Accompagnare la trasformazione PA: Agid scende in campo

Con il modello strategico di evoluzione dell’Ict delle Pa, Agid pone le basi per il piano triennale, di cui elemento indispensabile diventano anche le indicazioni per il percorso di trasformazione digitale, dal punto di vista metodologico, dei processi, del funzionamento, delle competenze

Pubblicato il 03 Feb 2016

innovazione-120207152836

La definizione del “Modello strategico di evoluzione del Sistema Informativo della Pubblica Amministrazione” da parte di AgID, approvata dal comitato d’indirizzo, è passata in gran parte sotto silenzio, eppure è il documento principale (e indispensabile) che mancava, la condizione essenziale per realizzare da una parte un vero coordinamento tra le Pubbliche Amministrazioni e dall’altra per poter predisporre il “Piano triennale dell’Information and Communication Technology (ICT) nella Pubblica Amministrazione” previsto nello Statuto di AgID, e ribadito ed enfatizzato nella Legge di Stabilità 2016 prima e nel testo del nuovo Cad (almeno sulla base del testo preliminare in circolazione), poi.

La sua presentazione è avvenuta durante il recente convegno sull’Agenda Digitale italiana, con la partecipazione di Tim Berners Lee, e colma una delle principali lacune della “Strategia per la Crescita Digitale”: la mancanza di un disegno complessivo, organico, che consentisse di comprendere il quadro dell’evoluzione digitale che si voleva realizzare nelle amministrazioni pubbliche e nei servizi ai cittadini e alle imprese, e che quindi consentisse di indirizzare al meglio i piani di intervento e trasformazione digitale.

Un modello strategico basato su quattro livelli (infrastrutture fisiche, immateriali, ecosistemi, Italia login) e su un’enfasi specifica sull’adozione di un approccio abilitante (e non centralistico) che grazie al “modello delle API” (o, meglio, come indica Stefano Quintarelli, “la ripresa con forza della cooperazione applicativa realizzata tramite API“) consente di sviluppare sia un modello “coopetitivo” nel mercato dei fornitori, sia un indirizzo collaborativo tra le amministrazioni.

Approfondiremo in un prossimo articolo l’analisi delle scelte fatte e delle potenzialità che ne derivano (notevoli) per cittadini e imprese, oltre che per le amministrazioni.

Qui analizziamo invece un aspetto che rischia di essere trascurato nell’elaborazione degli interventi conseguenti all’approvazione del modello strategico, primo di tutti il Piano triennale, e per cui può essere opportuna qualche riflessione: l’accompagnamento delle amministrazioni nella loro trasformazione digitale. In particolare, si tratta del tema per cui il nuovo Cad prevedrà, sulla base di quanto indicato nella legge delega, un ufficio dirigenziale specifico per la “transizione al digitale”, per guidare il cambiamento di ciascuna amministrazione dal punto di vista della riorganizzazione dei processi, delle modalità di funzionamento e delle competenze necessarie. È evidente che il successo generale del modello strategico e della trasformazione digitale delle amministrazioni risieda nell’adeguatezza e nell’efficacia delle scelte che si operano concretamente nell’ambito organizzativo e delle competenze di ciascuna amministrazione. Credo per questa ragione che su questo tema sia importante la predisposizione di indicazioni metodologiche utili a far sì che il percorso di cambiamento stesso sia luogo di condivisione e di esperienza collettiva.

In questo senso, è auspicabile che da AgID vengano anche questo tipo di indicazioni, pienamente funzionali alla realizzazione di un coordinamento efficace.

Queste indicazioni, una sorta di “linee guida” per la trasformazione digitale delle Pa, potrebbero focalizzarsi su due aspetti di cambiamento:

  1. i processi e il funzionamento delle amministrazioni, in modo che diventino in grado di essere parte attiva nella realizzazione del modello strategico nazionale, compiendo con successo la loro transizione al digitale;
  2. le competenze e le professionalità necessarie, nel campo digitale e Ict, tenendo conto quindi di quali competenze devono essere acquisite dalle amministrazioni, consolidando anche i modelli di riferimento di “ecosistema”, che anche il mondo delle imprese dovrà riconoscere per comunicare e collaborare efficacemente con le pubbliche amministrazioni.

