Numerosi articoli sul nuovo Piano Triennale per l’informatica nella PA ripropongono il “mantra” ricorrente del momento: la PA italiana non è ancora pronta per la digital transformation; il digital divide è caratterizzato da barriere culturali, barriere demografiche, deficit di competenze e di visione dei manager pubblici e delle loro organizzazioni.
Tutto vero, tutto sacrosanto.
E le imprese? Sono davvero pronte a fare la loro parte? La digital transformation non può essere un flusso unidirezionale; deve essere accompagnata e stimolata dal mondo del corporate, che però fino ad oggi ha fornito alla PA solo “software” e “ferro”. Come pensano le imprese di accompagnare la transizione digitale della PA? Ma soprattutto, quali sono le strategie dei CEO? Quanto sono digital i CEO delle aziende private?
Una recente rapporto – “I CEO italiani di fronte alla Rivoluzione 4.0. Come conoscerla e guidarla” – realizzato da SAP Italia in collaborazione con The European House – Ambrosetti ci aiuta ad orientarci sul tema.
La ricerca ha coinvolto i i top manager delle più importanti aziende italiane, business leader di riferimento del sistema produttivo italiano con l’obiettivo di indagare come la quarta rivoluzione industriale sia affrontata dalle imprese italiane.
Il digital switch per sopravvivere sul mercato
Dal Rapporto emerge la consapevolezza da parte dei CEO che il digital switch sia necessario ed inevitabile per la crescita ma anche per la sopravvivenza sul mercato di domani, ma anche la loro difficoltà nel sostenerlo in modo organico, accogliendo la trasformazione a tutti i livelli e in tutte le aree della propria organizzazione. L’86% dei CEO italiani pensa che la digitalizzazione dei processi e dei servizi sia importante per la crescita della propria azienda. Più precisamente, il 51% pensa che sia molto importante, ed il 35% che sia importante. I business leader tuttavia riconoscono significative barriere alla transizione digitale. Il 67% guarda alla mancanza di competenze digitali come al principale ostacolo; il 66% ritiene inoltre che tempi e costi per realizzare il cambiamento infrastrutturale siano un problema; il 50% vede inoltre un problema ulteriore nella riconversione della forza lavoro.
Proseguendo nell’analisi delle fonti autorevoli non si può non citare la 22 annual global CEO survey – Focus Italia da cui si estrae un sottotitolo: upskilling, Intelligenza Artificiale e Data Analytics al centro dell’agenda dei CEO Italiani.
La ricetta per la digital transformation dei Ceo italiani
Ecco gli ingredienti principali della ricetta dei CEO italiani:
- efficienza operativa ed agilità strategica per affrontare la volatilità crescente dei mercati;
- data analytics come strumento di analisi incrementale ed evolutiva del proprio business (emerge che i dati che arrivano sulle scrivanie dei CEO sono tanti ma poco gerarchizzati e strutturati perdendo così di significatività);
- upskilling delle risorse interne e ricerca dei nuovi talenti manageriali capaci di colmare il gap delle competenze digitali;
- IA come fattore di maggior peso per il successo, ma anche enorme minaccia in quanto per introdurre IA in azienda è necessario un cambio di paradigma, un nuovo mindset strategico che non potrà partire dal basso, ma dovrà necessariamente promanare dai CEO.
Ma i CEO quanto mindset hanno? Hanno già acquisito le competenze necessarie o una nuova vision?
La leadership digitale che manca
Ci risponde un recente studio di Gartner: 2019 CIO Agenda – Italy perspective (95 CIO, 14 grandi industrie con over 1 bilion di revenues). A quanto pare il principale problema dei CIO intervistati è di aumentare la propria credibilità presso i CEO affinché trasformazione ed ottimizzazione diventino priorità assolute nell’agenda dei CEO.
La maturità digitale è a un punto di svolta in Italia; nell’ultimo anno il 35% delle aziende top performers ha introdotto in azienda cambi radicali (e digitali del modello di business). Viene però da chiedersi perché a differenza degli altri, Gartner abbia intervistato i CIO e non i CEO. Ebbene, se poi scopriamo che i CIO hanno come obiettivo principale aumentare la propria influenza sui CEO, allora forse abbiamo identificato il problema: forse manca una nuova leadership digitale capace di vedere il mercato e mettere in campo strategie e risorse finanziarie per rivoluzionare i modelli di business grazie alle leve digitali, alle piattaforme abilitanti, all’IA.
Un piccolo test: come noto, a parte il Piano Triennale Agid è da poco entrato in vigore l’obbligo per la PA di avvalersi esclusivamente di fornitori e produttori di codice “certificati” presso Agid. Apparentemente sembra l’ennesima norma che introduce l’ennesimo Albo Fornitori etc. etc.
Ma non è proprio così: infatti il combinato disposto del Piano Triennale per l’ICT con le solite regole (ormai note, cloud first, codice sorgente proprietario, open data, SAAS, PAAS) disegna una vera rivoluzione copernicana per le aziende che fanno business con la PA, in sintesi definibile come “government as a platform”. Quanti CEO fanno ancora i propri forecast basandosi sulle vendite e manutenzioni di software on premise? Quanti CEO hanno iniziato la traduzione dei milioni di righe di codice in modalità open (API ed interoperabilità verso tutte le piattaforme abilitanti messe a disposizione da AGID e Team ID)? Quanti CEO hanno comunicato ai propri azionisti che occorre allocare risorse sulla modernizzazione dei legacy systems?
Ancora una volta ci soccorre l’interessante analisi di Gartner, che evidenzia le 10 top business priority per i CIO Italiani:
- iniziative digitali 34%
- crescita 19%
- Operations 12%
- Costi 11%
- Nuovi prodotti e servizi 10%
- Cambio del modello di business 10%
- Customer Experience 8%
- Data An analytics 5%
- ERP 5%
- Business or financial goals 5%
Peccato che nessuno (dico nessuno!) abbia citato la modernization of legacy systems, senza la quale appare davvero difficile pensare di competere nei prossimi anni. Questo può voler dire due cose: o i CIO non ci hanno pensato oppure non hanno avuto il coraggio di proporlo ai CEO ben consapevoli della ingente quantità di investimenti e di change management necessaria.
Non è fondamentale dare ora una risposta, quanto rifarsi la domanda iniziale di questa breve riflessione: i CEO sono pronti per la sfida digitale?