Summit di Parigi

AI, Europa vaso di coccio nello scenario globale: ecco perché



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I 200 miliardi lanciati dall’Ue sono solo un tassello dell’insieme. In realtà il summit di Parigi sull’intelligenza artificiale ha evidenziato soprattutto le divisioni tra superpotenze su regolamentazione e strategie AI. Usa e Uk rifiutano l’accordo congiunto, spingendo per standard propri. L’Europa lotta per rilevanza con tanti problemi da risolvere, mentre l’India emerge come alleato chiave

Pubblicato il 12 feb 2025

Mario Dal Co

Economista e manager, già direttore dell’Agenzia per l’innovazione



AI ACTION SUMMIT 2025

L’Action Summit sull’intelligenza artificiale, Parigi 10-11 febbraio 2025 ha ripetuto alcune cose note e rivelato altre nuove.

Tra queste ultime spiccano il desiderio di rivalsa dell’Europa, che si aggiunge a Usa e Cina nella prova muscolare dei miliardi per l’AI. E una volontà soffusa di semplificare le regole.

Importante però anche la conferma di cose già note: la volontà della nuova amministrazione americana di promuovere e difendere l’intelligenza artificiale made in Usa, accusando la Cina di censura e l’Europa di burocratismo, e sostenendo che l’AI sarà una grande opportunità per tutti e soprattutto per i lavoratori americani dei quali aumenterà la produttività e i salari.

Nelle parole di J.D. Vance, il vicepresidente americano, “L’eccessiva regolazione del settore AI potrebbe annientare un’industria trasformativa”[1] Né gli Stati Uniti né il Regno Unito firmano le considerazioni finali del summit sull’intelligenza artificiale inclusiva e sostenibile, e non danno giustificazioni.

Geopolitica e strategie globali

La spiegazione va ricercata nell’evidente scivolamento dell’attenzione dai temi dell’inclusività e della sostenibilità a quelli della strategia geopolitica, ossia alla volontà dei maggiori protagonisti, di affermare la propria visione, i propri standard e le proprie soluzioni.

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Ma mentre la Cina è attenta al contesto regolatorio internazionale, poiché intende renderlo aperto alle proprie soluzioni e aziende, gli Stati Uniti puntano ad una semplice destrutturazione di ogni regola, puntando a liberalizzare il campo di gioco in modo che le proprie aziende affermino gli standard mondiali per i prossimi anni, come accadde con la digitalizzazione e la rete.

La posizione dell’Europa nel contesto internazionale

L’altra conferma venuta dal Summit è la posizione di vaso di coccio dell’Europa. È prima della classe in materia di regolazione, viene ultima per investimenti e capacità di progettazione e produzione, con la sola eccezione delle macchine litografiche per la stampa dei chip. Ma sarebbe semplicistico seguire l’esercizio di Trump, che accusa l’Europa di fare cose terribili contro le aziende americane con le tasse e le regole imposte sul digitale e sull’intelligenza artificiale.

L’Europa se non riesce a definire il proprio spazio normativo comune semplicemente non esiste, poiché tornerebbe ad essere una accozzaglia di paesi e villaggi con ciascuno il suo ordinamento. Significherebbe rinunciare alla costruzione del mercato unico, e scivolare nell’adeguamento agli standard di fatto americani o agli standard internazionali promossi, in un futuro non lontano, da altri paesi, come al Cina e l’India. I quali hanno capito che adesso hanno bisogno di regole internazionali per non essere alla mercé delle big tech di turno.

Forse la regolazione europea è stato troppo minuta e complessa rispetto ad un settore nuovo come l’intelligenza artificiale. Al netto delle differenze di impianto del diritto (common law verso codici) l’approccio del Regno Unito, di responsabilizzare sulle questioni sollevate dall’intelligenza artificiale le autorità e la giurisdizione esistenti, evitando di creare nuove istanze ad hoc, è stata una scelta più efficace. Il presidente Macron, promotore del Summit, aveva già indicato all’inizio dell’anno che l’Europa doveva prendere in mano le proprie sorti, con una difesa attiva della propria proprietà intellettuale, dei propri prodotti e riconsiderando l’eccesso di normazione in cui si era spinta negli anni recenti[2]

La novità dell’India: un’opportunità per l’Europa?

