Pari opportunità

Accessibilità digitale: dieci regole da seguire per l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate (e non)

Sostenere la motivazione, utilizzare sempre la stessa scrivania, organizzare il lavoro nel dettaglio: bastano dieci piccoli accorgimenti per favorire l’inserimento delle persone svantaggiate. I dettagli e com’è cambiata l’accessibilità digitale negli ultimi decenni

Pubblicato il 11 Mag 2022

Maurizio Cocchi

presidente di Virtual Coop

Verso un mondo più accessibile: una transizione urgente

Accessibilità non è solo rimuovere gli ostacoli allo svolgimento del compito assegnato, ma promuovere la reale autonomia della persona attraverso la valorizzazione delle sue risorse.

Non esiste una ricetta valida per tutti i casi: ci sentiamo tuttavia di avanzare dieci punti di riferimento per chi volesse iniziare a ipotizzare un ambiente IT per l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Nulla di strutturato: solo alcune idee derivate da un’esperienza pluriennale (nel nostro caso più di 25 anni) di attività sul campo.

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Accessibilità digitale: sostenere la motivazione al lavoro

Come è noto e rilevato da numerosi studi, lo stipendio, la possibilità di avere un reddito ed un’autonomia finanziaria non è l’unico fattore stimolante che sostiene la motivazione al lavoro.

Col lavoratore svantaggiato occorre mettere in rilievo tutte le motivazioni collaterali: il prestigio sociale, il senso di appartenenza ad una comunità, l’autostima per i risultati raggiunti. In generale, è bene spiegare che le aspettative personali possono trovare una risposta positiva nell’attività lavorativa.

Spesso siamo in presenza di persone con percorsi scolastici frammentati, con ridotto entourage amicale, scarsa conoscenza degli eventi sociali, chiusura all’interno dei propri ambiti mentali e/o fisici, situazioni familiari non propositive verso il lavoro, magari perché oberate da altri problemi o per scarsa cultura.

Per tutti questi motivi occorre evidenziare le motivazioni che spingono l’impegno lavorativo, senza dare per scontato che siano già presenti nel lavoratore.

Accessibilità digitale: personalizzare la postazione di lavoro

È probabile che il lavoratore sia inserito in una postazione di una rete: in questo caso è importante creare un account personale, magari che richiami il nome dell’interessato, spiegando che questo è il suo ed è importante per il suo lavoro.

Anche la scrivania dovrebbe essere possibilmente sempre la stessa, per creare un rapporto identificativo tra la persona la sua collocazione e le sue mansioni. Nel caso in cui, per ragioni organizzative, si renda necessario cambiare scrivania, è opportuno motivare con dovizia di particolari il cambiamento.

Accessibilità digitale: usare le tecnologie in modo mirato

La prima cosa da fare è quella di verificare se il lavoratore svantaggiato usi già degli ausili informatici o di altro tipo nella sua vita quotidiana.

Nel caso in cui effettivamente la persona utilizzi ausili per conto suo e siano fondamentali per l’accesso allo strumento informatico, saranno adottati e resi utili al processo produttivo.

Una volta individuate le risorse di supporto al processo lavorativo, si inviterà il lavoratore a mantenere tali impostazioni per verificare, in un lasso di tempo ragionevole, la loro effettiva utilità, evitando continui cambiamenti che portano via tempo e confondono le idee sul loro uso migliore.

Accessibilità digitale: scegliere i task più adatti

Ci sono scelte evidenti: non possiamo mettere un cieco a fare grafica, così come un sordo non potrà trascrivere un file audio.

Ma ci sono anche situazioni meno evidenti: una persona che ha il terrore di sbagliare e di assumersi responsabilità non potrà trascrivere del testo scritto a mano, così come uno straniero che non conosce bene l’italiano è più opportuno che faccia inserimento dati di numeri.

