Qualche settimana fa si è tenuta a Trento la Smart city week. Volendo fare un bilancio dell’evento, si potrebbero elencare i numeri e le dimensioni, per spiegare che sì, anche stavolta, è stato un successo, che l’idea di creare relazioni e incontri, ancora una volta, si è rivelata una buona intuizione, se non altro per dare un inizio di risposta ad una domanda crescente è sempre più esigente.
Smart, innovazione e radici
Ma proprio perché il campo dell’innovazione è campo veloce (rapidità che impone il domani ancor prima di fissare il nostro oggi), dobbiamo sempre più coniugare il concetto di Smart.
Non solo, quindi, la dimensione della velocità, ma anche il valore delle nostre radici. Perché l’innovazione non è solo frutto di rivoluzioni tecnologiche, ma è soprattutto capacità di essere protagonisti della metamorfosi – produttiva e sociale – che l’innovazione comporta: capacità, in definitiva, di conoscere e governare i processi che ne derivano.
Per fare questo, non esiste un effetto start: non c’è un pulsante da premere per dare avvio all’innovazione. Troppo bello e troppo facile. Ma non è così. Tutto è invece frutto di un percorso, mai scontato, che una comunità decide di intraprendere. È un percorso non solo di conoscenza, ma di educazione, con ciò che questo significa e che trovo nelle parole di Carlo Maria Martini: “Educare è come seminare. Il frutto non è garantito e non è immediato, ma se non si semina è certo che non ci sarà raccolto”.
Smart city in Trentino, il percorso
La Smart city in Trentino è essenzialmente il momento più importante (e per certi versi, più evidente) di ciò che in questi anni è stato fatto: impegno nella formazione, nella conoscenza, nella ricerca.
Diego Piacentini, nel suo intervento alla Smart City Week, ci ha ricordato che in Italia non sono mancati gli investimenti, sono mancate le competenze. Con una intera generazione “digitale” che non è riuscita ad entrare nella pubblica amministrazione che oggi ne paga il prezzo. È dunque indispensabile porre proprio la capacità all’innovazione – prima ancora che la dotazione tecnologica – in cima alle priorità del governo delle nostre comunità, ben sapendo che non è percorso facile. Ma ciò che è emerso a Trento ci fa credere che è possibile, che si può scommettere sulla capacità di accorciare le distanze rispetto ad esperienze – per rimanere all’intervento di Piacentini – come quella dell’Estonia, un modello certamente non raggiungibile in tempi brevi, ma non certo irraggiungibile.
Trento, “l’Estonia d’Italia”
Trento, ci ha sollecitati Piacentini, può essere “l’Estonia d’Italia”, il territorio dove si sperimenta e si dimostra che è possibile.
Qualche numero per dare l’idea di ciò che ha rappresentato per Trento la Smart City Week: sono stati oltre 140 gli eventi, 180 i relatori coinvolti. 2 le sale per i talk, 6 gli stand espositivi attivati dal Comune di Trento, dalla Provincia autonoma di Trento, da Azienda sanitaria, Trentino Salute, da Trentino Network, Fondazione Bruno Kessler, da Università di Trento, da Consorzio dei Comuni trentini, dal MUSE che hanno visto un continuo afflusso di visitatori.
Tra le 45 idee presentate nei mesi scorsi, 26 sono state selezionate e inserite nel calendario di Trento Smart City. E’ stato così possibile incontrare i protagonisti dell’innovazione privata locale e le loro start up di successo.
La risposta dei cittadini
Da sottolineare anche l’interesse dei cittadini: file continue si sono registrate in tutti e quattro i giorni per il kit del cittadino digitale, messo a disposizione gratuitamente grazie alla collaborazione di Aruba PEC. Sono stati 781 i cittadini che lo hanno attivato, ottenendo così le credenziali SPID, PEC e firma digitale remota.
