Il caso

Accesso a internet come diritto: parte l’iter in Sicilia

Il Disegno di Legge 874/2014 promosso e ideato da Generazione Ypsilon recante “Modifiche allo Statuto della Regione in materia di diritto di accesso ad Internet” potrebbe favorire interessanti prospettive di rinnovamento nei rapporti tra Stato ed Enti Locali

Pubblicato il 01 Dic 2014

Angelo Alù

studioso di processi di innovazione tecnologica e digitale

diritto-141130175158

L’Associazione Generazione Ypsilon, ha presentato il primo disegno di legge che mira a introdurre internet come diritto in uno Statuto regionale: quello della Regione Sicilia. E’ stato appena assegnato alla I Commissione Affari Istituzionali del Parlamento Siciliano per iniziare l’iter istituzionale di esame normativo.

E’ lo “Schema di progetto di legge costituzionale da proporre al Parlamento della Repubblica ai sensi dell’articolo 41 ter, comma 2, dello Statuto recante Modifiche allo Statuto della Regione in materia di diritto di accesso ad internet”, per l’introduzione del nuovo art.33-bis volto a formalizzare il riconoscimento del diritto di accesso ad Internet nell’ambito delle norme statutarie vigenti.

La ratio dell’intervento è quello di rendere fruibili ai cittadini e alle imprese gli straordinari benefici derivanti dalla diffusione generalizzata delle nuove tecnologie digitali, intraprendendo un concreto progetto di Agenda Digitale per affermare le best practices di un’amministrazione virtuosa 2.0, realizzare un concreto piano generale di contenimento della spesa pubblica mediante economie virtuose derivanti dallo sfruttamento efficiente delle nuove tecnologie, potenziare l’erogazione di servizi telematici disponibili ai cittadini; rendere più vivibile, sostenibile e accessibile la Sicilia grazie allo sfruttamento generalizzato delle nuove tecnologie, allo scopo di garantire l’avvento del”Risorgimento Digitale” di cui la Sicilia ha bisogno per il rilancio economico, politico, sociale e culturale”. Un’immagine positiva e innovativa per la Sicilia, in cui uno dei Parlamenti più antichi del mondo per la prima volta nella sua storia è chiamato ad esprimersi su tale materia, dal cui esito potrebbe derivare un processo virtuoso di rinnovamento normativo su scala nazionale.

L’idea sarebbe quella di rivedere la struttura normativa della Parte Seconda – Titolo V della Costituzione che disciplina l’ordinamento della Repubblica, per attribuire alle Regioni competenze esclusive in materia di cittadinanza digitale, innovazione, banda larga e inclusione digitale.

In un momento storico in cui l’opinione prevalente dell’opinione pubblica giudica in modo non particolarmente efficace ed efficiente l’attuale sistema normativo che regola il rapporto tra Stato ed Enti territoriali mediante l’attribuzione di competenze e funzioni, dal cui esercizio non sempre discende la realizzazione di interessi generali della collettività, con gravi ricadute negative nell’erogazione di servizi fondamentali degli utenti, sulla base di sprechi, inattività e lentezze burocratiche in contrasto con i principi di trasparenza, buon andamento ed imparzialità, si potrebbe realizzare un innovativo intervento normativo finalizzato a modificare il Titolo V della Costituzione per attribuire alle Regioni competenze esclusive in materia digitale, in maniera tale da realizzare specifici obiettivi sulla base di un processo di responsabilizzazione di tali Enti.

In questo modo le Regioni potrebbero essere obbligate a realizzare specifiche strategie pubbliche per garantire la diffusione generale di infrastrutture di rete a banda larga di nuova generazione su tutto il territorio regionale in modo da eliminare il digital divide di tipo strutturale e, al contempo, predisporre programmi pubblici di alfabetizzazione informatica soprattutto a favore di categorie sociale a rischio esclusione digitale allo scopo di eliminare il digital divide di tipo reale particolarmente grave, in quanto portatore di preoccupanti discriminazioni nell’esercizio di libertà e diritti fondamentali sempre più configurabili online, da cui discende una rilevante forma di diseguaglianza digitale che alimenta l’esclusione sociale degli individui.

In particolare, attraverso tale tipo di intervento, il raggiungimento degli obiettivi generali in materia di banda larga, innovazione digitale, inclusione e lotta al digital divide potrebbe essere realizzato delegando direttamente alle Regioni il compito di predisporre concrete strategie politiche nel perseguimento degli specifici obiettivi previsti, conservando lo Stato soltanto una funzione di supervisione e coordinamento generale funzionale a monitorare i risultati raggiunti.

In questi termini, dunque, si potrebbe ipotizzare una rilevante ed inedita modifica dell’impianto normativo del Titolo V della Costituzione, per riformare il riparto delle competenze tra Stato e Regioni, ponendo a carico di queste ultime l’obbligo di formalizzare il riconoscimento del diritto di accesso ad Internet all’interno delle norme dei propri Statuti e attribuendo alle stesse competenze esclusive in materia digitale.

Testo dell’articolo proposto

Schema di progetto di legge costituzionale da proporre al Parlamento della Repubblica ai sensi dell’articolo 41 ter, comma 2, dello Statuto recante ‘Modifiche allo Statuto della Regione in materia di diritto di accesso ad internet’,

La Proposta di legge statutaria avente per oggetto:

Art. 1.

1. Dopo l’articolo 33 dello Statuto siciliano è aggiunto il seguente articolo 33 bis: ‘1. La Regione considera la Rete Internet un’infrastruttura essenziale per l’esercizio dei fondamentali diritti di cittadinanza configurabili online e garantisce l’accesso alla Rete Internet in condizione di parità e di uguaglianza digitale, con modalità tecnologicamente adeguate, in modo da promuovere attivamente la cittadinanza digitale e favorire la partecipazione dei cittadini al processo decisionale, rimuovendo gli ostacoli di ordine economico e sociale che alimentano il divario digitale.

2. La Regione si adopera per favorire la crescita della cultura digitale con particolare riguardo alle categorie a rischio esclusione digitale, assicurando concretamente l’accesso alle nuove tecnologie di informazione e comunicazione, per garantire a tutti i cittadini, compresi coloro che si trovano in svantaggiate condizioni economiche, sociali e geografiche, una reale accessibilità alla Rete mediante la progressiva disponibilità di infrastrutture a banda larga, per realizzare un concreto progetto di amministrazione digitale e un’effettiva riduzione del digital divide strutturale e reale mediante un graduale processo di alfabetizzazione digitale dei propri cittadini.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Iniziative
Video
Analisi
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Interviste
Marco De Giorgi (PCM): “Come comunicare le politiche di coesione”
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politiche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati