prospettive 2016

Trasparenza PA, quella vera: cosa ci aspetta (e ciò che manca all’appello)

Accesso alle informazioni, trasparenza, open data: il 2016 deve essere l’anno in cui in queste aree si passa chiaramente a risultati concreti e non formali, sulla base di una strategia visionaria e lungimirante. I buoni segnali ci sono, ma ancora non bastano

Pubblicato il 07 Gen 2016

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Il 2016 si preannuncia un anno significativo sia sul fronte della trasparenza che degli open data, fronti che sappiamo correlati ma non sovrapposti e con dinamiche anche diverse tra loro.

Ecco le principali aree sulle quali nel 2016 sono attesi eventi significativi.

Accesso alle informazioni

Per quanto riguarda la trasparenza un atto determinante del 2016 sarà il decreto legislativo sul Foia (Freedom of Information Act), e quindi per la regolamentazione dell’accesso alle informazioni pubbliche, prevista dalla legge delega di riforma della PA. Ma poiché “il diavolo si annida nei particolari” delle normative, l’attenzione da parte delle associazioni della società civile, in gran parte riunite nella coalizione Foia4Italy, è rivolta verso alcuni punti che dovranno essere definiti nel decreto: i casi di esclusione, l’ampiezza della discrezionalità nella risposta da parte delle amministrazioni, la facilità o la difficoltà del percorso di richiesta da parte del semplice cittadino.

Ad esempio, se la scelta sarà, come affermato in un recente dibattito pubblico, quella del silenzio-diniego, per cui se ad una richiesta di accesso alle informazioni l’amministrazione non risponde nei tempi questo è da interpretare come risposta negativa, allora è facile prevedere che questa sarà la risposta più ricorrente, proprio perché la più semplice da parte dell’amministrazione. E che il percorso per la richiesta di accesso, nella gran parte dei casi, dovrà includere anche un ricorso verso la risposta negativa. Allo stesso modo, se la discrezionalità nella risposta sarà molto ampia, qualsiasi sanzione che si volesse prevedere per punire risposte chiaramente e volutamente scorrette, sarebbe già a monte sterilizzata e inutilizzabile.

Tra qualche settimana potremo analizzare il decreto, secondo quanto annunciato dalla Funzione Pubblica, ma certamente lascia molti dubbi l’aver scelto un percorso di definizione non aperto ad audizioni e consultazioni pubbliche su un tema chiave per la trasparenza e la partecipazione.

Trasparenza sulle iniziative pubbliche

OpenCantieri credo possa davvero rappresentare uno spartiacque sull’atteggiamento dell’amministrazione pubblica rispetto ai cittadini.

OpenCantieri, infatti, voluta e affermata come iniziativa strategica dal ministro Delrio, si pone sulla linea di continuità di OpenCoesione ma la potenzia perché diventa approccio strutturale di governo, di comunicazione, nel segno dell’accountability, cioè del dare conto dei risultati concreti delle azioni e delle decisioni prese. In questo senso, va nella direzione virtuosa per cui la scelta della trasparenza diventa strategica come scelta di rafforzamento dei processi e del funzionamento della macchina pubblica. Solida, necessariamente, perché trasparente, per poter essere trasparente. Nel 2016 ci si aspetta che questo approccio non si limiti soltanto alle grandi opere infrastrutturali, ma diventi la modalità comune al governo centrale e locale per comunicare le proprie iniziative, per mostrare il rispetto degli impegni presi con i cittadini. L’annuncio dell’AgID di dare piena visibilità sui progetti strategici va in questa direzione, ma queste non dovrebbero essere scelte isolate e volontarie, bensì organiche ad un indirizzo comune che va nella direzione dell’open government. E qui sarebbe utile che l’indicazione, esplicita, venisse data dal governo già da gennaio. Non dimentichiamo, infatti, che in Italia (e non solo) uno dei principali ostacoli all’innovazione è il sistema corruttivo e la propagazione della trasparenza come approccio concreto e non formale al rapporto con i cittadini è uno degli strumenti più efficaci.

Trasparenza come atto sostanziale

Questi passaggi sono essenziali per restituire alla normativa e al concetto di trasparenza un profilo di sostanza e concretezza, rispetto al carattere di mero adempimento formale che in gran parte delle amministrazioni è prevalso. Ne è chiara dimostrazione l’aggiramento dei controlli automatici della Bussola della Trasparenza che diverse amministrazioni effettuano, pubblicando, nella sezione “Amministrazione Trasparente”, pagine con link vuoti (spesso legati ai piani di performance). Uno strumento, la Bussola, che dovrebbe essere valorizzato e rafforzato proprio per assicurare che le amministrazioni rendano visibili i contenuti che i cittadini hanno il diritto di conoscere, facilmente.

E poiché nel 2016 sono attesi anche i decreti legislativi che renderanno realtà il sistema di controllo di gestione organico che permetterà anche di correlare i risultati agli obiettivi fissati, ecco che la visibilità sui piani di performance sarà importante e di rilevante interesse pubblico. E sarà necessario verificarne l’effettiva pubblicazione.

Una strategia per gli Open Data, per ripartire

Ma se dalla trasparenza entriamo nel campo specifico dei dati aperti ecco che la sensazione è strana e ben definita da Maurizio Napolitano: “Purtroppo, però, siamo ancora fermi. Siamo ancora fermi alle promesse dell’agenda open data 2014 e al suo monitoraggio. Si vedono piccoli passi, ma ancora non bastano”. Infatti, a fronte di una normativa tra le più avanzate (e ancor di più quando fu definita, nel 2012), la realtà è, oggi, quella di una pubblica amministrazione senza un piano di attuazione (chiaramente, l’attuazione dell’open data by default necessita di un piano sostenibile di implementazione), in cui le diverse amministrazioni vanno in ordine sparso. Ne è specchio eloquente la rappresentazione che viene data a fine anno dal sito dati.gov.it, con 76 amministrazioni e 10348 dataset. Evidenza di un processo che si è fermato. La strategia che vede gli open data come “terra” da coltivare per servizi e iniziative imprenditoriali si manifesta a macchia di leopardo, con eccellenze isolate, quando non ristretta e confinata nell’estemporaneità di contest e hackathon. Il mercato si è fermato, legato prima di tutto ad amministrazioni che solo in piccola parte hanno piena consapevolezza delle potenzialità economiche e sociali dei propri dati. In questo quadro, il piano per l’ICT della pubblica amministrazione, che l’AgID è chiamata ad elaborare nel 2016, potrebbe essere un’opportunità da cogliere per la definizione di una strategia organica anche sull’area degli open data. Con la consapevolezza che siamo passati dal venticinquesimo al diciassettesimo posto del ranking del Global Open Index grazie ad un alto punteggio sui dati dei bandi pubblici, migliorando il punteggio sull’area “National Map” grazie all’Istituto Geografico Militare, e su quella “location dataset”, relativa ai codici postali, con un miglioramento dell’informazione associata (anche se non pari a quella prevista dall’Agenda nazionale per il 2014). Insomma, positivi passi avanti di settore, non proprio dovuti ad azioni di sistema.

Nella legge delega di riforma della PA si afferma che si vuole realizzare l’amministrazione aperta e digitale, espressione che richiama esplicitamente i principi dell’open government e quindi anche trasparenza e open data, due delle aree principali. E quindi si vada in questa direzione, con chiarezza e determinazione, rifuggendo dai risultati esteriori e investendo su una strategia che agisca nel profondo, con un chiaro piano di attuazione. Ci sono buoni segnali (OpenCantieri ne è uno dei migliori), si rendano sistema.

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