PA digitale

Comuni digitali: perché il Fondo Innovazione è il modello da seguire per il PNRR

Il Fondo per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, una cui parte importante è stata destinata alla trasformazione digitale Comuni, può essere il riferimento da seguire per assicurarsi di portare a frutto i fondi del PNRR. Come fare e perché è importante

Pubblicato il 30 Nov 2021

Andrea Tironi

Project Manager - Digital Transformation

innovazione meloni

Il modello seguito nell’ambito del Fondo per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione con PagoPA S.p.A come soggetto attuatore dell’Avviso Pubblico – in convenzione con il Dipartimento per la Trasformazione digitale, l’Agenzia per l’Italia digitale (AgID) e l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, rivolto a tutti i Comuni italiani fatta eccezione per quelli coinvolti in accordi regionali con la stessa finalità – potrebbe essere il riferimento da seguire per poter calare sui territori parte dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) assicurandosi un’esecuzione che porti all’outcome (deliverables + benefici + valore) desiderato.

Gli step da seguire per seguire l’esempio del Fondo Innovazione

Proviamo ad elencare quelli più importanti.

Fondo Innovazione, la leva per digitalizzare i Comuni: ecco come

Sinergia tra Istituzioni Centrali

Sinergia e collaborazione tra soggetti istituzionali – L’attuazione dell’Avviso Pubblico è stata gestita da PagoPA in convenzione con il Dipartimento per la Trasformazione digitale, l’Agenzia per l’Italia digitale (AgID) e l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato

Semplicità di accesso al fondo e richiesta del fondo

Si accede all’Avviso compilando un modulo online da firmare digitalmente. Così è avvenuto per la richiesta del 20% del contributo e così sarà per la richiesta dell’80%. Il tutto mediante l’apposita piattaforma online raggiungibile dal sito. Una modalità innovativa e semplice rispetto all’invio mediante PEC di documenti firmati su carta.

Supporto

Un helpdesk e un team di supporto sia per i Comuni che per i Partner Tecnologici. Sempre sul sito indicato, è infatti possibile avere accesso ad:

    1. un manuale operativo della piattaforma online che ti aiuta in ogni fase della compilazione dei moduli
    2. email e numero di telefono dedicati, per ogni esigenza
    3. addirittura prenotare un appuntamento per supporto online
    4. un team di account per il supporto ai Partner Tecnologici sul tema, sempre disponibile a rispondere alle richieste dei Partner

Rispetto ad altre iniziative l’Avviso Pubblico si caratterizza per la realizzazione di un nuovo modo in cui la PA centrale si rapporta alla PA locale, non più come solo e supremo giudice, bensì come colei che vuole accompagnare ed aiutare i territori a raggiungere gli obiettivi prefissati. Tali obiettivi non sono “loro o nostri” ma di tutti, in un percorso win-win.

Degli obiettivi chiari, precisi e misurabili

Almeno dieci servizi esposti su IO, 70% dei pagamenti su pagoPA, un servizio attivo con CIE, un servizio attivo con SPID, questo per raggiungere il 100% dello stanziamento. Per chi conosce le piattaforme abilitanti, sono obiettivi esplicitati con precisione e non controvertibili, oltre che facilmente misurabili sia da chi fa la domanda di contributo, che da chi deve verificare il raggiungimento degli obiettivi. Si tratta quindi di obiettivi precisi, e non di obiettivi che possono essere interpretati dal verificatore di turno. Il tutto chiaramente documentato.

Una rete di esecuzione

I partner tecnologici sono diventati una rete di supporto all’esecuzione sui territori, per aiutare insieme alle software house i Comuni nel percorso di raggiungimento degli obiettivi. Questa rete di partner tecnologici è un plus territoriale di cui PagoPA può avvalersi quale alleato e braccio operativo per assicurare che ogni progetto e iniziativa di digitalizzazione abbia ricadute concrete, in maniera capillare a livello nazionale.

Con questi partner e intermediari, nel mese di ottobre, PagoPA ha iniziato il primo di una serie di incontri di allineamento sul divenire delle proprie politiche di sviluppo digitali; conoscere in anticipo la roadmap evolutiva delle piattaforme consentirà ai Partner Tecnologici di aiutare al meglio gli enti locali nel percorso di digitalizzazione progressiva della PA.

Un modello di lavoro

Come ConsorzioIT, abbiamo aggregato più di 40 comuni per accompagnarli nel percorso. “Accompagnarli” è la parola chiave che speriamo ci porti ad ottenere il risultato dell’erogazione. Del resto, ci ha già aiutato ad ottenere un risultato ancora superiore, la diffusione della cultura sulle piattaforme abilitanti.

Da gennaio 2021 infatti abbiamo incontrato 1 o 2 volte ogni 15 giorni gli enti, per formarli sui temi e gli obiettivi del bando. Abbiamo spiegato più volte cosa voleva dire raggiungere il 20%, alla prima scadenza li abbiamo guidati alla compilazione del modulo, come fossero dei bambini alle prime armi con questo nuovo vocabolario e strumenti.

La necessità di affiancare i Comuni

Nel corso dell’anno gli incontri sono proseguiti, ci siamo addentrati di più in concetti come identità digitali e aggregatori per SPID e CIE, in riconciliazione rendicontazione e integrazioni per pagoPA, in dashboard e integrazioni per IO.

