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AI Bill of Rights, così gli Stati Uniti cominciano a preoccuparsi dell’intelligenza artificiale

L’AI Bill of Rights appena presentata dal presidente USA Biden fornisce indicazioni pratiche alle agenzie governative ed un “invito all’azione” per le aziende tecnologiche, i ricercatori e la società civile per costruire “insieme” un sistema valido di protezione dei diritti. Una prima mossa rilevante, per quanto limitata

Pubblicato il 10 Ott 2022

Luigi Mischitelli

Legal & Data Protection Specialist at Fondazione IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza

L'AI rende funzionale il lavoro senza violare la privacy

Con l’Intelligenza Artificiale che avanza inesorabile in (quasi) tutti i settori, portatrice di svariati benefici e di diversi “aspetti negativi”, l’era dei diritti dell’uomo connessi a tale tecnologia è finalmente alle porte. E non parliamo (ancora) di un intervento europeo in materia (peraltro, ancora in itinere); bensì di una “carta dei diritti” che nasce (a sorpresa) nella “terra dei liberi e […] patria dei coraggiosi”.

La Bill of Rights degli USA sull’intelligenza artificiale

Lo scorso 4 ottobre, infatti, il presidente degli Stati Uniti ha presentato il suo “Blueprint for an AI Bill of Rights”[1], ambizioso progetto d’oltreoceano che delinea alcune tutele che gli americani dovrebbero avere nell’era dell’Intelligenza Artificiale.

Joe Biden, peraltro, ha già chiesto in passato di rafforzare le tutele in materia di privacy e protezione dei dati personali dei cittadini americani, nonché di regolare la raccolta di dati da parte delle aziende tecnologiche made in USA (ne è la riprova, di questi giorni, il suo “già discusso” Executive Order in materia di trasferimenti UE-USA di dati personali[2]).

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Ma gli Stati Uniti, sede di alcune delle più grandi aziende tecnologiche e di Intelligenza Artificiale del mondo, sono stati, finora, una delle poche nazioni occidentali a non avere ancora formulato una “guida chiara” su come proteggere i propri cittadini dai danni dell’Intelligenza Artificiale.

L’annuncio della Casa Bianca è la visione dell’esecutivo democratico americano su come il governo, le aziende tecnologiche e i cittadini dovrebbero collaborare in merito alle rispettive responsabilità in materia di Intelligenza Artificiale. Tuttavia, i critici sostengono che il piano (ancora agli albori) non sia incisivo e che gli Stati Uniti abbiano bisogno di una regolamentazione ancora più severa in materia (leggasi “Unione Europea”[3]).

L’amministrazione Biden ha annunciato una serie di principi fondamentali per la responsabilità (accountability, che noi europei già conosciamo anche per via del GDPR) e la riforma del settore tecnologico, come l’interruzione di processi decisionali algoritmici discriminatori, la promozione della concorrenza nel settore tecnologico e il garantire protezioni “federali” per la privacy dei cittadini.

AI Bill of Rights, le indicazioni

L’AI Bill of Rights è un progetto per il raggiungimento di questi obiettivi.

Fornisce indicazioni pratiche alle agenzie governative ed un “invito all’azione” per le aziende tecnologiche, i ricercatori e la società civile per costruire “insieme” un sistema valido di protezione dei diritti. Come sappiamo, ormai da anni, l’Intelligenza Artificiale è una tecnologia potente che ha un impatto formidabile sulle vite di tutti noi. Impatto che può, peraltro, causare gravi danni che spesso colpiscono in modo sproporzionato le minoranze (in primis, etniche e di genere).

