Fra gli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, il terzo recita che bisogna “Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età”. L’obiettivo viene declinato su 13 target.
Che cosa può fare l’intelligenza artificiale per aiutarci a raggiungere questo obiettivo?
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Intelligenza artificiale a supporto della medicina
Il tema del supporto alla medicina è una delle declinazioni storiche dell’IA, con numerosi progetti proposti e attuati, anche se spesso soltanto in laboratorio. Oggi assistiamo alla realizzazione di molti sistemi che funzionano e che sono disponibili sul mercato.
Nel volume recentemente pubblicato dalle edizioni CNR dal titolo “Intelligenza Artificiale per lo sviluppo sostenibile” sono stati individuati diversi esempi di applicazioni dei paradigmi dell’IA che contribuiscono al perseguimento dell’obiettivo 3.
Le applicazioni
Assistenti virtuali che rispondono ai call center, riducendo così le code e indirizzando il paziente con una prima risposta utile, supporto alla diagnosi del medico con strumenti in grado di evidenziare malattie ad uno stadio embrionale, analisi in tempo reale dei dati provenienti da dispositivi indossabili come gli smartwatch, che permettono di tenere sotto controllo la salute in modo continuativo, e molto altro.
Esistono in commercio strumenti che forniscono supporto alle persone disabili durante le attività quotidiane: dagli occhiali in grado di descrivere la scena che circonda un non vedente, ai sistemi di traduzione bidirezionale del linguaggio dei segni usati dai non udenti, fino agli impianti robotici per il supporto delle disabilità motorie. LiquidWeb Srl, per esempio, ha realizzato un casco per i pazienti affetti da SLA terminale che non sono più in grado di muovere nemmeno gli occhi che, una volta appoggiato sulla testa, si interfaccia direttamente con il cervello, e consente loro di comunicare. Lo stesso dispositivo permette ad una persona con grave disabilità di visitare un museo a distanza comandando un robot che compie operazioni di telepresenza.
Durante la fase acuta della pandemia ancora in corso, sono state anche addestrate applicazioni in grado di predire come si sarebbe evoluta la malattia in pazienti che si erano appena presentati in ospedale, separando i casi che si sarebbero rivelati gravi da quelli più facilmente gestibili. Inoltre, sono state create delle applicazioni che potessero ottimizzare le risorse scarse, come camici, mascherine, respiratori, letti in terapia intensiva, o anche i turni dei medici e degli infermieri.
Oggi abbiamo sistemi che aiutano i ricercatori nell’individuazione e nella realizzazione di nuovi medicinali. Nel 2020 DeepMind (azienda di proprietà di Google famosa per la realizzazione dell’applicazione che gioca a GO e supera i grandi campioni umani)ha sviluppato la prima versione di AlfaFold, un sistema di intelligenza artificiale che prevede la struttura 3D di una proteina a partire dalla sua sequenza di amminoacidi. La nuova versione AlfaFold 2 raggiunge regolarmente una precisione in linea con i dati sperimentali. Il comportamento della proteina – che può essere quella di un virus, di un vaccino, di una medicina – dipende dalla sua forma, e questa innovazione consente di capire molto meglio come funziona l’intero meccanismo, ponendo le basi per un’impressionante evoluzione della medicina.
Le iniziative
All’interno di questo settore, le iniziative volte a favorire lo sviluppo e l’impiego sempre più su larga scala di sistemi di intelligenza artificiale si stanno moltiplicando. Per esempio, Claire, la Confederazione dei laboratori di intelligenza artificiale in Europa, durante gli ultimi due anni ha promosso diversi progetti di intelligenza artificiale per il contrasto alla pandemia. Oppure ancora SAIHUB, che è un parco scientifico dell’intelligenza artificiale, è una realtà pensata per stimolare il networking e costruire un rapporto efficace tra le imprese, il mondo della ricerca e i centri di eccellenza. Un distretto di innovazione ad alto valore tecnologico per lo sviluppo di soluzioni di Intelligenza Artificiale, con il supporto dell’Università di Siena. Fanno parte del Consorzio aziende che si occupano di medicina e altre che realizzano applicazioni di intelligenza artificiale. In questo modo coniugano le loro competenze e propongono progetti innovativi.
Obiettivo 3 degli SDG: gli ostacoli all’orizzonte
Nonostante questi progressi e l’enorme sforzo di ricerca in corso, raggiungere l’obiettivo 3 degli SDGs e le sue specifiche declinazioni non è affatto semplice. Per prima cosa è necessario comprendere che tutti i 17 obiettivi sono fortemente correlati. Salute e benessere sono infatti dipendenti anche e non solo dalla povertà, dalla fame, dall’istruzione, dalla parità di genere, dalla disponibilità di acqua pulita, servizi sanitari, energia accessibile e prodotta in modo sostenibile, dal lavoro dignitoso e dalla crescita economica, dalle imprese, dall’innovazione e dalle infrastrutture, dalla riduzione delle diseguaglianze, dallo sviluppo di città e comunità sostenibili, dal consumo e dalla produzione responsabili, dal contenimento del cambiamento climatico, dalla capacità di preservare la vita e la biodiversità nell’acqua e sulla terra, dalla pace, la giustizia e le istituzioni forti e dalle partnership per la realizzazione degli obiettivi.
È chiaro che il conseguimento di un singolo obiettivo non può essere ottenuto senza considerare gli altri e anche che considerare gli SDGs in modo isolato non ci permette di affrontare la sfida in modo efficace e realistico.
Serve, dunque, una nuova visione della realtà, più integrata, una visione cross disciplinare della crescita. Se continuiamo a pensare alla crescita unicamente come crescita dei consumi, ci scontriamo con l’evidenza di un pianeta grande, ma non illimitato. Abbiamo bisogno di individuare nuovi indicatori di crescita – ovvero la crescita del benessere – e nuovi indicatori di costo – e cioè gli impatti che generiamo sull’ecosistema.
È chiaramente una sfida complessa che richiede un ripensamento profondo del modello socioeconomico e una comprensione del nostro ecosistema in una modalità olistica che ad oggi non siamo in grado di affrontare.
Conclusioni
Se affrontiamo la sfida del benessere e della salute da questo punto di vista ci accorgiamo che l’intelligenza artificiale è una disciplina di cui abbiamo fortemente bisogno. Il nostro cervello non è in grado di navigare nella complessità della natura e degli impatti che il nostro progresso può generare. Quelli positivi, ma anche quelli negativi. Come il microscopio ci ha consentito di esplorare la parte della realtà dell’estremamente piccolo, che i nostri occhi non riuscivano a vedere, e il telescopio ci ha permesso di esplorare l’universo intorno a noi, così l’Intelligenza Artificiale può costituire uno strumento prezioso per analizzare la realtà complessa dell’antropocene e promuovere azioni benefiche per il genere umano e l’intero pianeta, evitando i disastri che stiamo generando.