Dai primi allarmi di Bletchley al grande palcoscenico di Parigi: mentre in Francia si svolge il terzo vertice sull’intelligenza artificiale, gli osservatori si chiedono pure se un continente dominato dalla regolamentazione possa finalmente contribuire a forgiare uno standard globale per la governance dell’IA.
Tutto questo mentre al Summit di Parigi la Commissione ue mette sul piatto 200 miliardi di euro sull’Ia.
Insomma: tra contrasti interni all’UE, notevoli divari di finanziamento e pressioni geopolitiche, sarà davvero importante concordare anche su una serie di “nobili” ideali rappresentanti la visione tipicamente europea dell’IA, di un continente che in un tale quadro sviluppi e impieghi effettivamente la tecnologia su larga scala?
Indice degli argomenti
La storia dei vertici annuali sull’IA
La storia dei vertici annuali sull’IA inizia nel 2023 a Bletchley Park, nel Regno Unito, dove 28 influenti paesi dell’IA e l’UE hanno lanciato per la prima volta l’allarme sulla minaccia dell’“IA di frontiera”. All’epoca, la loro più grande paura era lo spettro dell’IA deviata, cioè di sistemi che trasformano l’ingegno umano in armi biologiche o sfuggono al nostro controllo. In un certo senso, questo si rifletteva anche nella scelta della sede del vertice stesso, infatti scienziati con sede nel Regno Unito, come il filosofo di Oxford Nick Bostrom, sostengono da tempo la necessità di prendere sul serio i rischi esistenziali che potrebbero essere posti dalla superintelligenza artificiale. Alla fine, quel primo vertice ha prodotto la “Dichiarazione di Bletchley”, una serie di impegni di principio incentrati intorno al concetto di sicurezza.
Un anno dopo, a Seoul, il vertice aveva ampliato il proprio ambito, in linea con il crescente clamore intorno ai modelli linguistici di grandi dimensioni, sviluppati da laboratori all’avanguardia come OpenAI. Di conseguenza, la conversazione si è ampliata per includere non solo la sicurezza, ma anche l’innovazione e l’inclusione. Con gli standard volontari delle principali aziende tecnologiche, come OpenAI, e l’impegno a creare una rete globale di istituti impegnati per la sicurezza dell’IA, si respirava un senso di cauto ottimismo. Ma i titoli dei giornali di quel periodo, che parlavano di chatbot che diffondevano disinformazione o di laboratori privati che sviluppavano grandi modelli di IA con una supervisione minima, segnalavano anche alcune linee di faglia tra la patinata retorica del vertice e la disordinata realtà del progresso tecnologico, guidata dal profitto.
Parigi abbraccia l’implementazione
Quando l’edizione parigina dell’AI Action Summit si tiene il 10-11 febbraio 2025, i ricorrenti problemi economici nel mondo occidentale, l’emergere di modelli cinesi all’avanguardia come l’R1 di DeepSeek e una generale spinta europea verso una maggiore competitività faranno sì che pontificare sulle minacce teoriche dell’IA non sarà più sufficiente. Di conseguenza, la nuova parola d’ordine è “azione” e l’incontro mira a promuovere impegni concreti: un fondo di 2,5 miliardi di euro per accelerare gli strumenti di intelligenza artificiale open source nei paesi in via di sviluppo, una serie di 35 “sfide di convergenza” direttamente legate agli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e l’impegno a incorporare le considerazioni sull’intelligenza artificiale negli accordi ambientali esistenti. Quasi 100 nazioni, sostenute da oltre un migliaio di parti interessate, si sono riunite per finalizzare un quadro veramente globale sull’IA.
Ma nonostante tutti i discorsi sull’unità, l’ambizioso obiettivo del vertice è pieno di tensioni. I problemi di bilancio in paesi europei come la Francia, comportano spesso tagli ai fondi nazionali per l’IA, alimentando uno scetticismo più diffuso sulla plausibilità delle massicce promesse europee in materia di IA, proprio nel momento in cui il presidente degli Stati Uniti Trump ha annunciato con orgoglio il progetto Stargate da 500 miliardi di dollari negli Stati Uniti. Anche la posizione traballante del governo francese, a causa dei continui disordini politici interni, difficilmente aiuterà.
