algorithmic management

AI e controllo sul lavoro: come il GDPR tutela i diritti dei dipendenti



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L’interazione tra GDPR e diritto del lavoro diventa cruciale con l’avanzare dell’intelligenza artificiale. Le imprese devono bilanciare efficienza operativa e rispetto della privacy per un uso etico delle tecnologie di monitoraggio

Pubblicato il 11 apr 2025

Paola Zanellati

Responsabile Protezione dei Dati – DPO Consulente Privacy



ai e controllo del lavoro

L’intelligenza artificiale sta trasformando profondamente il mondo del lavoro, ridefinendo il controllo che i datori di lavoro esercitano sui dipendenti attraverso sistemi di gestione algoritmica.

L’intelligenza artificiale e la trasformazione del controllo sul lavoro

Questo fenomeno, noto come “algorithmic management”, ha implicazioni dirette sulla protezione dei dati personali e sulla tutela dei diritti dei lavoratori. L’interazione tra il GDPR e il diritto del lavoro assume un ruolo sempre più centrale, poiché le nuove tecnologie impongono una regolamentazione in grado di garantire equità, trasparenza e protezione dalle discriminazioni.

L’introduzione di normative come la Direttiva (UE) 2024/2831 e il Decreto Trasparenza segna un primo passo nella regolamentazione dell’uso dell’intelligenza artificiale nel contesto lavorativo. Tuttavia, resta ancora molto da chiarire per garantire una tutela efficace dei lavoratori e un equilibrio tra innovazione tecnologica e rispetto dei diritti fondamentali. Le aziende, dal canto loro, devono adattarsi a un panorama normativo in continua evoluzione, cercando strategie che garantiscano la conformità senza compromettere la competitività e l’efficienza operativa.

L’algorithmic management e le questioni di privacy

L’algorithmic management rappresenta un nuovo paradigma di gestione basato sull’analisi dei dati e sulle decisioni automatizzate. Grazie a strumenti avanzati come il machine learning e l’elaborazione dei big data, le aziende possono monitorare le prestazioni dei dipendenti, ottimizzare i flussi di lavoro e migliorare la produttività. Tuttavia, questo modello solleva numerose questioni etiche e legali, soprattutto in relazione alla protezione dei dati personali e alla sorveglianza digitale.

Il Reg. UE 2016/679 o GDPR stabilisce regole chiare sulla raccolta, l’elaborazione e la conservazione dei dati personali, imponendo alle organizzazioni di garantire trasparenza e correttezza nei confronti dei lavoratori. L’articolo 22 del GDPR, in particolare, vieta le decisioni interamente automatizzate che producono effetti giuridici significativi sugli individui, a meno che non siano basate sul consenso esplicito dell’interessato o necessarie per l’esecuzione di un contratto. Questo principio si scontra con le pratiche di molte aziende che utilizzano sistemi di valutazione automatica senza un adeguato coinvolgimento umano.

Le piattaforme digitali e i software di gestione delle risorse umane sono sempre più sofisticati e capaci di monitorare ogni aspetto dell’attività lavorativa, dalla produttività individuale alle interazioni tra colleghi. Questo livello di controllo può generare situazioni di squilibrio nel rapporto di lavoro, aumentando la pressione sui dipendenti e riducendo la loro autonomia decisionale. Per questo motivo, la normativa europea sta cercando di rafforzare le garanzie a favore dei lavoratori, imponendo obblighi di trasparenza e diritto di spiegazione sui meccanismi decisionali automatizzati.

La Direttiva Ue 2024/2831 e le tutele per i lavoratori digitali

La Direttiva (UE) 2024/2831, approvata il 23 ottobre 2024, ha l’obiettivo di migliorare le condizioni di lavoro nel contesto delle piattaforme digitali e regolamentare l’uso dell’intelligenza artificiale nella gestione del lavoro. Questa normativa introduce nuovi criteri per determinare lo status occupazionale dei lavoratori delle piattaforme, garantendo maggiori tutele per coloro che operano sotto il controllo di algoritmi.

Uno dei punti chiave della direttiva è l’obbligo per i datori di lavoro di garantire trasparenza nelle decisioni algoritmiche, evitando discriminazioni e trattamenti ingiusti. Inoltre, prevede che i lavoratori abbiano il diritto di contestare decisioni prese da sistemi automatizzati e di ottenere spiegazioni chiare sul funzionamento degli algoritmi che regolano il loro impiego.

Un altro elemento fondamentale è la necessità di effettuare una valutazione d’impatto prima di implementare sistemi di gestione algoritmica. Questa analisi deve prendere in considerazione i rischi per la privacy e i diritti fondamentali dei lavoratori, nonché le potenziali conseguenze negative derivanti da decisioni automatizzate. Inoltre, la normativa prevede che i sindacati e le rappresentanze dei lavoratori siano coinvolti nei processi decisionali riguardanti l’adozione di tecnologie di monitoraggio e gestione automatizzata.

Il Decreto Trasparenza (D.Lgs 104/2022), entrato in vigore in Italia nel 2022 e aggiornato alla luce della direttiva europea, rafforza ulteriormente le tutele per i lavoratori. Tra le principali novità introdotte, vi è l’obbligo per i datori di lavoro di fornire informazioni dettagliate sulle modalità di raccolta e utilizzo dei dati dei dipendenti, comprese le tecnologie di intelligenza artificiale impiegate per la gestione del personale. Questa normativa mira a garantire un maggiore equilibrio tra esigenze aziendali e diritti individuali, promuovendo un modello di gestione più equo e trasparente.