I nostri piccoli Comuni sono cresciuti, imparando a governare i concetti che gli spiegavamo. Hanno iniziato ad usare gli strumenti loro spiegati, prima con titubanza poi con sempre maggiore maestria: alcuni hanno attivato il servizio di pagamento della TARI su pagoPA con integrazioni e hanno capito quanto sarebbe stato comodo avere questo meccanismo.

Altri hanno dovuto iniziare a parlare con i colleghi del proprio ente (rompendo i silos), per poter governare pagamenti e processi che da anni “erano sempre stati così” e che ora, alla luce del cambiamento introdotto con pagoPA potevano essere messi in discussione. Del resto “bisogna farlo per legge”, dicono e dicevano davanti alle resistenze.

Certo, non tutti sono così bravi, come in tutte le classi ci sono quelli “secchioni” e quelli che guardano fuori dalla finestra.

D’altra parte, la cultura si è diffusa, tutti ora sanno cosa è IO, cosa SPID, cosa CIE, cosa pagoPA e tutti stanno lavorando per portare i loro servizi a bordo di questa piattaforma. Hanno imparato cosa è la tassonomia dei servizi, come fare pagamenti modello 1 e modello 3, che si può pagare i bollettini PagoPA anche su IO. Che è estremamente comodo non gestire più il contante, ma meglio utilizzare il POS o far pagare online. Qualcuno si lamenta ancora delle commissioni, del resto spiegando che con IO o sul portale dei pagamenti del cittadino si pagano solo 50 centesimi di commissione, di solito le rimostranze rientrano.

Sono diventati, così bravi e hanno iniziato talmente ad utilizzare i pagamenti digitali nell’ente, che fanno perfino domande a cui chi spiega (noi di ConsorzioIT) non sappiamo più rispondere. Perchè loro aggiungono alla teoria e ad un po’ di pratica che abbiamo noi, il quotidiano e tanta esperienza, che sono l’ingrediente mancante a noi, ma che dà il giusto “sapore” alle piattaforme abilitanti. Chi è avanti nell’adozione, insomma, ci ha preso gusto e comincia a chiedere: “posso inviare anche i messaggi ad IO? Come attivo l’integrazione per le multe o per la mensa?”

Gli obiettivi già raggiunti

Riassumendo, gli obiettivi già raggiunti sono:

  • fare community: il cambiamento è meno pesante se fatto insieme e aver fatto degli incontri insieme ha permesso di condividere problemi e soluzioni, facendo vedere che tutti si è sulla stessa barca e nessuno solo
  • portare cultura sulle piattaforme abilitanti: le piattaforme abilitanti ora fanno parte del linguaggio quotidiano di questi dipendenti comunali che ora sanno di cosa si parla e possono diventare quindi a loro volta “evangelisti” presso i colleghi, o sanno rispondere ai cittadini quando viene fatta qualche comanda
  • portare cultura digitale: tutti gli incontri sono stati effettuati online, e nel mese di ottobre sono stati fatti incontri one-to-one con ogni ente. Quindi le persone hanno dovuto imparare a interagire online, a capire che serve un microfono e delle cuffie per comunicare e una webcam. Pensando a due anni fa, cose dell’altro (pre-covid) mondo
  • rivitalizzare le persone: la PA era stata abituata a lavorare senza risorse (soldi) e senza preavviso, con scadenze che piovevano da destra e sinistra come spade di Damocle sempre pendenti sulla testa. Spesso capitava che piovesse dal cielo una scadenza, quindi un adempimento da fare per domani.

La soluzione al problema (la scadenza) si traduceva in “compra un modulo” per risolvere il problema. Con il percorso fatto ora le persone sono consapevoli di quello che fanno, sono preparate per quello che le aspetta per tempo, e non poche volte ci è capitato di sentire che erano “entusiaste del lavoro fatto” o “si sentivano in colpa perchè erano indietro”, il che vuol dire:

    • quando si coinvolge le persone si rivitalizzano
    • quando capiscono che possono cambiare le cose, perché vengono date loro le conoscenze e gli strumenti, sono pronte a cambiarle
    • si, questo succede anche e proprio nella PA

Conclusioni

Non poco, non trovate? Se questo non è “far fruttare le risorse economiche creando cultura” sinceramente non sappiamo cosa lo sia.

Ora i “bimbi digitali” di inizio anno sono cresciuti e come detto fanno domande difficili ai loro insegnanti PT.

Questa è una fortuna per due motivi:

  • per gli insegnanti-PT che hanno PagoPA che li supporta e li aiuta a formare ancora di più gli enti
  • perché ad un certo punto vanno “lasciati andare”: i PT possono “volendo” fare il lavoro degli enti, ed in alcuni casi va anche fatto, ma in generale ormai gli enti sono in grado di farlo da soli, e quindi gli si può dire: l’elenco dei tuoi servizi devi farlo tu, su questo non ti posso aiutare. Poi se vuoi vediamo come attivare i servizi o inviare messaggi da IO, ma la responsabilità dell’individuazione e della trasformazione di questi servizi è tua. Ovvero li trattiamo da “adulti digitali”, li rendiamo accountable.

Guardando ai risultati portati dal Fondo per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione secondo questo modello – la cui chiave di base è dare finanziamenti, premiando obiettivi e comportamenti, e accompagnando nel raggiungimento degli stessi, dall’alfabeto fino alla laurea (o fino a quando si diventa adulti digitali) – auspichiamo che le ingenti risorse previste nella cornice del PNRR possano produrre benefici esponenzialmente più significativi, prendendo spunto da questo riteniamo interessante modello di lavoro.

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