L’Europa scommette 200 miliardi sull’AI
La Commissione Europea ha lanciato InvestAI, una nuova iniziativa per mobilitare 200 miliardi di euro in investimenti nell’intelligenza artificiale (AI), incluso un nuovo fondo europeo di 20 miliardi di euro per le “gigafactory” di AI. Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione, ha fatto l’annuncio all’Artificial Intelligence (AI) Action Summit a Parigi.
I dettagli dell’annuncio
Queste “gigafactory” di AI, finanziate attraverso InvestAI, saranno la più grande partnership pubblico-privata al mondo per lo sviluppo di intelligenza artificiale affidabile. Supporteranno il modello europeo di innovazione cooperativa e aperta, con un focus su applicazioni industriali complesse e mission-critical.
L’obiettivo è che ogni azienda, incluse le PMI, abbia accesso a potenza di calcolo su larga scala.
Von der Leyen ha affermato che l’intelligenza artificiale migliorerà l’assistenza sanitaria, stimolerà la ricerca e l’innovazione e aumenterà la competitività. Ha anche sottolineato l’approccio europeo, basato su apertura, cooperazione e talenti eccellenti.Nadia Calviño, Presidente della Banca Europea per gli Investimenti, ha dichiarato che il Gruppo BEI sta aumentando il suo supporto per l’intelligenza artificiale, un motore chiave per l’innovazione e la produttività in Europa, in collaborazione con la Commissione Europea.
La Commissione UE ha già annunciato le prime sette fabbriche di AI a dicembre e annuncerà presto le prossime cinque. L’attuale supporto per le fabbriche di AI di 10 miliardi di euro, cofinanziato dall’UE e dagli stati membri, è già il più grande investimento pubblico in AI al mondo e sbloccherà più di dieci volte tanto in investimenti privati.
Redazione
La ricerca europea di una strategia per l’IA
È utile vedere come il vertice di Parigi si inserisca in un più ampio programma di competitività dell’UE. Il cosiddetto rapporto Draghi e il programma di competitività della nuova Commissione hanno agitato la grancassa per la sovranità dell’IA, l’aggiornamento delle infrastrutture digitali e una massiccia spinta ai talenti per l’IA. In questo contesto, il previsto “Fondo di Parigi” e la spinta verso le giga-fabbriche di IA si integrano perfettamente con la legge sulle reti digitali dell’UE e le espansioni previste nell’ambito di EuroHPC, volte a creare un solido ecosistema di supercalcolo con sede in Europa. Sulla carta, sembra un matrimonio perfetto tra la leadership francese e gli obiettivi più ampi dell’UE.
A un esame più attento, tuttavia, potrebbero esserci anche l’emergere in prima linea di alcune tensioni. Alcuni, infatti, temono che la mentalità di Parigi, che mette al primo posto l’innovazione, possa aggirare la legge europea sull’IA basata sul rischio, attualmente in fase di definizione con l’attuazione attraverso linee guida, consultazioni e la stesura di un codice di condotta per i fornitori di IA per uso generale. Al contrario, altri temono che la cautela normativa di Bruxelles possa appiattire l’audacia necessaria per rendere l’Europa una vera potenza dell’IA.
L’innovazione incontra la regolamentazione e le realtà politiche
Questa tensione è in piena evidenza nella prossima attuazione delle norme della legge sull’IA sui sistemi “ad alto rischio”, cioè i sistemi di IA che, se utilizzati in modo improprio o mal progettati, potrebbero sconvolgere la vita o addirittura minacciare la sicurezza nazionale. L’UE vuole imporre solide garanzie e ampi protocolli di test nello stesso momento in cui il governo francese sta spingendo per una via più rapida alla diffusione commerciale. La vera domanda, quindi, è se gli ideali nobili, ma comunque importanti, dell’UE possano sopravvivere alla realtà quotidiana della politica del rischio calcolato, soprattutto quando la prossima ondata di scoperte nel campo dell’IA uscirà dai laboratori statunitensi o cinesi.
Macron, da parte sua, ha puntato la sua reputazione sul rendere la Francia il centro dell’IA in Europa. Le sue dichiarazioni spesso esaltano le start-up e le fabbriche di IA che trasformeranno l’economia francese e faranno di Parigi un hub continentale per la ricerca e lo sviluppo. Ma il confronto tra la potenza di calcolo dei laboratori di IA statunitensi e i dati relativi agli investimenti europei nel settore informatico, nonché i diversi livelli di capitale umano, capitale di rischio e attitudine al rischio, suggerisce che l’UE potrebbe non essere all’altezza della sua visione e dei suoi obiettivi.
