Indire (Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa) ha presentato due scenari di riferimento per la scuola a distanza. Non modelli prescrittivi, ma due estremi tra i quali sono possibili diverse soluzioni intermedie che le scuole nella loro autonomia possono implementare: l’“Ambiente di apprendimento allargato” e la “Didattica condivisa” (per un maggiore dettaglio sui due modelli si rimanda all’articolo di Giusy Cannella “Piccole scuole crescono“).
La scelta di uno scenario piuttosto che dell’altro (o di una loro possibile ibridazione) deriva tanto da considerazioni di ordine didattico, quanto da condizioni legate al tipo di connettività che la scuola prevede di poter avere a disposizione.
Nel primo scenario – quello dell’ambiente di apprendimento allargato – la lezione tradizionale viene affiancata da lezioni in remoto di esperti, o dalla condivisione di strumenti e contenuti tra classi distanti. In questo modo, da un lato, le risorse (contenuti, prodotti, ma anche contatti ed esperienze specifiche) vengono ottimizzate e, dall’altro, si permette a studenti distanti di lavorare con altri studenti in modo strutturato e didatticamente progettato, rompendo così l’isolamento.
Per quanto riguarda la lezione in remoto è possibile utilizzare strumenti di videoconferenza gratuiti e avvalersi in classe di una lavagna interattiva multimediale (Lim) o di un proiettore di ultima generazione con un impianto audio collegato al computer. Questo garantisce un buon effetto “compresenza” in classe. Per far interagire i ragazzi con la persona dall’altro lato è necessario avere un microfono collegato al computer. Anche in questo caso una buona webcam con microfono integrato può assolvere egregiamente al compito.
Per condividere contenuti e strumenti, il setting precedente va integrato con altri strumenti: webware (applicazioni) gratuiti che funzionano via cloud possono servire per dare alla classe un repository online (un archivio digitale) dove il docente può inserire materiali ed appunti. Tali archivi, possono includere facilmente strumenti per editare testi multimediali. Essendo strumenti disponibili in Rete, è possibile attivare facilmente condivisioni con altre classi. Il docente, quindi, con un computer, una lavagna interattiva multimediale (o un proiettore ed impianto audio adeguato) ed un collegamento Internet può già avere una base per iniziare a collaborare con altre classi. Tecnicamente quindi il gioco è relativamente semplice; più complessa invece l’organizzazione di una rete di classi e docenti disponibili a costruire e strutturare progetti a distanza.
Quale infrastruttura di rete per questa configurazione? La connessione dovrà garantire soprattutto continuità e regolarità di funzionamento, in modo che la didattica non venga penalizzata e l’attività di lavoro con l’esterno non si “disperda” a causa di pause e interruzioni.
L’evoluzione naturale di questo sistema, che è di per sé piuttosto semplice, è l’introduzione dei device per i ragazzi. Per iniziare si possono utilizzare i computer del laboratorio d’informatica e, in seguito, procedere all’acquisto di tablet per permettere agli studenti di lavorare personalmente e magari anche da casa. Una possibile ulteriore evoluzione è legata al fatto che agli studenti venga consentito di portare un proprio device personale, secondo il modello chiamato BYOD (Bring Your Own Device). Per approfondire questa configurazione, che ha delle specificità proprie che prescindono dal modello di didattica a distanza, si rimanda all’ampia letteratura esistente sul tema (si vedano, a titolo di esempio, gli articoli “BYOD: dall’azienda alla scuola” e “Niente dispositivi tecnologici? E se usassimo quelli degli alunni? Introduzione al B.Y.O.D.”).
Nel caso di ulteriori device, per gli studenti sarà necessario pensare ad una piattaforma di lavoro dove possano collaborare e condividere risorse: che sia un repository, una classe virtuale, un social network di scuola o di classe, il sistema diventa più complesso e va progettato accuratamente. Dal punto di vista infrastrutturale il carico sulla rete, sia interna che esterna, aumenta: la scuola quindi dovrà essere connessa con banda larga, se il comune è stato raggiunto, o, in caso contrario, dovranno essere studiate soluzioni wireless come ad esempio hiperlan o ponti radio. In ogni caso serve una buona cablatura o copertura con segnale wi-fi nelle aule. Questo significa progettare adeguatamente l’intervento e, se necessario, prevedere interventi progressivi scaglionati nel tempo così da renderli economicamente più sostenibili e favorire l’introduzione graduale dell’uso della rete nella didattica. Questo significa anche prevedere la formazione dei docenti, sia dal punto di vista tecnologico che dal punto di vista metodologico, in modo da poter ripensare la pratica didattica secondo il modello scelto dalla scuola. La sicurezza della navigazione dei ragazzi, così come l’autenticazione alla Rete, specialmente in caso di rete WiFi, sono le altre questioni che vanno messe in conto, e progettate con la consulenza di un esperto.
Lo scenario della didattica condivisa, di cui il seguente video è un esempio.
si applica a contesti dove in una delle due classi collegate a distanza non possono essere presenti uno o più docenti disciplinari. In questi casi l’insegnante “mancante” in questione si collega dalla classe remota. Già da questa premessa è evidente l’esigenza di una qualità eccellente del collegamento audio-video e la necessità che sia adeguatamente supportata un’interazione che renda “vicino” lo studente lontano. Affinché il collegamento audio e video sia ottimale, è necessario avere un computer dedicato solo alla videoconferenza con banda garantita ed un segnale minimo in uscita di 256Kbps, sempre garantito. Il computer che gestisce l’interazione sui contenuti può essere collegato alla rete della scuola: così avviene l’interazione in tempo reale sui documenti condivisi tramite lavagna interattiva multimediale (come risulta evidente nel video precedente). Per rendere l’esperienza della didattica condivisa più naturale e coinvolgente, il setting tecnologico si può arricchire con un microfono ambientale, un microfono da tasca (per il docente) e relativo mixer audio, così da poter far interagire le classi nel modo più naturale possibile, permettendo di avere sia il feedback della classe che una comunicazione naturale con il docente in remoto.
Questo scenario nasce evidentemente da esigenze molto specifiche e funge anche da caso limite in un continuum di possibilità intermedie. La sua configurazione dimostra come la tecnologia è in grado di offrire alla scuola degli strumenti molto concreti per superare i problemi di isolamento che si trova a fronteggiare nelle aree isolate. Quanto descritto nello scenario dell’ambiente di apprendimento allargato può essere utilizzato anche come ulteriore ampliamento dello scenario della didattica condivisa: così, ad esempio, i ragazzi possono essere dotati di tablet per un maggior livello di personalizzazione ed avere la possibilità di lavorare anche a casa, permettendo alla classe isolata un collegamento che può andare