La pubblica amministrazione italiana tenta da oltre venti anni di stare al passo della rivoluzione digitale che ormai si è impadronita della società, ma i dati sono sempre impietosi. Siamo a ridosso degli ultimi – ce lo ricorda anche il Desi 2019 – i quali tra l’altro crescono velocemente e si avvicinano con il sempre più pressante rischio di superamento.
In questa sede analizziamo lo stato dell’arte, senza dare giudizi, nel modo più oggettivo e obiettivo possibile, partendo dall’analisi dei dati. Tali dati sono quelli istituzionali forniti prevalentemente dall’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) nella pagina denominata “Avanzamento trasformazione digitale”. I dati raccolti sono del 27 maggio 2019.
Per essere coordinati con il mondo istituzionale faremo riferimento al decalogo recentemente pubblicato dal cosiddetto Team digitale con la firma del Commissario Straordinario Luca Attias.
Prima di iniziare questo percorso, ovviamente sintetico, ricordiamo l’articolo 2, comma 1 del Codice dell’Amministrazione Digitale (CAD) che stabilisce le finalità e l’ambito di applicazione del CAD che rimane la norma di riferimento per la trasformazione digitale.
“1. Lo Stato, le Regioni e le autonomie locali assicurano la disponibilità, la gestione, l’accesso, la trasmissione, la conservazione e la fruibilità dell’informazione in modalità digitale e si organizzano ed agiscono a tale fine utilizzando le modalità più appropriate, e nel modo più adeguato al soddisfacimento degli interessi degli utenti, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione”.
Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente
Comuni subentrati: 2.076
Popolazione presente: 22.375.226
Comuni in pre subentro: 2.303
ANPR è cruciale per tutto il sistema. I dati sono uguali per tutti, sono corretti durante il processo di centralizzazione con un coordinamento con la bonifica del codici fiscali. Il record anagrafico del cittadino è il fondamentale punto di partenza per i servizi digitali e l’interazione tra le pubbliche amministrazioni.
PagoPA
- PA aderenti: 17.472
- PA Attive: 14.469
- PA attive effettive: 3.602
- Prestatori servizi di pagamento: 402
- Transazioni totali: 35.117.783
- Pagamenti andati a buon fine: 29.420.160
- Totale incassato: 5.169.296.336
PagoPa è la piattaforma per i pagamenti verso la pubblica amministrazione e nasce per consentire il completamento delle transazioni in rete tramite i pagamenti dovuti. L’abbattimento dei costi per la PA è senz’altro efficace e AgID ne ha esaltato i vantaggi qui.
Integrare il sistema unico di identità digitale
- Identità SPID erogate: 4.126.389
- Gestori di identità digitale attivi: 9
- Amministrazioni attive: 4.000
SPID è il sistema unico di autenticazione per utilizzare servizi pubblici e privati in rete. Sono attivi 8 gestori dell’identità privati ed uno pubblico. In questa sede abbiamo più volte scritto delle criticità di SPID che sono la sostenibilità economica (oggi l’unica entrata per i gestori dell’identità è il pagamento dell’utente per il riconoscimento via web cam. Peraltro circa l’85% delle credenziali sono state rilasciate da Poste Italiane che richiede un pagamento solo per il riconoscimento a domicilio).
Si attendono: il nuovo tariffario per i soggetti privati che dovrebbe ridurre i costi per i fornitori di servizi privati; le Linee guida per la cosiddetta firma tramite SPID (in applicazione dell’articolo 20, comma 1-bis del CAD) e qualche modifica tecnica per consentire l’utilizzo di altre piattaforme (dell’APP IO parliamo al punto 9). Criticità nella gestione della convivenza con la Tessera Sanitaria – Carta Nazionale dei Servizi (TS-CNS) e con la Carta d’Identità Elettronica (CIE).
A livello europeo è stato un successo il riconoscimento di SPID come schema di identità conforme al regolamento 910/2014 (eIDAS).
Erogare la carta d’identità elettronica
Cie emesse: 9.636.063
Questo è il primo traguardo raggiunto sui progetti di transizione digitale. La CIE è l’unica emissione e scompare l’emissione del documento cartaceo. Il numero dei comuni non attivi è irrisorio come formalizzato nel Piano triennale 2019-2021. Il ritmo di emissione è elevato avendo doppiato lo SPID con circa un anno in meno di attività. Numerose sono le iniziative per ridurre i tempi di attesa per l’emissione della CIE. Ci sono stati miglioramenti in vari Comuni ma ancora i tempi attesa sono elevati soprattutto dove la popolazione residente è sopra i 500.000 abitanti.
E’ stata rilasciata l’APP CIE ID che consente di utilizzare la CIE, per l’accesso ai servizi digitali della PA, tramite un telefono Android di versione almeno 6.0 tramite una connessione contactless.
Per informazioni sull’APP e sul suo utilizzo clicca qui.
Utilizzare software open source
Questo è un obbligo stabilito nel CAD. La recente pubblicazione delle “Linee guida su acquisizione e riuso di software per le pubbliche amministrazioni” ha aggiornato lo scenario delle regole tecniche sul tema.
Sul cruciale tema del risparmio questo è tema è basilare. In ogni evenienza è indispensabile fare una valutazione comparativa per verificare che non sia già disponibile un prodotto sia rilasciato da altre PA ovvero reperibile con licenza open source.