  • Ad esempio, le tecnologie di riconoscimento facciale utilizzate dalle forze dell’ordine americane e gli algoritmi che assegnano i sussidi alla popolazione possono penalizzare le persone di colore. Il nuovo progetto mira sostanzialmente a stabilire un equilibrio che non c’è mai stato finora. Il documento dell’esecutivo USA afferma che gli americani devono essere protetti da sistemi non sicuri o inefficaci, che gli algoritmi non devono essere discriminatori e che i sistemi tecnologici devono essere utilizzati in modo equo “come sono stati progettati”, che i cittadini devono avere la facoltà di gestire i propri dati personali e che gli stessi cittadini devono essere protetti da pratiche abusive delle aziende tecnologiche attraverso determinate salvaguardie.
  • I cittadini statunitensi, a detta del progetto, dovrebbero anche sapere quando un sistema automatizzato viene utilizzato su di loro e in che modo (una sorta di richiamo all’art. 22 del GDPR).
  • Infine, le persone dovrebbero essere sempre in grado di scegliere di non utilizzare i sistemi di Intelligenza Artificiale “a favore di un’alternativa umana”, nonché di avere accesso a determinate soluzioni in caso di problemi con la tecnologia in esame.

Siamo indubbiamente davanti ad un bel punto di partenza, “farcito” com’è di un nucleo di diritti valido e di non poco conto, soprattutto se si pensa a come le minoranze statunitensi potrebbero (in teoria) avvantaggiarsene. Il settore tecnologico, inoltre, ha accolto con favore il riconoscimento da parte della Casa Bianca che l’Intelligenza Artificiale può essere usata anche “a fin di bene”.

Sinora era stata l’Unione Europea a tenere banco, con la sua proposta di un regolamento finalizzato a prevenire i danni dell’Intelligenza Artificiale e a ritenere le aziende responsabili per la tecnologia “dannosa” impiegata; con un rigoroso regime di protezione dei dati “al suo fianco” (GDPR). Gli Stati Uniti, invece, sono stati sempre un po’ restii a introdurre nuove norme (o a normare, in genere) nel settore. Si può dire che il AI Bill of Rights riecheggi vagamente le disposizioni previste dal redigendo regolamento europeo in materia di Intelligenza Artificiale.

I limiti del documento USA

Solo che il documento della Casa Bianca non è vincolante e non costituisce una politica “di lungo periodo” del governo statunitense; peraltro l’esecutivo a stelle e strisce non può emanare leggi. Spetterà al Congresso americano, semmai, proporre una normativa di settore, vincolante o meno per tutti gli attori in gioco. In effetti il AI Bill of Rights manca di dettagli e di meccanismi di applicazione, nonché di tutto ciò che attiene al monitoraggio, alla verifica ed alla revisione delle azioni coordinate a livello federale per mitigare i rischi e i danni causati dall’Intelligenza Artificiale.

Ovviamente un regolamento come quello – in costruzione – in Unione Europea sarebbe la scelta migliore (come lo sarebbe stato sul “versante privacy” un simil-GDPR, evitando il ricorso ad un “debole” executive order che, difficilmente, eviterà uno “Schrems III”[4]).

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È difficile valutare, ad oggi, come evolverà la situazione. Come europei non possiamo (ancora) “pretendere la Luna”, sia ben chiaro.

Una maggiore incisività (magari legislativa) da parte statunitense ci avrebbe fatto indubbiamente più piacere, non lo possiamo negare. Ma siamo ancora agli inizi e le premesse, tutto sommato, non sono pessime. Staremo a vedere. [5]

NOTE

[1] Blueprint for an AI Bill of Rights. The White House. https://www.whitehouse.gov/ostp/ai-bill-of-rights/

[2] FACT SHEET: President Biden Signs Executive Order to Implement the European Union-U.S. Data Privacy Framework. The White House. https://www.whitehouse.gov/briefing-room/statements-releases/2022/10/07/fact-sheet-president-biden-signs-executive-order-to-implement-the-european-union-u-s-data-privacy-framework/

[3] Regulatory framework proposal on artificial intelligence. European Commission. https://digital-strategy.ec.europa.eu/en/policies/regulatory-framework-ai

[4] Executive Order on US Surveillance unlikely to satisfy EU law. NOYB. https://noyb.eu/en/new-us-executive-order-unlikely-satisfy-eu-law

[5] The White House just unveiled a new AI Bill of Rights. MIT Technology Review. https://www.technologyreview.com/2022/10/04/1060600/white-house-ai-bill-of-rights/

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