Privacy by design e privacy by default nell’intelligenza artificiale aziendale

Ad esempio, al fine di essere pratici e concreti, l’adozione di un software per la valutazione delle performance dei dipendenti deve rispettare i principi di Privacy by Design e Privacy by Default, sanciti dall’articolo 25 del GDPR e approfonditi nei relativi considerando.

Il concetto di Privacy by Design implica che la protezione dei dati personali sia integrata fin dalle prime fasi di progettazione del software e lungo tutto il suo ciclo di vita. Questo significa che le aziende devono adottare misure tecniche e organizzative adeguate per garantire che il trattamento dei dati sia conforme ai principi del GDPR sin dalla fase di sviluppo del sistema. Il software deve essere progettato con criteri che minimizzino la raccolta dei dati, garantiscano la loro pseudonimizzazione o anonimizzazione ove possibile e ne limitino l’accesso solo a soggetti autorizzati. Inoltre, è fondamentale prevedere l’applicazione di meccanismi di sicurezza avanzati, come la crittografia dei dati e la registrazione delle attività di accesso ai dati.

Parallelamente, il principio di Privacy by Default richiede che il software sia configurato in modo tale che, senza alcuna azione da parte dell’utente, il livello massimo di protezione dei dati sia attivato automaticamente. Ciò significa che il trattamento dei dati deve avvenire esclusivamente per le finalità necessarie alla valutazione delle performance e che i dati raccolti non debbano essere conservati per un periodo superiore a quello strettamente necessario. In questo contesto, il software deve garantire che:

  • L’accesso ai dati sia strettamente limitato ai soggetti autorizzati e alle sole finalità di valutazione;
  • Gli utenti possano esercitare facilmente i loro diritti (accesso, rettifica, cancellazione, opposizione);
  • Venga fornita una chiara e dettagliata informativa sulla natura del trattamento e sulle modalità con cui le decisioni automatizzate vengono prese;
  • Sia prevista la possibilità di una revisione umana delle valutazioni generate dal software, al fine di evitare discriminazioni o errori sistematici.

L’articolo 25 del GDPR sottolinea l’importanza di implementare queste misure in modo efficace e dimostrabile. Le aziende devono essere in grado di documentare le scelte progettuali adottate per garantire la conformità ai principi della protezione dei dati, attraverso valutazioni d’impatto sulla protezione dei dati e audit regolari. I considerando 78 e 108 del GDPR rafforzano questa prospettiva, enfatizzando che la protezione dei dati non può essere considerata un aspetto secondario della progettazione, ma deve essere integrata nei processi decisionali sin dall’inizio.

Infine, per assicurare la compliance normativa e ridurre i rischi connessi all’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel monitoraggio delle performance lavorative, è essenziale stabilire un dialogo trasparente con i dipendenti e le loro rappresentanze. L’informativa deve essere accessibile e comprensibile, e i lavoratori devono essere coinvolti nei processi di implementazione del software. Solo attraverso un approccio trasparente e orientato alla tutela dei diritti sarà possibile introdurre strumenti tecnologici avanzati nel rispetto della normativa sulla protezione dei dati personali.

Strategie aziendali per la conformità dell’intelligenza artificiale al GDPR

Le aziende si trovano di fronte alla sfida di integrare le nuove normative senza compromettere l’efficienza e la competitività. Per garantire la conformità alle disposizioni del GDPR e della Direttiva (UE) 2024/2831, le imprese devono adottare un approccio proattivo alla gestione dei dati e alla protezione della privacy.

Una delle strategie più efficaci consiste nell’implementare un sistema di governance dei dati che garantisca il rispetto dei principi di trasparenza, minimizzazione dei dati e responsabilità. Le aziende devono inoltre investire nella formazione del personale, affinché i lavoratori siano consapevoli dei loro diritti e delle modalità con cui vengono trattati i loro dati. La creazione di un team dedicato alla protezione dei dati, con il coinvolgimento di Data Protection Officer e specialisti in cybersecurity, rappresenta un ulteriore passo per garantire la compliance normativa.

L’adozione di tecnologie di intelligenza artificiale deve avvenire nel rispetto dei principi di privacy by design e privacy by default, come richiesto dal GDPR. Ciò significa che i sistemi devono essere progettati fin dall’inizio per garantire la protezione dei dati personali e per offrire ai lavoratori la possibilità di esercitare i propri diritti in modo semplice e accessibile. Inoltre, le aziende devono implementare procedure di audit regolari per verificare l’impatto delle tecnologie di AI sul personale e identificare eventuali criticità da correggere.

Un’altra strategia fondamentale riguarda il coinvolgimento delle parti sociali nei processi decisionali relativi all’uso dell’intelligenza artificiale sul posto di lavoro. Il dialogo con le rappresentanze dei lavoratori può contribuire a sviluppare politiche aziendali più equilibrate, riducendo il rischio di conflitti e garantendo un utilizzo etico delle tecnologie di monitoraggio.

Il futuro dell’intelligenza artificiale nel rispetto dei diritti dei lavoratori

L’integrazione dell’intelligenza artificiale nel mondo del lavoro rappresenta una sfida complessa, che richiede un bilanciamento tra innovazione tecnologica e tutela dei diritti fondamentali. Il GDPR e le nuove normative europee offrono un quadro normativo che mira a garantire trasparenza, equità e protezione per i lavoratori, ma l’attuazione pratica richiede un impegno costante da parte delle aziende.

Le imprese devono adottare un approccio responsabile all’uso dell’AI, investendo in misure di conformità e formazione per garantire un ambiente di lavoro equo e rispettoso della privacy. Solo attraverso un equilibrio tra tecnologia e diritti umani sarà possibile sfruttare appieno il potenziale dell’intelligenza artificiale senza compromettere la dignità e la libertà dei lavoratori.

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