Cultura, fiducia e tessuto sociale più ampio
Una caratteristica distintiva del vertice di Parigi è il suo percorso “Innovazione e cultura”, che riflette il desiderio dell’Europa di integrare l’IA nel proprio tessuto sociale. Nell’ambito di questo percorso, sarà organizzata un’ampia gamma di eventi in tutta Parigi come parte della “Settimana d’azione per l’intelligenza artificiale”. Ad esempio, gli eventi presso la Bibliothèque nationale de France esploreranno il rapporto tra cultura e IA. Si potrebbe criticare questa iniziativa come una distrazione da questioni più urgenti come la sicurezza informatica e l’innovazione. Ma gli organizzatori del vertice sembrano aver comunque colto un aspetto importante ma spesso dimenticato, ovvero che le applicazioni di IA richiedono in ultima analisi l’accettazione sociale e un cambiamento culturale a lungo termine per essere davvero efficaci e produttive nella nostra vita e nelle nostre economie.
È una scommessa, ma forse necessaria. Dopo tutto, i cittadini europei non sono estranei allo scetticismo nei confronti delle nuove tecnologie e ci sono notevoli preoccupazioni per la perdita di posti di lavoro. Rendendo l’IA una parte tangibile del dibattito pubblico, dai panel sul futuro del lavoro alle dimostrazioni dal vivo, Parigi potrebbe aumentare l’accettazione sociale e forse anche un certo senso di appartenenza collettiva. Allo stesso modo, la proposta di formare 100.000 specialisti di IA all’anno è una sfida erculea ma cruciale, che richiederà un’azione congiunta da parte di università, laboratori privati e Stati. Infine, la spinta allo sviluppo dell’IA open source richiede non solo denaro, ma anche uno spirito collaborativo e transnazionale.
Un continente al bivio
A livello macro, il vertice di Parigi ci ricorda la difficile posizione dell‘Europa nella corsa globale all’IA. Né l’approccio dall’alto verso il basso della Cina, né il fervore orientato al mercato della Silicon Valley si adattano alla natura decentralizzata dell’Europa e al suo DNA normativo, prudente ma basato sui valori.
Non appena terminerà la conferenza stampa finale del vertice, il mondo rivolgerà nuovamente la sua attenzione ai fatti concreti: chi sta firmando gli assegni? Quali laboratori stanno guidando lo sviluppo di modelli di ragionamento basati sull’intelligenza artificiale? Come verranno applicati eventuali nuovi standard di sicurezza per l’intelligenza artificiale?
Tuttavia, sarebbe un errore considerare questo come un problema interno all’UE. Alcuni paesi in via di sviluppo hanno riposto le loro speranze nel promesso fondo open source per gli strumenti di intelligenza artificiale, desiderosi di superare le loro sfide infrastrutturali ed evitare la dipendenza dagli oligopolisti statunitensi o cinesi. Allo stesso tempo, i giganti tecnologici statunitensi e cinesi stanno a guardare, scettici nei confronti della retorica altisonante dell’Europa. Per molti versi, la missione del vertice di Parigi è contraddittoria e stimolante al tempo stesso: l’Europa sta proclamando contemporaneamente un’etica che mette l’innovazione al primo posto e una profonda venerazione per la regolamentazione. La Francia si sta promuovendo come epicentro di una nuova era dell’IA, anche se è alle prese con l’austerità fiscale. I leader dell’UE chiedono unità nel forgiare un futuro dell’IA, pur non disponendo delle capacità e delle risorse per l’IA a livello nazionale.
Parigi 2025: invito all’azione per i responsabili politici europei
Con l’avvio del vertice di Parigi del 2025, c’è un urgente invito all’azione per i responsabili politici europei, in particolare la nuova Commissione, e per le aziende europee. Devono andare oltre le grandi dichiarazioni e trasformare strutturalmente il modo in cui l’IA viene studiata e effettivamente implementata in Europa. Allo stesso tempo, mentre gli scettici possono deridere l’inerzia burocratica dell’UE, il desiderio di un futuro dell’IA incentrato sull’uomo risuona nella società civile oltre i confini dell’Europa. Quando le acque si saranno calmate, la domanda sarà se le grandi ambizioni dell’Europa aiuteranno il mondo a sfruttare il potenziale dell’IA senza perdere di vista i valori e l’azione umana.
Articolo apparso in versione originale sul sito “Common Ground Europe” promosso dal Centres for European Policy (CEP)