macchine vs uomini

Intelligenza artificiale, una primavera di entusiasmo e polemiche

Tra opinioni contrastanti, timori per occupazione, crescita di discriminazioni e altri disastri, l’Intelligenza artificiale sta vivendo una nuova primavera. Ecco, quindi, come usare le macchine per migliorare il modello economico, ottimizzare i consumi e ridurre gli sprechi e le disuguaglianze

Pubblicato il 13 Giu 2018

Piero Poccianti

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La storia dell’Intelligenza artificiale ha visto una successione di momenti di entusiasmo seguiti da disillusioni che i ricercatori chiamano primavere ed inverni dell’IA.

Una nuova primavera per l’intelligenza artificiale

Oggi siamo nel mezzo di una nuova primavera (forse addirittura un’estate) perché alcuni risultati conseguiti sono eclatanti e, talvolta, stupiscono persino gli esperti.

Pur essendo ancora lontani dal realizzare una general intelligence (una macchina capace di esprimere tante capacità intelligenti in ambiti diversi, di provare emozioni, di essere cosciente) abbiamo software che sono in grado di uguagliare e, in alcuni casi superare, le possibilità umane in ambiti specifici. Sono degli idiot savant artificial intelligence.

Cosa sanno fare le macchine come o meglio degli umani

Macchine che fanno diagnosi mediche meglio di un oncologo esperto, che individuano problemi a uno stadio iniziale in una radiografia, che suggeriscono cure, che guidano un’auto o un drone in modo autonomo, che giocano a scacchi, a go o a poker meglio di umano (se giocano a poker hanno imparato a bluffare).

Abbiamo macchine che traducono in tempo reale da una lingua all’altra (qui gli umani se la cavano ancora meglio, ma le macchine stanno migliorando), macchine che cucinano e inventano ricette, che compongono musica e creano quadri sullo stile di pittori famosi.

È vero che i software che realizzano queste prodezze hanno bisogno di milioni di esempi per imparare e che, se cambiano le condizioni o gli obiettivi, devono ricominciare da capo, ma è altrettanto vero che i risultati sono impressionanti.

AI e occupazione, opinioni contrastanti

A fronte di grandi entusiasmi molti esprimono anche il timore che questa nuova rivoluzione porti ad effetti negativi: le macchine ci ruberanno il lavoro? Creeremo armi autonome che decidono da sole chi uccidere? Aumenterà la disuguaglianza e la discriminazione sociale?

Ci sono opinioni diverse. Sul lavoro, ad esempio, molti studi suggeriscono l’eliminazione di moltissimi compiti e la conseguente disoccupazione di massa.

Gli ottimisti dicono che le altre rivoluzioni industriali hanno distrutto compiti onerosi, ma hanno generato anche nuovi lavori, migliorato le condizioni di vita, e così via.

Chi sostiene questa tesi afferma che a fronte di minori costi di produzione l’economia migliorerà, con conseguente maggiore spesa, aumento del PIL e generazione di nuovi mercati.

È successo in passato, perché questa volta dovrebbe essere diverso?

Economia del cowboy vs economia dell’astronauta

L’economista americano Kenneth Ewart Boulding (1910 – 1993), affermava che chi crede che una crescita esponenziale possa continuare all’infinito in un mondo finito è un folle, oppure un economista.

Lo stesso economista contrapponeva “l’economia del cowboy” (quella degli spazi sconfinati, delle risorse infinite, dove gli sprechi o l’inquinamento non sono un problema) con “l’economia dell’astronauta” (quella dove dobbiamo stare attenti a non distruggere la nostra astronave, l’ambiente, a usare le risorse in modo riciclabile, ottimizzando ed evitando l’inquinamento).

Siamo tanti ad abitare il pianeta, alcuni consumano risorse in modo impressionante generando inquinamento, aumento della temperatura globale.

Secondo alcuni siamo di fronte ad una nuova estinzione di massa (la sesta che conosciamo) e questa volta la stiamo generando noi.

Stiamo vivendo anche una crisi della fiducia nella politica. È un sentimento tangibile intorno a noi.

L’indice di “plutonomia”

Nel 2005, Citigroup ha pubblicato una brochure dedicata agli investitori chiamata “Plutonomia: comprare beni di lusso. Una discussione sugli squilibri globali.” Invitava gli investitori a scommettere sull’indice “della plutonomia “. L’opuscolo diceva: “Il mondo si sta dividendo in due blocchi: “La plutonomia, e il resto”.

Per l’esattezza il documento riporta nella testata la seguente dichiarazione:

“The World is dividing into two blocs – the Plutonomy and the rest. The U.S., UK, and Canada are the key Plutonomies – economies powered by the wealthy. Continental Europe (ex-Italy) and Japan are in the egalitarian bloc”.

Ripensare il modello economico globale grazie all’AI

Sono convinto che abbiamo bisogno di un ripensamento globale del modello economico che tenga conto delle risorse del pianeta e ci permetta di realizzare i nostri desideri in una modalità sostenibile ed armonica con l’ambiente, senza sprechi, inquinamento e distruzione.

Non è facile, anche perché il modello economico di riferimento è rimasto unico, manca di evoluzione, non avendo più competizione.

Se iniettiamo l’Intelligenza Artificiale nel modello dominante è probabile che questi nuovi strumenti genereranno i disastri che molti temono.

Se cominciamo a pensare a queste macchine per darci una mano ad analizzare l’impatto che stiamo generando, i costi ambientali dei beni e servizi che produciamo, e misurare il benessere che generiamo (invece del PIL) abbiamo l’opportunità di migliorare il modello, ottimizzare i consumi, ridurre gli sprechi, le disuguaglianze inaccettabili.

L’impatto economico e sociale dell’AI, la via europea

Diversi paesi Europei stanno mettendo a punto una strategia per L’Intelligenza Artificiale. I recenti documenti di Francia, Germania ed Inghilterra stanno reagendo al pericolo di uno strapotere USA e cinese su questa materia. I documenti raccomandano, fra l’altro, di studiare l’impatto economico e sociale per cercare di contenere i possibili aumenti delle diseguaglianze.

Il documento francese è stato redatto da Cédric Villani e ha per titolo “For a meaningful artificial intelligence towards a french and european strategy”.

Villani ha recentemente vinto la medaglia Fields per la matematica (l’equivalente di un premio Nobel) e ha coordinato il lavoro di molti ricercatori per la stesura del rapporto.

Anche l’Italia si sta muovendo per fornire il proprio contributo ad una strategia europea.

Il pensiero di Stephen Hawking

Nel 2017 Hawking aveva analizzato con lucidità i successi dell’Intelligenza Artificiale dicendo: “Siamo sulla soglia di un mondo completamente nuovo. I benefici possono essere tanti, così come i pericoli…e le nostre AI devono fare quel che vogliamo che facciano…Non possiamo prevedere cosa riusciremo a raggiungere quando le nostre menti verranno amplificate dalle AI. Forse, con questi nuovi strumenti, riusciremo a rimediare ai danni che stiamo infliggendo alla natura e forse potremmo essere in grado di sradicare povertà e malattie. Ogni aspetto della nostra vita verrà trasformato. Ma è anche possibile che con la distruzione di milioni di posti di lavoro venga distrutta la nostra economia e la nostra società”.

Questo è il tema dell’evento che si è svolto a Firenze il 18 maggio in un convegno dal titolo “Intelligenza Artificiale e Stupidità Naturale: cosa può fare più danno?

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