maggior psicologo che si occupa di tale settore.

Avete un dubbio? Non siete sicuri del numero di emozioni citato? Contandole, avete scoperto che sono sette?

Il disprezzo, la settima emozione, compare verso i due anni di vita, mentre le altre sono presenti dalla nascita. Per cui, riassumendo, le emozioni sono biologiche, universali e uguali per tutti.

Come si manifestano? Nel volto, nei movimenti del corpo, nell’intensità dell’espressione, nel linguaggio.

Se vogliamo approfondire l’argomento, e magari scoprire quando qualcuno ci mente, esprime un’emozione falsa, vuole danneggiarci, o l’opposto, è sincero e ci aiuta volentieri, dobbiamo studiare per lunghi mesi il manuale multimediale tecnico compilato su base sperimentale da Ekman, Friesen e Hager nel 2002. Poi con calma visionare i filmati al rallentatore per percepire i movimenti muscolari e quindi riconoscere le emozioni espresse e verificare la loro congruenza con il discorso o la situazione.

Da lunghi anni la sperimentazione si è spostata sulla possibilità di un riconoscimento automatico, computerizzato, senza l’intervento umano.

Le attuali linee di sviluppo dei progetti connessi sono tre: prodotti per la ricerca, per la sicurezza, per l’intrattenimento ludico. Nel primo caso il prodotto di punta è FaceReader 6.0 – software per la lettura automatica delle espressioni facciali – prodotto dalla olandese Noldus. Il programma si basa su una griglia virtuale di oltre 500 punti, che si posizione sopra il volto umano. Un algoritmo “legge” gli spostamenti dei gruppi di punti e ipotizza la percentuale di probabilità che si tratti di un’emozione.

Quali sono i limiti del software? Il bisogno di una forte illuminazione, per permettere alla videocamera del computer di riprendere in tempo reale, la posizione frontale del soggetto, man mano che si accentua un angolo di spostamento del volto il software diminuisce la probabilità di riconoscimento, ed infine la campionatura delle stringhe di codifica che sono solo quelle base per ogni emozione e non tengono conto delle innumerevoli varianti.

Analogamente l’Università statunitense di Rochester ha sviluppato un algoritmo che analizza 12 caratteristiche del linguaggio, fra cui tono e volume, cercando di identificare le sei emozioni fondamentali, al momento con una probabilità dell’81%.

Nel campo delle applicazioni nella sicurezza Ekman sovraintende negli Stati Uniti la formazione del personale del Transportation Security Administration (TSA). Questo tipo di addestramento ha ricevuto l’attenzione del settore della sicurezza a causa della minacce del terrorismo. Un esempio dell’applicazione di queste tecniche è il programma “Screening of Passengers by Observation Techniques (SPOT)[1]”, utilizzato nel settore del trasporto aereo. Si basa sul rilevamento di individui che mostrano un comportamento potenzialmente pericoloso all’interno degli scali aeroportuali. Il programma di controllo “Screening of Passengers by Observation Techniques (SPOT)” è stato applicato negli USA dal 2008. Sono stati impiegati 3.000 Behavior Detection Officers (BDO) in 161 aeroporti a livello nazionale. I BDO hanno una “baseline” del comportamento normale in aeroporto e cercano i comportamenti che vi si differenziano.

Infine nel settore dell’intrattenimento abbiamo un nuovo software dell’agosto 2014 per Google Glass che aiuta ad identificare il sesso, l’età e lo stato emotivo di una persona.

Questa app si chiama Glassware ed è stata prodotta dall’Istituto Fraunhofer per Integrated Circuits che ha adattato il suo motore di riconoscimento facciale per i Google Glass, gli occhiali tecnologici di Google. L’applicazione SHORE di Glassware è infatti in grado di elaborare il flusso video raccolto dalla telecamera integrata negli occhiali. La tecnologia usata ha richiesto un lungo sviluppo e utilizza una libreria di dati costruiti sul linguaggio di programmazione C++ per analizzare il volto umano. Il programma permette di comprendere se il soggetto è felice o triste, maschio o femmina, giovane o vecchio.

Tutte queste applicazioni comportano inevitabilmente un’intrusione nella privacy del cittadino. Di questo parere è Joseph Hager, il più giovane degli ideatori del FACS (Facial Action Coding System). Tanto da rifiutarsi, per protesta, di volare su qualsiasi aereo per non incorrere nei sistemi di riconoscimento facciale delle emozioni, automatici o umani, che considera lesivi alla vita personale. Di parere opposto Paul Ekman, il maggiore studioso del riconoscimento facciale, che invece è ideatore o collaboratore in tutte queste operazioni. La questione è dunque questa, non tanto da un punto di vista tecnico, risolvibile probabilmente con un aumento di punti nelle griglie, di soggetti nei database e di angoli di movimento, ma se la lettura delle nostre emozioni rimane un fattore privato o pubblico.

[1]Screening of Passengers by Observation Techniques (SPOT)” è il programma di formazione sviluppato da Ekman in collaborazione con Rafi Ron, responsabile della formazione degli operatori della sicurezza dell’ Israeli Airport Authority. E ‘stato introdotto dal Transportation Safety Authority (TSA) negli Stati Uniti e dalla British Aircrafts Authority (BAA) in Inghilterra. Il programma si propone di utilizzare tecniche di osservazione per individuare le persone che necessitano di un controllo supplementare sulla base di comportamenti insoliti, ansiosi o spaventati espressi da passeggeri ai punti di controllo.

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