Chi non ha confidenza o piacere nell’uso del computer, potrà sempre essere utilizzato nella preparazione dei documenti di carta. Chi non ha una manualità sufficientemente fine non toglierà i punti dai fascicoli, ma riordinerà i documenti secondo un ordine indicato.

Accessibilità digitale: semplificare i processi

Generalmente, la semplificazione dei processi produttivi avviene nelle lavorazioni ripetitive e di lunga durata, ma se il lavoratore è svantaggiato occorre in tutti i casi approntare processi semplificati.

Non si potrà dare in mano all’operatore svantaggiato fogli di carta per fare l’inserimento dati, ma, anche se la scansione non è richiesta dal cliente, il documento cartaceo andrà comunque digitalizzato e posto, con un apposito software, sul monitor a fianco al form che accoglierà i dati. Le soluzioni a scelta limitata (spunte e opzioni a tendina) saranno le più produttive e gradite all’operatore medesimo.

Organizzare il lavoro per step precisi e ripetitivi, rappresenta un’altra chiave di volta: si otterranno prestazioni più costanti e nel contempo si drenerà l’ansia che spesso è presente in questi operatori.

Accessibilità digitale: spiegare in dettaglio i vari passaggi

Si ricordi di non dare nulla per scontato e di spiegare fin nei minimi particolari le varie tappe procedurali, curando altresì l’illustrazione delle motivazioni, per cui si deve fare in un certo modo e non in un altro.

Queste spiegazioni probabilmente devono essere ripetute nel tempo, magari non in momenti strutturati, come riunioni, briefing o altro, ma preferibilmente durante le lavorazioni, quando si palesa l’errore o si devia dal percorso stabilito.

Accessibilità digitale: evidenziare gli obiettivi raggiunti

Se la celebrazione degli obiettivi raggiunti si addice ai lavoratori giapponesi o orientali in genere, a maggior ragione deve valere per le persone svantaggiate.

Ciò può essere fatto in situazioni strutturate (feste, celebrazioni), ma soprattutto nella quotidianità, per rafforzare giorno per giorno l’autostima e l’amor proprio.

Utilizzare gli errori per spingere al miglioramento

L’errore, il ritardo sul lavoro, le perdite di tempo, la mancanza di autocontrollo vanno sempre segnalati all’interessato, ma con l’accortezza costante di evidenziare i possibili rimedi, l’invito ad auto-migliorarsi, cercando di capire insieme all’interessato da dove nasce il problema e come risolverlo.

La mortificazione del lavoratore non è un obiettivo aziendale, tanto meno se si tratta di un lavoratore svantaggiato.

Coinvolgere il contesto familiare sull’andamento del lavoro

Può succedere che certe abitudini o atteggiamenti familiari rappresentino un ostacolo per una serena vita lavorativa.

Si provvederà in questi casi a segnalare il problema alla famiglia e utilizzando le leve a disposizione (reddito garantito dal lavoro, prestigio per il congiunto e tutti gli altri vantaggi offerti dallo status di lavoratore) per avviare un processo capace di rimuovere l’impedimento in questione.

Allo stesso modo, si provvederà a segnalare il successo ottenuto per rafforzare la stima del contesto familiare ed amicale verso il congiunto svantaggiato, per poter gestire gli eventuali momenti di crisi riferiti alla persona o più in generale di carattere oggettivo.

Creare occasioni di aggregazione aziendale

Le occasioni di aggregazione aziendale sono importanti per tutti, ma in particolare per i lavoratori svantaggiati, che più di altri trovano nel senso di appartenenza un motivo identitario importante e difficilmente sostituibile.

Conclusioni

Le dieci regole sono basate su esperienza e buon senso, ma possiamo garantire che l’insieme di queste misure può veramente aiutare l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate.

Ci accorgiamo solo ora che i suggerimenti proposti possono, e dovrebbero, valere per tutti gli ambienti lavorativi, ma tant’è ciò che viene studiato per i disabili, finisce poi per essere esteso a tutta la popolazione.

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