Tra i servizi più richiesti la trasformazione della propria tessera sanitaria in carta provinciale dei servizi e l’installazione della App TreC_FSE. In quattro giorni, da giovedì a domenica, sono state 279 le Carte dei servizi attivate. Tra questi 173 cittadini hanno attivato anche la security card, ovvero l’accesso senza lettore e pc configurato, in mobilità. Durante l’attivazione il personale ha illustrato ai cittadini il funzionamento dell’intero sistema , mostrando in tempo reale come accedere ai servizi, e utilizzando anche la postazione demo per spiegare a gruppi di cittadini come navigare nel portale e conoscere e usufruire dei servizi presenti.
Smart City Week, “La speranza dell’appartenere”
Cinquant’anni fa, mentre nell’Europa ricostruita dopo le macerie belliche (e alla ricerca di una inedita forma di collaborazione comunitaria) i movimenti studenteschi delineavano nuovi orizzonti, negli Stati Uniti – giusto nel mese di maggio del 1968 – erano le parole di Robert Kennedy a far comprendere che anche l’orizzonte più lontano poteva diventare possibile. Mesi “rivoluzionari” che hanno però creato le condizioni ideali per il nuovo mondo che sarebbe arrivato.
Oggi possiamo dire di vivere un’altra stagione rivoluzionaria, la “rivoluzione digitale” che, in un mondo diventato piccolo, accelera opportunità e limiti, vantaggi e costi. Sono proprio le nostre comunità a beneficiarne e a pagarne il prezzo.
In questo senso, non è parso per nulla strano che il titolo della nostra Smart City Week fosse: “La speranza dell’appartenere”.
Tanti ci hanno chiesto il perché di questo titolo. Ci hanno chiesto cosa volessimo dire con un titolo che poteva risultare poco chiaro, persino ermetico. In parte è vero.
Abbiamo scelto un titolo che non fosse descrittivo, o evocativo, ma che fosse fortemente provocatorio. Per comprenderlo bene, è sufficiente partire dal concetto opposto, dal significato speculare, di “la speranza dell’appartenere”.
Il suo opposto è una affermazione che conosciamo benissimo, che continuiamo a citare, che è delle nostre riflessioni, pubbliche e private perché sta dominando il nostro modo di vedere il presente e futuro.
L’affermazione speculare al nostro titolo è il sentimento diffuso di paura e di solitudine che sembra dominare questa nostra epoca.
Speranza, dunque, come opposto di paura. La paura che prende ciascuno quando si affronta un terreno non conosciuto, quando i processi tecnologici ci portano in una dimensione che non immaginavamo, quando la rincorsa del nuovo ci lascia con il fiatone e la sensazione di non farcela, di rimanere indietro. È certamente una dimensione legata all’età anagrafica, ma riguarda tutte le generazioni.
Da una parte, la speranza come opposto della paura. E l’appartenenza come opposto della solitudine. Appartenenza ad un ambito, ad una comunità, ad un insieme di relazioni.
Città intelligenti per arricchire la vita delle persone
Non a caso noi siamo partiti dalla dimensione della città: Smart City. Perché le città sono il luogo delle relazioni. Non è sufficiente essere Smart, bisogna anche essere City, ovvero luogo che pone al proprio centro il valore dei rapporti tra persone.
City è ciò che deve fare la differenza nel senso di progredire assieme; City come luogo delle relazioni, delle identità e delle appartenenze: dove si nasce, dove si vive, dove si studia e si lavora, dove si costruiscono i progetti personali e collettivi, dove si coltiva la memoria di chi non c’è più.
Ecco cos’è per noi una smart City. Città intelligenti, ma non in senso astratto,
lo diciamo guardando nel concreto. La vita delle persone, la difficoltà di conciliare i tempi che sono sempre più stretti e accentuano solitudine e paura. Spesso anche disperazione.
È chiaro quindi che Città smart non significa solo città che offre nuove tecnologie: sarebbe davvero un guaio se le nuove opportunità tecnologiche servissero solo ad accelerare i processi, a stringere i tempi, a comprimere le opportunità.
Smart City vuole invece declinare il concetto di città dove la tecnologia arricchisce la relazione e la renda possibile, dove il virtuale diventa mezzo per incontrarsi, strumento di dialogo non di solitudine.