L’India aveva ospitato nel 2024 diversi eventi, il più importante dei quali, il 7° Global AI Leadership Meet 2024, AI for India, si era tenuto a New Delhi  il 20 novembre: “promuovendo lo sviluppo dell’AI in India: innovazione, etica e governance”[3]. Come si vede una impostazione non diversa da quella dell’iniziativa di Macron.  Infatti, l’India è copresidente dell’iniziativa di Macron, e questo indica una alleanza interessante e nuova: tra i due contendenti Stati Uniti e Cina, l’Europa non può farcela da sola. Ha bisogno del Regno Unito e ha bisogno dei suoi partner, tra cui l’India, considerata come potenziale mercato dei prodotti e come produttore di nuove soluzioni e di nuove competenze: negli ultimi cinque anni gli studenti universitari indiani sono aumentati del 20%[4].

Le nuove soluzioni potrebbero seguire la linea tracciata recentemente dalla Cina con DeepSeek: open source e bassi costi a parità di performance. Ramanand Nand, Direttore del CPRG di New Delhi ha sostenuto il ruolo di hub che l’India può avere nello sviluppo e nella diffusione di AI nel Sud Globale del mondo “per le sue competenze che la rendono un naturale leader…auspico che l’India prenda la leadership e ospiti il prossimo Summit”.[5]

Il presidente Macron sembra aver capito questa necessità di alleanze di cui l’Europa ha bisogno, ma non rinuncia a mettere sul piatto il suo piano da 110 miliardi di investimenti privati in AI, che fa il verso a Trump, senza obiettare neppure sulla credibilità degli annunci del presidente americano.

110 miliardi di euro in AI (in Francia) e 200 (in Europa)

Di seguito è riportato un elenco di alcuni degli impegni di investimento in Francia secondo l’Eliseo e le aziende[6]:

  • Amazon ha promesso più di 1,2 miliardi di euro al summit Choose France dello scorso maggio, parte di un investimento da 6 miliardi di euro per sviluppare l’infrastruttura cloud in Francia entro il 2031;
  • Apollo Global Management (asset management) ha messo a disposizione una prima tranche di finanziamenti per investimenti correlati all’energia AI degli immobili per un totale di 5 miliardi di dollari;
  • Digital Reality, fondo di investimento immobiliare che affitta data center gestiti, prevede di investire nei data center intorno a Parigi e a Marsiglia, con un impegno totale fino a 6 miliardi di euro;
  • La società di data center Equinix prevede di investire 630 milioni di euro come parte di un impegno da 750 milioni di euro che porterà a 10 data center nei pressi di Parigi e uno a Bordeaux;
  • La piattaforma cloud AI Fluidstack ha firmato un memorandum d’intesa con il governo francese per costruire uno dei più grandi supercomputer AI al mondo, alimentato dall’energia nucleare francese. L’ investimento iniziale dovrebbe essere di 10 miliardi di euro, con il progetto operativo entro il 2026;
  • La startup francese Mistral AI, sostenuta da Nvidia, il cui assistente Le Chat è pubblicizzato come la risposta europea al popolare ChatGPT di OpenAI, prevede di lanciare il più grande supercomputer in Europa, rafforzando al contempo le partnership con aziende francesi tra cui Veolia e lo sviluppatore di software Dassault Systemes.
  • Dimostrando scarso coordinamento, la Commissione ha annunciato InvestAI,  una partnership pubblico-privato per mobilitare 200 miliardi di investimenti europei in AI dicendo “Troppo spesso sento dire che l’Europa è in ritardo nella corsa, mentre gli Stati Uniti e la Cina sono già in vantaggio. Non sono d’accordo. Perché la corsa all’intelligenza artificiale è tutt’altro che finita. La verità è che siamo solo all’inizio”. E anche questo è vero, sperando che sia efficace il partenariato pubblico-privato su cui è lecito nutrire qualche dubbio.