Utilizzare strutture condivise e servizi in cloud
Il Piano triennale 2019-2021 ha posta tra i suoi principi base quello del cloud first. Già da alcuni mesi AgID è attiva sul fronte della qualifica di operatori abilitati ad erogare servizi in cloud con un catalogo dei servizi per le PA.
Quest’ultime non dovrebbero investire più su servizi in locale abbandonando progressivamente la gestione diretta di CED. Il cloud in questi scenari garantisce forti economie di scala ma va gestita opportunamente la protezione dei dati personali in conformità al GDPR.
Qui l’elenco dei soggetti e dei servizi qualificati da AgID.
Offrire ai cittadini servizi digitali
L’integrazione di SPID (o comunque dell’identità digitale), pagoPA e ANPR affiancata alla semplificazione dei procedimenti amministrativi mettono in condizione la PA di riprogettare i propri servizi e di proporli direttamente online. Questo è il punto più dolente della trasformazione digitale. I servizi sono assenti o progettati digitalizzando procedimenti analogici con i problemi che ne derivano. La digitalizzazione dovrebbe eliminare passaggi burocratici, ma senza un’adeguata semplificazione non si hanno effettivi vantaggi, anzi i social spesso evidenziano complicazioni o paradossi.
Positivo un approccio nuovo di usabilità con le Linee guida di design e l’APP dei servizi pubblici IO dei quali parliamo nei due punti seguenti.
Uniformare i servizi digitali alle linee guida di design
I servizi digitali ai quali i cittadini sono ormai abituati sono rispondenti ai bisogni reali, semplici, rapidi e intuitivi. Devono essere applicati nella PA sia per reperire informazioni sulla pagina web dell’amministrazione, sia per servizi più complessi di tipo interattivo.
Le Linee guida svolgono un ruolo efficace e cruciale anche rispetto alla presentazione unitaria e omogenea dell’interfaccia della PA verso cittadini e imprese.
Prepararsi ad entrare in IO, l’APP dei servizi pubblici
Questa APP si propone come il canale unico a disposizione di tutte le PA per veicolare i propri servizi ed essere fruibili a tutti i cittadini e le imprese, direttamente da smartphone, con questa APP che è progettata per essere intuitiva e semplice da utilizzare. Tramite IO (che è in avanzata fase di sperimentazione) si ricevono comunicazioni, notifiche, richieste di pagamento, promemoria e altri servizi a scelta della PA.
Al momento è testabile dai cittadini di Milano e Torino ed entro fine anno sarà disponibile per tutti (anche se ovviamente il numero di servizi utilizzabili in questo modo andrà a regime solo nei prossimi anni, come risulta anche dall’ultimo Piano Triennale ICT della PA).
Ulteriori dettagli sul sito io.italia.it.
Pubblicare i propri dati, in maniera semplice, chiara e accessibile
Dataset: 25.193
Amministrazioni: 447
Questo principio finale del decalogo è la base della trasparenza come base per la trasparenza che è un dovere per tutta la PA. Stiamo parlando in particolare dei dati aperti o open data; tramite questi dati il cittadino può far valere il diritto di avere accesso alle informazioni, agli atti, ai documenti e dati pubblici in genere. Non sempre l’amministrazione è interattiva e spesso ci si rifugia dietro la protezione dei dati personali. Il tema, cruciale, è comunque in costante evoluzione anche con importanti regole del Garante privacy e della magistratura.
Dopo aver commentato il decalogo del Commissario straordinario Luca Attias, concludiamo con altri importanti dati sulla trasformazione digitale.
Il numero dei Responsabili per la Transizione al Digitale (RTD)
Responsabili per la Transizione al Digitale: 4.416
Città metropolitane: 11
Ministeri: 11
Regioni e province autonome: 17
Università e Istituti di Istruzione Universitaria: 44
Il ruolo del RTD è cruciale per gli obiettivi di trasformazione digitale come d’altra parte dice il nome stesso. L’azione congiunta del Ministro per la pubblica amministrazione e di AgID mantiene alta l’attenzione delle PA sul tema. I numeri sono in costante crescita ma rimane il problema storico delle competenze. Anche su questo tema si parla molto ma non si tratta di un problema di rapida soluzione. Le centinaia di migliaia di uscite dalla PA per pensionamenti dovranno essere rimpiazzate con robusti piani di assunzione. Questo nuovo personale dovrà avere oltre che alle complesse competenze tecniche e organizzative della PA anche una mentalità innovativa che porti alla semplificazione ma anche al senso del servizio pubblico che per essere di reale trasformazione digitale deve abbandonare il principio dell’adempimento per passare a quello dello svolgimento del servizio in modo efficace, efficiente e quindi economico.
Altrettanto fondamentale è il tema della Governance dove la forte influenza politica spesso catalizza elementi di annuncio rispetto alla effettiva fase realizzativa sulla quale spesso si creano discontinuità su progetti precedenti. Con questa premessa possiamo dire che nessun dato è buono o cattivo senza una chiara definizione di obiettivi e scadenze precise e impegnative.
I termini sempre ordinatori e mai perentori non sono garanzia di successo e addirittura risultano inutili.
Questo aspetto, oltre alla citata, costante, discontinuità, è stato il vero problema di tutto il percorso di trasformazione digitale a partire dal lontano 1997.