Gli elementi per la trasformazione digitale

Un riferimento utile per indirizzare la trasformazione digitale delle amministrazioni pubbliche può essere il framework elaborato da MIT e CapGemini già nel 2011 e recentemente aggiornato, pensato soprattutto per orientare il cambiamento delle imprese, ma declinabile in ambito pubblico con buoni vantaggi e poche forzature, soprattutto se vediamo le amministrazioni sostanzialmente come fornitrici di servizi. Il modello si articola, infatti, su nove elementi raggruppati in tre aree:

  • Customer Experience, che possiamo declinare nel settore pubblico come la qualità dei servizi verso cittadini e imprese (o, in alcuni casi, altre amministrazioni), e che attiene alla comprensione delle loro esigenze, alla comunicazione e alle azioni utili allo sviluppo della domanda, alla predisposizione delle modalità di fruizione dei servizi più adeguate alle esigenze che si devono soddisfare;
  • Operational process, che tanto nel settore privato quanto in quello pubblico si declina nella digitalizzazione dei processi (con un focus su riorganizzazione dei processi e miglioramento delle prestazioni), nella realizzazione di modalità di lavoro abilitanti per una reale condivisione della conoscenza e collaborazione, in un approccio efficace alla gestione delle performance con un’enfasi all’utilizzo dei dati e alla trasparenza;
  • Business Model, che per il settore pubblico si declina nella definizione e realizzazione delle strategie che sono necessarie per indirizzare il cambiamento sia all’interno dell’amministrazione sia nei rapporti con gli stakeholder e il mercato, e quindi affrontando le problematiche connesse alla realizzazione di un’amministrazione “digitale e aperta”, come richiesto dalla legge delega sulla riforma della PA, oltre che quelle indicate dal modello strategico AgID, come ad esempio la costruzione degli ecosistemi di dominio e lo sviluppo degli Open Data e degli Open Services (e in generale degli aspetti di data management).

L’utilità del framework è legata non solo alla possibilità di definire una roadmap comune per le amministrazioni, sfruttando ricerche ed esperienze internazionali e potendo confrontare le esperienze via via sviluppate a livello nazionale, ma anche all’opportunità di poter valutare lo stato di maturità delle singole amministrazioni nel loro percorso di trasformazione digitale, e quindi poter intervenire per tempo sulle cause di sistema prima che si manifestino ritardi nell’attuazione dei programmi di attuazione del modello strategico e del relativo piano triennale.

Le competenze necessarie per la Pa

A fianco di questo framework è poi importante prevedere indicazioni per le competenze necessarie, che si traducono

  • nell’indirizzare i modelli da seguire, come e-CF, sulla cui base è la recente pubblicazione della norma tecnica UNI 11621-1/4[i], che pone l’Italia all’avanguardia in Europa, e DigComp, indicato anche nel Piano Scuola Digitale come uno dei framework di riferimento per le competenze digitali di base, nel quadro delle linee guida Agid;
  • nel delineare, per tipologia e dimensione di amministrazione, quali possono essere i profili di competenza da sviluppare e i profili professionali necessari, sempre sulla base dei framework di riferimento e delle esperienze in corso.

Insomma, delle linee guida che consentano un accompagnamento delle amministrazioni verso il cambiamento indotto dalla trasformazione digitale, costruendo un ambiente comune (metodologico, culturale, tecnologicamente abilitato) dove confrontare le esperienze e mettere a sistema le buone pratiche, dove sia possibile un’operazione virtuosa di valutazione dello stato di maturità e delle differenze, così che, sulla base di un linguaggio comune, si possa procedere rapidamente sul percorso di trasformazione.

Sapendo che il successo del percorso dipende in gran parte dalla capacità di massimizzare l’interazione e lo scambio tra le amministrazioni e tra queste e i cittadini e le imprese. Non a caso uno dei principi di base del modello strategico definito da AgID.

[i] Norma multiparte UNI 11621-1/4: 2016 Attività professionali non regolamentate – Profili professionali per l’ICT, nella sua parte 3 va a normare i Profili professionali relativi alle professionalità operanti nel Web.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

EU Stories - La coesione innova l'Italia

Tutti
Iniziative
Analisi
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia
Iniziative
Parte la campagna di comunicazione COINS
Analisi
La politica di coesione europea: motore della transizione digitale in Italia
Politiche UE
Il dibattito sul futuro della Politica di Coesione
Mobilità Sostenibile
L’impatto dei fondi di coesione sul territorio: un’esperienza di monitoraggio civico
Iniziative
Digital transformation, l’Emilia-Romagna rilancia sulle comunità tematiche
Politche ue
Fondi Coesione 2021-27: la “capacitazione amministrativa” aiuta a spenderli bene
Finanziamenti
Da BEI e Banca Sella 200 milioni di euro per sostenere l’innovazione di PMI e Mid-cap italiane
Analisi
Politiche di coesione Ue, il bilancio: cosa ci dice la relazione 2024
Politiche UE
Innovazione locale con i fondi di coesione: progetti di successo in Italia

Articoli correlati