Non solo muscoli: le sfide etiche e sociali dell’AI

Il Summit non ha ospitato solo esibizioni muscolari: “Le scelte ispirate dai modelli di intelligenza artificiale saranno cruciali per le nostre società. Possono garantire che più donne trovino lavoro, influenzare la scoperta di trattamenti per malattie incurabili e migliorare o peggiorare l’uguaglianza di opportunità. Queste scelte sono scelte collettive. Per realizzare il potenziale dell’intelligenza artificiale, la società deve mantenere il controllo”, ha detto Martin Tisné, fondatore di Current AI e impegnato nel Summit per l’intelligenza artificiale di interesse pubblico[7].

Altre preoccupazioni emerse nel Summit riguardano il rischio di una maggiore disuguaglianza tra chi controlla e chi utilizza l’intelligenza artificiale.  I progressi nell’intelligenza artificiale hanno investito una ristretta cerchia di aziende così potenti da mettere in discussione la sovranità di molti paesi.
La frammentazione delle iniziative di interesse pubblico e la scarsità di dati impediscono di concentrare le risorse sulle necessità più urgenti, come la salute e la ricerca farmaceutica. Nel quadro del Summit, la Francia propone una una nuova piattaforma globale, una sorta di incubatore per l’intelligenza artificiale al servizio dell’interesse pubblico, con soluzioni indipendenti, open source.
Si tratta di uno sforzo collettivo. Da giugno, un gruppo di contatto di oltre 200 persone si è riunito tre volte e continuerà a riunirsi man mano che questa iniziativa prende forma.

La debolezza europea

Per l’Europa il Summit rappresenta una presa d’atto della sua debolezza: oggi essa è il vaso di coccio. Questa debolezza non dipende, se non in minima parete, dall’eccesso di zelo burocratico della Commissione, ma dalla difficoltà istituzionale di creare uno spazio normativo europeo sufficientemente semplice da allineare i comportamenti delle aziende e dei consumatori dei 27, creando il mercato unico, quello dove possono nascere gli unicorni.

Di necessità di semplificare le regole AI ha parlato la stessa presidente dell’Ue Ursula von der Leyen.

Ma Il Summit rappresenta anche un’occasione per attirare l’attenzione degli investitori sull’Europa: il vero obiettivo di Macron e, probabilmente, del premier indiano Modi.

Vedi l’appello di EU AI Champions Initiative. L’iniziativa raccoglie oltre 60 imprese europee che intendono rafforzare la leadership europea nell’AI.

L’ Initiative ha delineato raccomandazioni  di maggiore chiarezza e conformità normativa, armonizzazione e condivisione sicura dei dati, un programma di accelerazione degli investimenti e dell’adozione dell’AI, la creazione di un’infrastruttura adeguata e una campagna AI per potenziare la comprensione pubblica e lo sviluppo delle competenze. 

I partecipanti sottolineano la necessità di stimolare la sinergia tra tecnologia, capitale e politica, stabilendo un quadro guidato dalla competizione semplificando le normative per supportare la crescita, mitigando al contempo i potenziali rischi. Invece di introdurre nuovi interventi normativi, si dovrebbe porre l’accento sull’armonizzazione, la chiarezza giuridica e l’eliminazione delle barriere interne che ostacolano la scalabilità dell’AI.

Italia e Cineca

Francesco Ubertini, presidente del CINECA destinatario di uno dei centri di calcolo avanzato europei, sostiene che anche l’Italia può giocare la sua partita (e tutti ne saremmo lieti):  “L’Italia ha la possibilità di affermarsi tra i Paesi leader nell’intelligenza artificiale e nel quantum computing, grazie a un ecosistema di ricerca all’avanguardia e a una strategia nazionale ed europea lungimirante…. Questa partita, che è solo all’inizio, sarà cruciale per il futuro dell’innovazione, e l’Italia è pronta a giocarla da protagonista, con le competenze, le infrastrutture e la visione necessarie per guidare il progresso tecnologico su scala globale”.


Prospettive future

Sessantuno paesi – tra cui Cina, India, Giappone, Australia e Canada – hanno firmato la dichiarazione congiunta del Summit.

Al contrario, gli Stati Uniti e il Regno Unito non hanno firmato la dichiarazione più ampia del summit intitolata “Statement on Inclusive and Sustainable Artificial Intelligence for People and Planet”, che sostiene un’intelligenza artificiale inclusiva, aperta, etica e sicura. Al di là del diverso approccio del diritto anglosassone, che diverge da quello continentale della Commissione europea, il Regno Unito vuole rimanere strettamente legato agli Stati Uniti, come testa di ponte delle aziende e delle tecnologie americana. Ma è una visione assai miope.

La vera testa di ponte è l’Irlanda, che ha firmato la dichiarazione congiunta all’AI Action Summit di Parigi.
La dichiarazione congiunta sottolinea l’importanza di incorporare i principi di protezione dei dati nei sistemi di intelligenza artificiale, di stabilire una solida governance dei dati e di anticipare la gestione del rischio per garantire la conformità dell’intelligenza artificiale alle normative vigenti. Le autorità si sono inoltre impegnate a chiarire le basi giuridiche per l’elaborazione dei dati da parte dell’intelligenza artificiale, condividere le informazioni, monitorare gli impatti tecnici e sociali dell’intelligenza artificiale, incoraggiare l’innovazione riducendo al contempo l’incertezza giuridica e rafforzare la cooperazione con altre autorità competenti.
Le prime reazioni hanno espresso disappunto per la mancanza di maggiori ambizioni della Dichiarazione, auspicando che “al prossimo vertice internazionale, non si ripeta questa occasione mancata. Il progresso dell’intelligenza artificiale presenta nuove importanti sfide globali. Dobbiamo muoverci più velocemente e con maggiore chiarezza per affrontarli”, ha scritto Dario Amodei di Anthropic[8].


L’alleggerimento della legislazione europea sull’intelligenza artificiale è stata richiesta da molti, a partire dal vicepresidente americano.

È toccato alla presidente della Commissione europea il compito di ricordare che le norme europee non sono un capriccio della burocrazia europea, ma un complesso meccanismo istituzionale per armonizzare le norme nazionali, puntando alla creazione del mercato unico. “Questo è lo scopo dell’AI Act: fornire un unico insieme di regole sicure in tutta l’Unione europea – 450 milioni di persone. Invece di 27 diverse normative e sicurezze nazionali nell’interesse delle imprese. Allo stesso tempo, so che dobbiamo semplificare le cose e dobbiamo ridurre la burocrazia – e lo faremo” ha sottolineato Ursula von der Leyen.

Note


[1]) Jeffrey Dastin, Ingrid Melander, Vance tells Europeans that heavy regulation could kill AI, Reuters February 11, 2025.

[2]) Alice Tidey, The European Union came out of the first Trump presidency stronger and must continue to become more independent, the French president told his top diplomats, Euronews, January 6, 2025.

[3]) https://www.assocham.org/event-detail.php?event=7th-global-ai-leadership-meet-2024

[4]) British Council, India releases updated higher education statistics, 7/03/2024.

[5]) https://x.com/ANI/status/1888923253256986894

[6]) Reuters, Details of 110 billion euros in investment pledges at France’s AI summit, February 10, 2025.

[7]) Jeffrey Dastin, Florence Loeve, Elizabeth Howcroft, Paris AI summit: France and EU promise to cut red tape on tech, Reuters, February 11, 2025.

[8])Roman Dillet, As US and UK refuse to sign the Paris AI Action Summit statement, other countries commit to developing ‘open, inclusive, ethical’ AI, TechCrunch, February 11, 2025.

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